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Stellatis, Tavares

Stellantis, Elkann fa partire la successione a Tavares

Caccia al nuovo amministratore delegato, ecco il toto nomine. Sciopero generale il 18 ottobre

© narvikk tramite Canva.com

Tra i padroni di Stellantis sale la tentazione di mettere al più presto alla porta l’amministratore delegato Carlo Tavares, il manager che ha collezionato un flop dietro l’altro per inseguire la brama del tutto elettrico cresciuta a Bruxelles. Dalla crisi negli Stati Uniti all’Italia dove il 18 ottobre sarà sciopero nazionale, fino al malcontento in Francia. Finora contenuto dalla presenza dello Stato transalpino nel capitale del gruppo auto.

Alla fine del contratto di Tavares manca più di un anno,  il presidente John Elkann non ha perso tempo e avrebbe fatto partire la ricerca del successore. Naturalmente, come sempre avviene in questi frangenti, trapela che non è esclusa la conferma del top manager portoghese grande appassionato di corse in automobile. Ma di fatto quello spedito a Elkann è un avviso di sfratto per Tavares.

Anche perché a scriverlo per prime sono state l’agenzia Bloomberg, da sempre considerata vicina agli Elkann, e la testata specializzata Automotive News. E nessuno nè a Torino nè a Parigi si è sognato di smentire. Non solo la Borsa ha reagito a caldo in modo positivo (+1,5% ieri), dando così un indiretto segnale di approvazione al possibile cambio al vertice.

Difficile insomma che Tavares termini il mandato. Ni norma, infatti, quando come in questo caso parte il meccanismo per cercare il successore, il cerchio si chiude rapidamente anche per non lasciare il gruppo in reda alla sensazione di un vuoto manageriale e quindi all’incertezza strategica. Il peggio che possa accadere a una impresa quotata.

Motivo del probabile prossimo avvicendamento al vertice di Stellatis è da individuare appunto nell’insoddisfacente andamento del mercato americano, centrale nei conti di Stellantis, che ha visto anche l’uscita di parte della prima linea manageriale a diretto riporto dell’ad.

Non solo, il sindacato Uaw ha accusato pubblicamente Tavares di non rispettare gli impegni presi e di essere un “oversea”, cioè un uomo nato dal nostro lato dell’Atlantico. E, quindi, di essere poco attento allo spirito americano, come invece era l’apprezzatissimo Sergio Marchionne, italiano ma nato in Canada.

Impazza il toto-nomine. A raccogliere lo scomodo testimone di Tavares potrebbe essere Luca De Meo, che oggi guida Renault ma si è formato nella vecchia Fca. Oppure una successione interna, nei corridoi di Stellantis si fanno i nomi della inglese Linda Jackson, che ora guida Peugeot, di Jean-Philippe Imparato (Alfa Romeo) o come outsider di Antonio Filosa (Jeep).

Nel frattempo Stellantis si appresta a portare nelle sue concessionarie europee i primi due modelli frutto dell’alleanza con i cinesi di Leapmotor in cui Tavares ha investito 1,5 miliardi. Si tratta del Suv C10 e della compatta T03, entrambi rigorosamente elettrici.

Il tutto mentre gli impianti italiani continuano a versare in uno stato di grandissima difficoltà, a causa di una produzione ridotta al lumicino per la mancanza di nuovi modelli. Lontanissimo l’obiettivo posto dal governo di tornare a un milione di veicoli prodotti sul suolo nazionale.

Ieri il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha fatto capire che lo Stato ha fatto la propria parte intervenendo per esempii, come chiesto da Tavares, sul regolamento per Euro7, ma è mancata la risposta di Stellantis. Tanto che anche i fondi del Pnrr per la gigafactory di Termoli sono già stati dirottati.

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Il 18 ottobre sarà sciopero generale dell’intero settore dell’auto. A portare i lavoratori in Piazza a Roma “per difendere l’occupazione e costruire il futuro dell’industria dell’auto” saranno le confederali Fiom, Fim e Uilm. Speriamo che serva a qualcosa. Perchè se non cambia il diktat elettrico, c’è poco da fare rispetto alla supremazia cinese. L’Europa si è fregata da sola.

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