Finanza

Stellantis fa flop nelle vendite e va a sbattere in Borsa (-10%)

Ricavi in calo de 12% nel primo trimestre, peggio delle attese degli analisti

Stellantis delude

Sempre più a corto di nuovi modelli e imbrigliata nel diktat della transizione elettrica, Stellantis delude tutti nel trimestre e va a sbattere in Piazza Affari: -10% lo score finale a un prezzo di 20,88 euro. Uno schianto senza airbag che ha riportato il titolo sui livelli di inizio febbraio per una capitalizzazione di 66 miliardi.

A pesare su Stellantis è stata l’agonia dei ricavi, crollati del 12% a quota 41,7 miliardi. Una contrazione molto più marcata di quanto attesa dagli analisti che avevano messo in conto un contraccolpo prossimo al 3%.

La casa franco-italiana ha imputato la debacle “principalmente” ai minori volumi di vendita e agli sfavorevoli effetti valutari. In particolare, tra gennaio e marzo di quest’anno i veicoli consegnati sono caduti del 10% a quota 1,335 milioni.

Con una (purtroppo magra) consolazione: la progressione messa a segno su scala globale sia dai mezzi elettrici (+8%) sia da quelli a basse emissioni (+13%). Stellantis, che ha affrontato gli analisti con il direttore finanziario Natalie Knight, si giustificata con il fatto di essersi trovata dinanzi a un mercato europeo “più difficile” di quanto previsto.

In sostanza il gruppo automobilistico guidato da Carlos Tavares non era quindi preparato al contesto. In ogni caso Stellantis si è affrettata a confermare gli obiettivi per la fine dell’anno. Per fare questo continuerà però a vibrare l’accetta sui costi, a partire da quelli del lavoro.

L’operazione si è già tradotta in un massiccio piano di esuberi e ricorso alla cassa integrazione negli impianti produttivi italiani. Fino al caso limite di Mirafiori, di fatto paralizzata fino a inizio settembre per i contratti di solidarietà che interessano sia la catena di montaggio della Maserati sia quella della Fiat 500 elettrica.

Per il resto Stellantis ha assicurato di guardare con fiducia ai 25 modelli che dovrebbero essere in rampa di lancio entro la fine di dicembre, con 18 versioni elettriche. Peccato che non è dato sapere che cosa accadrà in Italia.

Senza contare che l’erede della Fiat è già stata costretta a rimangiarsi il nome “Milano” per la sua nuova Alfa Romeo che sarà prodotta in Polonia. Il tutto nel pieno del braccio di ferro con il governo Meloni, determinato a riportare la produzione nazionale a quota un milione di veicoli.

Così dopo che Stellantis ha battuto cassa allo Stato cercando di sensibilizzare anche il Quirinale, il ministro delle Imprese Adolfo Urso è andato alla ricerca di una alternativa oltreconfine e di recente sono partiti i colloqui con la cinese Dongfeng.

In molti, a partire dal signor Toyota, si sono già resi conto che le auto con la spina non riusciranno a breve a diventare egemoni, a causa dei molti problemi che ancora le affliggono. A partire dai costi di manutenzione e dalla scarsa capillarità delle colonnine di ricarica sul territorio. Non per nulla la casa di noleggio Hertz ha deciso di disfarsi di migliaia di mezzi green.

Per approfondire leggi: Altro schiaffo a Mirafiori, Leapmotor sceglie la Polonia. Qui invece il Ciaone di Stellantis a Pomigliano, la Panda elettrica parla serbo.

Chissà che cosa ne pensa il presidente John Elkann che ha affidato la vecchia Fca alla francese Psa e a Tavares, dopo aver visto lo scomparso Sergio Marchionne  salvare dal crac la Fiat di suo nonno, l’avvocato Agnelli, e comprare l’americana Chrysler.