Finanza

Stellantis si rimangia il nome Milano, la nuova Alfa si chiamerà Junior

Boomerang italian sounding sull’ultimo modello del Biscione. Vince la linea Urso

Alfa Milano

“Milano, Italia” recitava un noto talk show televisivo degli anni ’90. Ma qui si sarebbe a ragione dovuto dire “Milano, Polonia”. Così Stellantis si rimangia il nome della nuova Alfa Romeo. Il mini-Suv non si chiamerà quindi più “Milano” ma “Junior“. La macchina ha peraltro davvero poco di made in Italy, considerando che sarà prodotto a Tychy.

La decisione è stata presa ieri dal gruppo franco italiano guidato dal manager portoghese Carlos Tavares e dall’ad di Alfa Romeo, Jean-Philippe Imparato. “Non va bene Milano? Allora Junior!”, titola un documento diffuso dalla casa del Biscione.

E’ forse la prima volta che il nome di una automobile cambia per ragioni politiche. Ma c’era da aspettarselo dopo le accuse di Italian sounding  piovute addosso a Stellantis per aver incollato l’etichetta Milano sulla prima Alfa destinata al mercato tricolore ma realizzata all’estero. Il tutto rispolverando il nome di un modello degli anni ’80, cioè la Alfa 75 Milano all’epoca assemblata per circolare sulla strade di Stati Uniti e Canada.

Il ministro delle Imprese Adolfo Urso aveva detto chiaramente che non “si può produrre in Polonia una macchina che si chiama Milano”, perché questo equivale a fornire una “informazione fuorviante” al consumatore. Insomma la scelta di Stellantis violava la legge sull’Italian sounding.

Insomma una sorta di caso Parmesan su quattro ruote. E quello stesso fenomeno che Coldiretti ha già ribattezzato “fake in Italy” per respingere alle frontiere i container stracarichi di prodotti alimentari che scimmiottano quelli italiani che fanno da ambasciatori del Belpaese sulle tavole di mezzo Mondo.

Va detto che è in corso una battaglia all’arma bianca tra il governo e Stellantis per suoi impianti dislocati lungo lo Stivale. La situazione delle fabbriche è davvero molto difficile per mancanza di nuovi modelli: da Mirafiori a Melfi, da Cassino fino alla Maserati.

Ecco perché Urso vuole tornare a produrre un milione di veicoli in Italia, anche a costo di aprire le porte a una casa cinese. Da parte sua invece Stellantis batte cassa chiedendo soldi pubblici per le auto elettriche e annuncia severi tagli occupazionali, minacciando di essere costretta a proseguire se il governo non tornerà sui propri passi. Il gruppo ha già  spedito (invano) al Quirinale John Elkann, il principale erede dell’Avvocato, per ricucire e battere cassa.

Ma torniamo al Suv del Biscione. La denominazione Milano era stata scelta per rendere tributo alla città dove tutto ebbe origine nel 1910, si è difesa Alfa Romeo ricordando che anche per la mitica “Duetto” la scelta era stata fatta dal pubblico. Ma, pur ritenendo di non aver violato alcuna prescrizione de legge, il gruppo decide di cambiare il nome in Junior “nell’ottica di promuovere un clima di serenità e distensione”.

A essere malevoli verrebbe da notare come Stellantis avesse scelto di annunciare il nome della sua Alfa Milano, peraltro programmando per l’occasione una trasferta di Tavares nella capitale design italiano, proprio a ridotto del Salone del Mobile.

Poteva apparire un’ottima scelta di marketing e di tempistica perché proprio la kermesse dell’arredo, in corso in questi giorni, proietta l’ex capitale morale sul palco mondiale come simboli del made in Italy così come accade durante la fashion week.

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Così non è stato. Perché, come ammesso dalla stessa casa franco italiana, l’incidente rimarrà negli annali e impresso nella memoria degli automobilisti. Cioè l’etichetta Milano si è rivelata un boomerang per la storia del Biscione e per l’immagine di Stellantis.