Stellantis taglia altri 2.500 addetti. Mirafiori la più colpita

Coinvolte anche Cassino e Pratola Serra. A Torino produzione al lumicino

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Stellantis mette di nuovo a dieta i suoi impianti italiani. Malgrado le recenti promesse fatte dall’amministratore delegato Carlos Tavares sulla centralità del nostro Paese, il gruppo franco-italiano  si appresta a mandare a casa poco più di 2.500 addetti.

L’ultimo accordo con i sindacati è stato raggiunto ieri e prevede 1.500 tagli incentivati. L’impianto più colpito sarà proprio Mirafiori, che già versava in una profonda crisi di identità, mentre attende di sapere da Tavares e dal presidente John Elkann, quindi dal principale erede dell’avvocato Agnelli, quali saranno i nuovi modelli del gruppo che dovrà produrre.

In particolare, considerando i 2.500 tagli al personale complessivamente preventivati da Stellantis, circa 1.500 interesseranno lo storico stabilimento torinese, ormai una sorta di cattedrale nel deserto, quindi Cassino (850 persone in parte dislocate a Pomigliano) e Pratola Serra.

Nell’attesa che parta davvero l’Automotive Park promesso dal gruppo, dalle catene di montaggio di Torino lo scorso anno sono state infatti messe su strada solo 85mila auto, peraltro in calo di quasi il 10% rispetto al 2022. E non si può dire che questi mesi siano stati di riscatto.

Non certo un bel segnale per l’obiettivo annunciato dal governo di tornare a produrre un milione di auto in Italia per recuperare un minimo di peso nel settore.

Stellantis ha motivato l’ennesima sforbiciata alla occupazione nel nostro Paese con il fatto che l’industria mondiale dell’auto sta molto cambiando pelle. Le uscite previste spaziano dagli uffici alle tradizionali tute blu.

Va ricordato che il gruppo franco-italiano ha già chiesto nuovi aiuti per salvare gli stabilimenti italiani, arrivando quasi a minacciare il governo  per poi spedire Elkann in missione diplomatica da Mattarella per ricucire e battere cassa.

Proprio per la mancanza di modelli nella propria gamma Stellantis ha inoltre fatto la figuraccia di vedere il marchio Fiat perdere dopo 96 anni il primato delle vendite in Italia. Il gruppo è messo alle strette da tempo infatti non più solo dalla concorrenza di Volkswagen o Renault, ma anche dalle giapponesi, dalle coreane e sempre più dalle cinesi.

Su cui si innesta la scommessa dell’elettrico, malgrado persino Mister Toyota abbia messo in chiaro che le vetture con la spina non saranno mai egemoni sul mercato mondiale, resta infatti il grande successo di Tesla. A cui si aggiunge l’avanzata della concorrente Byd, che ha chiuso il 2023 con profitti in crescita dell’80% a 3,8 miliardi.

Per approfondire leggi anche: Altro schiaffo a Mirafiori, Leapmotor sceglie la Polonia. Qui invece il Ciaone di Stellantis a Pomigliano, la Panda elettrica parla serbo

La casa del Dragone potrebbe essere l’interlocutore dell’esecutivo per portare in Italia un produttore straniero da affiancare a Stellantis. Vedremo l’esito del tavolo sul settore in programma tra pochi giorni al ministero delle Imprese e del Made in Italy con Adolfo Urso.

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