Finanza

Ultimatum del governo a Stellantis: “Via i fondi del Pnrr”

Urso: Subito la decisione sulla gigafactory di Termoli

urso sfida stellantis

Nuovo ultimatum del governo a Stellantis. L’ennesimo scontro si consuma sulla gigafactory prevista a Termoli, in Molise, su cui il gruppo auto guidato da Carlos Tavares ha preso tempo.

O Stellantis rompe gli indugi o i 400 milioni di stanziamento pubblico legato al Pnrr sarà usato in un altro modo: il Paese non può certo permettersi di perdere il tesoretto perché il gruppo “non mantiene gli impegni”, attacca il ministro delle imprese Adolfo Urso dal palco del meeting di Rimini.

Si tratta dello stabilimento da cui dovrebbero uscire le batterie per i nuovi modelli elettrici di Stellantis, cioè quelli a cui Tavares ha appeso la sopravvivenza di Mirafiori e degli altri siti dell’ex Fiat.

L’investimento complessivo è di 2,4 miliardi, di cui 2 miliardi circa a carico della joint venture Acc – che riunisce Stellantis, Mercedes e Total – e appunto 400 milioni dei contribuenti, tramite il Pnrr.

In gioco solo a Termoli ci sono 2mila posti di lavoro. La gigafactory dovrebbe infatti assorbire gli addetti dell’ex polo Fiat che produceva i ricambi.

Peccato però che in Francia la gigafactory gemella sia stata realizzata, in Italia invece è tutto bloccato. Un’altra conferma, secondo alcuni osservatori, della progressiva “francesizzazione” del gruppo auto che un tempo era dominato dalla famiglia Agnelli e che Sergio Marchionne ha salvato dal baratro.

Exor è il primo azionista singolo di Stellantis con circa il 15%, ma lo Stato francese ha una presenza diretta nel capitale a differenza dell’Italia, a cui Tavares aveva chiuso la porta in faccia bocciando l’idea all’allora premier Mario Draghi di schierare Cassa Depositi e Prestiti per riequilibrare il peso dei transalpini.

La scadenza è nelle prossime ore, ha incalzato Urso che, si dice, avesse inizialmente posto il termine per una risposta al 17 agosto.

Stellantis ha replicato sottolinenando che rimane “concentrata” sul piano di sviluppo degli impianti italiani e che sta studiando un “potenziamento “per la gigafactory con Acc “in modo da essere in linea con l’evoluzione del mercato”.

La chiusa di Stellantis però è al veleno: è “essenziale” che il governo contribuisca, insieme agli altri attori chiave, a “creare le giuste condizioni per la competitività”.

Lo scontro sui soldi e sugli occupati prosegue. L’era dei finanziamenti pubblici a pioggia è in ogni caso finita per sempre, ha più volte detto Urso, che ritiene un imperativo riportare la produzione di autoveicoli in Italia a quota 1 milione.

Non solo il ministro ha detto che lo stipendio di un top manager dovrebbe essere commisurato “non soltanto ai dividendi” distribuiti agli azionisti, ma anche al contributo “alla sostenibilità sociale del Paese, agli occupati che realizza”.

Un attacco frontale a Tavares che nel 2023, in base al remuneration report di Stellantis, ha incassato 36 miliardi tra voci fisse e variabili, mentre l’occupazione crollava e tutti gli impianti entravano in crisi, fino al caso limite di Mirafiori che resterà bloccato in semi-agonia fino a settembre.

Il manager portoghese è messo alle corde anche dal potente sindacato americano Uaw, che lo accusa di non aver rispettato le promesse sugli impianti. Tanto che in questi giorni è in missione negli Stati Uniti per cercare una ripartenza.

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La produzione di auto in Italia nel primo semestre è colata a picco del 25%, ha detto il segretario della Cisl Luigi Sbarra, rilanciando l’allarme occupazione. Più chiaro di così.

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