Ultimatum di Unicredit a Commerzbank sulle nozze

Un anno per decidere la fusione. Ma in gioco c’è il risiko su scala europea

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Andrea Orcel unicredit

La pazienza di Unicredit verso le intemperanze della tedesca Commerzbank a presentarsi all’altare ha un limite: entro un anno o si fa la fusione italo-tedesca oppure la partita è chiusa. Sono parole pesanti quelle pronunciate dall’amministratore delegato Andrea Orcel, anche perché poggiano ancora una volta su risultati in forte crescita e, soprattutto, su conti molto distanti da quelli della sua potenziale preda tedesca.

Quello in Commerz “non può essere un investimento per sempre, bisognerà primo o poi prendere una decisione”, ha aggiunto il banchiere italiano più apprezzato dal mercato insieme all’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo Carlo Messina, anch’egli autore di bilanci da record

Il messaggio spedito da Orcel è cristallino: Unicredit vuole Commerz perché convinta che il matrimonio crei valore. Se Berlino continuerà tuttavia ad alzare il muro di difesa, dirotterà il proprio denaro verso altro.

A quel punto ciascuno dovrà assumersi la propria decisione, ha ammonito Orcel sottolineando con una punta di malizia di essere molto interessato all’investor day di Commerz. L’appuntamento è per il 13 febbraio. Orcel ha specificato di aspettare di capire come la banca tedesca pensi di chiudere almeno in parte il gap di redditività rispetto alla connazionale Hvb.

Quest’ultima fa infatti parte del gruppo Unicredit e ha conti in forte crescita (+24% sui nove mesi) malgrado la recessione in cui è caduta la GermaniaAnche perché Unicredit ritiene che le due banche tedesche sarebbero “complementari” nel loro business.

Si tratta quindi di un affondo di fioretto in pieno petto contro la neo amministratrice delegata di Commerzbank Bettina Orlopp che, spalleggiata dai sindacati, sta provando di tutto per fermare Unicredit: dai nuovi piani di buyback al lusingare i soci con promesse di dividendo, fino a cercare sponde politiche nel governo Scholz, ormai in una crisi da psicodramma, e fare leva sui sindacati spaventati per i possibili tagli occupazionali.

Per capirlo basta guardare i risultati di Orcel: la banca di Piazza Gae Aulenti ha sorpreso gli analisti lasciandosi alle spalle il terzo trimestre con 2,5 miliardi di profitti (+8%) che portano a 7,7 miliardi i guadagni complessivi nei nove mesi (+16%). Tornando al solo terzo trimestre, i ricavi sono saliti del 2,6% spinti dalle commissioni e da un solido margine di interesse.

La stessa banca evidenzia il suo track record, fatto di quindici trimestri consecutivi di crescita sostenibile. Al momento Unicredit possiede il 21% di Commerz ed è in attesa dell’autorizzazione della Bce ad arrampicarsi fino a un soffio dal 30%, soglia alla quale scatta l’Opa obbligatoria.

Leggi anche: Avviso alla Bce sui tassi, Francia e Germania seppellite dai crediti malati.

Ma c’è di più, perché in gioco con la nascita di UniCommerz ci sono il salto dimensionale del risiko bancario finora rimasto confinato quasi sempre su scala nazionale, per creare dei campioni del credito europei in grado di competere su scala globale con i colossi americani e cinesi.

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