Volkswagen e Renault divorziano sull’auto elettrica

Stop al progetto di creare un “Airbus” europeo per costruire utilitarie con la spina e contrastare l’avanzata della Cina

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Volkswagen Renault elettriche

L’idea di creare un consorzio europeo per l’auto elettrica, già ribattezzato “Airbus”, si schianta ancora prima di ricevere il semaforo verde. A staccare la spina al progetto è stata la tedesca Volkswagen stoppando le trattative in corso con i francesi di Renault.

L’idea era quella di sviluppare in modo congiunto una auto elettrica low cost e entrare così in competizione con le e-car di produzione cinese. A partire da quelle di LeapMotor di cui Stellantis si appresta a diventare il rivenditore su scala europea.

Insomma, Torino salda i rapporti con Pechino con un accordo probabilmente fruttuoso dal punto di vista commerciale. Sul lungo termine, accettando di fare da cavallo di Troia alle auto del Dragone, rischia però l’autogol sulle proprie utilitarie, come la nuova Panda elettrica made in Serbia. Senza contare il monito giunto dagli Stati Uniti, che hanno posto alti dazi sulle vetture prodotte dentro la Grande Muraglia.

Interrotte le trattative, sia Renault sia Volkswagen continueranno sulla propria strada per realizzare una utilitaria a batteria. L’obiettivo era quello di mettere a fattor comune gli ingenti investimenti. Basta dire che le auto made in China hanno costi di produzione tra il 20 e il 30% più bassi, complice il livello degli stipendi e la forza dell’ex Celeste Impero sulle materie prime.

Renault sia Volkswagen, come ha scritto l’agenzia Reuters, non sono tuttavia riuscite a trovare un accordo. Da qui la fine dell’Airbus europeo dell’auto elettrica. Un altro fallimento per gretini dopo la decisione di Mercedes di produrre motori a benzina anche dopo il 2035.

Ma sopratutto un ulteriore smacco per l’ad di Renault, l’italiano Luca De Meo, che qualche mese fa aveva già dovuto spegnere il progetto di quotazione miliardario di Ampere, cioè del polo elettrico di Renault.

Il principale punto di rottura tra la casa tedesca e quella francese sarebbe stato relativo alla scelta di quali impianti utilizzare per la comune e-car low cost. In sostanza Renault voleva concentrare tutto su Ampere mentre Volkswagen saturare la produzione proprie fabbriche europee.

Evidente che la scelta ha forti ricadute politiche e di rapporti con i governi dei rispettivi Paesi. Come conferma la battaglia senza esclusione di colpi in corso tra la franco-italiana Stellantis e l’esecutivo Meloni sulla sorte delle fabbriche italiane dell’ex Fiat.

Leggi anche: Volkswagen ristora 60mila italiani per lo scandalo Dieselgate.

Molti impianti lungo la Penisola sono in difficoltà, ancora peggio va a Mirafiori che è in agonia e paralizzata fino a settembre per carenza di modelli. Il ministro delle Imprese Adolfo Urso vuole trovare almeno un secondo produttore disposto ad avviare un impianto in Italia. Colloqui sono in corso con la cinese DongFeng.

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