Fra containers e auto nuove si spacca il porto di Livorno

Operatori locali contro l’utilizzo del Terminal Darsena Toscana, santuario delle navi container, da parte di navi porta auto. Ed è scontro fra Grimaldi e Neri

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Porto livorno

Venti di burrasca sulle banchine del porto di Livorno con refoli che si insinuano anche nei palazzi romani e che provocano spaccature più o meno evidenti fra operatori privati, in primis gli armatori, così come fra operatori e istituzioni, prima fra tutte l’Autorità di sistema portuale di Livorno.

Lo scontro tutt’ora in atto, riguarda una contrapposizione e un contrasto (per alcuni strutturale per altri strumentale) fra i container, ormai da decenni fiore all’occhiello dello scalo toscano, e le auto nuove. Entrambi i traffici richiedono grandi spazi e l’assegnazione della concessione del Terminal Darsena Toscana, ovvero del tradizionale terminal container livornese, al gruppo Grimaldi di Napoli, impegnato come armatore leader nel trasporto di auto nuove e quindi nel settore automotive, ha dato fuoco alle polveri.

Mentre Grimaldi in più di una occasione ha ribadito che non esiste conflittualità fra le due tipologie di traffico che possono convivere nel terminal sino a ieri consacrato esclusivamente ai container e, ora, secondo le indicazioni del piano triennale presentato dal nuovo concessionario, Grimaldi, destinato a diversificarsi e a ospitare anche le navi specializzate nel trasporto di auto, la maggioranza della comunità portuale livornese sembra aver fatto fronte comune, sotto le insegne dell’armatore più rappresentativo per il porto, ovvero quel Piero Neri, che guida l’omonimo gruppo e che  – come molto sottolineano – ha di fatto la storia del porto toscano.

A oggi, nonostante i tentativi di smussare le asperità, lo scontro è particolarmente duro e ha precedenti nella storia di Livorno che richiamano anche l’utilizzo dell’interporto di Guasticce. Persino Confindustria è scesa in campo a difesa dei traffici container sottolineando il rischio di perdita di importanti clienti; rischio negato da Grimaldi.

E nel mezzo del campo di battaglia è finita l’Autorità di sistema portuale guidata da Luciano Guerrieri chiamata in corresponsabilità e accusata di snaturare anche la concessione che riguardava solo i container, per il Terminal Darsena Toscana. Il tutto in un curioso gioco degli specchi: a Genova, dove Grimaldi rivendica da tempo aree per i suoi traffici, la recente inchiesta giudiziaria che ha decapitato Regione e Autorità di sistema portuale, si è focalizzata proprio sulla mission merceologica del terminal Spinelli che in quel caso non avrebbe potuto movimentare container e in linea teorica avrebbe potuto ospitare le navi ro-ro di Grimaldi; a Livorno sembrerebbe accadere l’esatto contrario.

Venti di tempesta anche su Confitarma

Ma, come detto, i venti di tempesta avrebbero raggiunto anche i palazzi romani, in particolare quello che ospita Confitarma, la Confederazione armatori, per altro aderente a Confindustria, guidata da Mario Zanetti (Costa), da sempre fra i “grandi elettori” in particolare il Gruppo che fa capo a Manuel Grimaldi, ma anche il Gruppo Neri. E quest’ultimo, pare proprio in relazione a quanto sta accadendo a Livorno, sarebbe prossimo a uscire da Confitarma, anche sbattendo la porta. Si parla ormai con insistenza non solo di dimissioni, ma anche  di un cambio di campo con una possibile adesione del gruppo livornese, ad Assarmatori, l’associazione concorrente di Confitarma, aderente a Conftrasporto-Confcommercio e guidata da Stefano Messina. Ultima notazione: in attesa ancora della riforma portuale e di un regolamento trasparente sulle concessioni, anche Livorno affronterà a maggio il cambio di presidenza dell’Autorità di sistema con l’attuale presidente in scadenza e la solita riproposizione del toto-candidati.

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