La fine dell’anno di solito è periodo di bilanci ed analisi di quanto accaduto durante l’intero arco dei 12 mesi, è una consolidata abitudine per ognuno di noi e lo è maggiormente per operatori ed analisti economico-finanziari; l’anno che ci attende dovrebbe costituire, finalmente, uno spartiacque definitivo tra il vecchio mondo analogico ed il nuovo digitale ed energetico-alternativo.
In realtà già la pandemia aveva accelerato il processo di transizione spingendo gli addetti ai lavori e le aziende di settore ad optare per digitale ed energie alternative, smart working e mobilità elettrica, banca mobile e 5G; tutto ciò però è giunto con eccessivo anticipo se confrontato con il potere economico dei consumatori (di tutto il pianeta) messo a dura prova proprio dalla pandemia, in primis, e praticamente mandato a fondo da inflazione con conseguente aumento dei tassi e crisi energetica scaturita dal conflitto russo-ucraino.
Gli ultimi tre anni, 2020, 2021 e 2022, hanno anche smascherato le reali ambizioni in ambito geopolitico e le mire espansionistiche economiche e commerciali di molti paesi i cui governi non sempre hanno gestito al meglio le crisi, in un’ottica di welfare per il blocco politico di appartenenza, bensì approfittato delle difficoltà a livello globale per affermare le proprie posizioni a danno di partners commerciali ed alleati.
Se analizziamo, infatti, lo stato dell’arte dei cinque grandi blocchi, USA, Unione Europea, Cina, Russia e mondo arabo, è lampante l’immagine di un’Europa alle corde, una Russia ad un passo dal default e Cina ed USA che tentano di dividersi il mondo con una leggera prevalenza della Cina per via dell’acquisizione delle terre rare in tutto il mondo, ossia territori ricchi di materie prime fondamentali per la produzione di microchip, dispositivi elettronici e batterie di ogni genere.
Gli Stati Uniti, d’altro canto, avendo già perso la partita digitale, cercano, anche attraverso la guerra in atto, di conquistare definitivamente l’Europa lasciando il mercato russo alla Cina con la quale (purtroppo) esiste un probabile tacito accordo in merito alla questione Taiwan che sarà annessa nel silenzio generale del cosiddetto blocco occidentale se non qualche finta dichiarazione di condanna tanto per gettare fumo negli occhi a quella parte di mondo etico che ancora resiste.
È sottinteso ovviamente che in questo riassetto globale l’Europa ha ben poca voce in capitolo o non ne ha affatto considerando che dall’inizio del conflitto tra Russia ed Ucraina ha messo il proprio destino tra le mani degli Stati Uniti d’America e, per certi versi, anche della Turchia di Erdogan in tema di immigrazione ed equilibri.
E gli Arabi? Non certo stanno a guardare, consapevoli del fatto che il petrolio è ancora necessario per almeno qualche decennio, soprattutto alla luce degli embarghi e le sanzioni ad oro nero e gas russi e pertanto, già da molto a dire il vero, stanno convertendo le fonti che alimentano il loro PIL in modo tale da sostituire quasi del tutto il petrolio al fine di non trovarsi in difficoltà quando il mondo non ne avrà più bisogno.
Solare, luxury real estate e turismo i settori trainanti con un tentativo (vedi Emirati) di spodestare New York e Londra quali centri finanziari mondiali cercando di attrarre business, banche e società con politiche fiscali allettanti ed elevata qualità della vita; il futuro arabo, contrariamente a quanto accade in occidente, sarà economicamente florido perché tra i paesi mediorientali che hanno voce in capitolo esiste una salda ed inscalfibile unione, religiosa e d’intenti di espansione economica.
Cosa ci attende nel 2023? Naturalmente nessuno ha la famigerata sfera di cristallo ma è prevedibile che vi sia un primo semestre di assestamento che coinvolgerà i citati blocchi geopolitici ed una ripartenza di alcuni settori che hanno sofferto più di altri le congiunture degli ultimi anni, ad esempio automotive colpito maggiormente non solo per la repentina diminuzione di vendite, fisiologica in tempo di crisi, ma soprattutto per una scelta strategica, a mio avviso sbagliata, di accelerare con l’elettrico.
Durante i primi sei mesi del 2023 i nodi da sciogliere saranno molteplici ed interesseranno tutte le aree del globo eccezion fatta per Oceania ed America Latina che subiranno in maniera meno intensiva il riassetto mondiale; parliamo di inflazione, immigrazione, energia, banca digitale ed occupazione, cinque punti cruciali per la ripresa di economie e mercati finanziari che hanno pesantemente risentito dei periodi critici dai quali si sta cercando di uscire nonché delle politiche finanziarie da parte delle banche centrali le cui decisioni hanno messo in seria difficoltà paesi, come il nostro, con elevato debito pubblico, disoccupazione ed un sesto della popolazione sotto la soglia di povertà.
La grande sommessa passa proprio attraverso il rifinanziamento della classe consumatrice e sostegno alle imprese con le istituzioni finanziarie che dovrebbero fare la propria parte, o almeno essere spinte (o obbligate) dai governi a farla, perché ciò che in realtà è accaduto negli ultimi tre anni, in parole semplici, è stato il massivo trasferimento di ricchezza dai comuni mortali (consumatori, famiglie e PMI) a banche, istituzioni finanziarie e giganti multinazionali.
Quando sentiamo di enormi capitali bruciati sui mercati dobbiamo intendere in gran parte soldi passati di mano tra i quali anche quelli di noi consumatori che attraverso spese quotidiane, interessi, commissioni ed acquisto di beni durevoli o meno, alimentano il processo. La digitalizzazione del denaro ha reso più semplice la mobilità dei capitali e pertanto anche il controllo degli stessi da parte di istituzioni finanziarie private e centrali.
I mercati, infatti, stanno reagendo maggiormente alle decisioni dei banchieri centrali in materia di tassi ed indici di occupazione che rappresentano la priorità assoluta in vista della ripresa.
Se si dovesse perseguire sulla strada dei falchi per combattere l’inflazione sarebbe deleterio (già lo è) per quei paesi con eccessivo debito e popolazione non occupata o sotto la soglia di povertà, ed è purtroppo ciò che sta facendo la BCE senza tener conto di un’Europa a due velocità che di fatto esiste e la parte più debole di essa ne esce danneggiata.
Inoltre, le sanzioni alla Russia hanno creato non poche difficoltà ed anche in questo capitolo l’unione Europea non avrebbe dovuto lasciare il pallino nelle mani degli USA … che perseguono i propri interessi con l’alibi della difesa dei confini europei tentando di sostituire gas e petrolio russo con il proprio a prezzi 4/5 volte maggiori ed usando l’esodato Regno Unito come ponte, o trojan, per penetrare a titolo definitivo nel mercato europeo scalzando la Cina (accordo di cui sopra …).
Come affrontare i primi sei mesi del nuovo anno?
Affidandosi alla competenza. La competenza è il vero valore che crea valore.
… Buon 2023 !
Antonino Papa, 17 dicembre 2022