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Giu’ le mani dalla diga: no ad altre inchieste a Genova

La Procura indaga dopo un esposto dei 5Stelle. Agenti marittimi compatti a difendere il porto

Non c’è pace per la Diga di Genova, quattro chilometri di barriera in cemento contro le onde, finalizzati a consentire anche alle più grandi navi portacontainer in esercizio del mondo, di calcare le banchine del più importante porto italiano consentendogli di competere sul mercato internazionale. Secondo quanto riportato dai media, la Procura di Genova, dopo le dimissioni forzate del Presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, avrebbe acceso nuovamente i riflettori sull’opera simbolo del Toti deal e della stagione di progettualità e di rilancio positivo realizzata proprio dal presidente della Giunta regionale e dal Sindaco di Genova, Marco Bucci, all’indomani de disastroso crollo del Ponte Morandi.

Chiusa, si fa per dire, l’inchiesta sulla presunta corruzione di Toti, del Presidente del porto Signorini e dell’imprenditore Spinelli, la Procura ha rilanciato sulla Diga: imilitari della Guardia di Finanza per ore hanno spulciato faldoni e documenti per verificare che dentro ai cassoni della Diga non alberghino materiali inquinanti o inquinati, frutto dei dragaggi, ovvero dell’approfondimento dei fondali del porto.

Tutto parte da un esposto presentato nei giorni scorsi in procura da esponenti M5S, rispetto alla presenza di fanghi nocivi e pericolosi relativi alla posa dei cassoni della Diga di Genova. Nell’ambito della stessa vicenda nei giorni scorsi era stato ascoltato, come persona informata sui fatti, l’assessore Giacomo Giampedrone.

Pari avanti tutta e guai a deviare di rotta

In una regione e in una città che sembrano ora avvertire il colpo di questa offensiva giudiziaria i più radicati imprenditori portuali, gli agenti marittimi non si nascondono dietro comodi paraventi. Accade il contrario: “Pari avanti tutta e guai a deviare di rotta”. Lo afferma in una nota il neo presidente di Assagenti Genova, Gianluca Croce, commentando la sentenza del Consiglio di Stato, che ha confermato la correttezza dell’affidamento al consorzio guidato da Webuild dei lavori per la costruzione della diga del porto di Genova, segna un punto fermo e indica con chiarezza che i grandi lavori di sviluppo che vedono al centro lo scalo marittimo genovese, non si possono rallentare, né tantomeno arrestare. E deve parallelamente proseguire lo sforzo per affermare la polifunzionalità dello scalo, recuperando e rendendo operativo qualsiasi spazio disponibile.

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“Le garanzie rilasciate pubblicamente dal Sindaco Marco Bucci – prosegue il presidente di Assagenti – circa il rispetto dei tempi e quindi la smentita secca delle voci che davano già in forte ritardo i tempi di realizzazione della Diga, rialimentano la fiducia in un momento in cui la Liguria, la città di Genova e il suo porto sembravano essere nuovamente minacciate dalle nubi di un immobilismo incombente”.

“Non sarà così – aggiunge Croce – e la sentenza del Consiglio di Stato corrobora la fiducia degli operatori che non sono disposti ad attendere nè i tempi della giustizia, né quelli di una politica che non si fa scrupolo di remare contro: in ballo ci sono centinaia, forse migliaia (considerando l’area estesa che gravita sul porto di Genova) che dipendono dalla rapidità e dall’efficienza con cui le nuove opere saranno realizzate e diventeranno operative”

Secondo Croce, la Liguria e Genova stanno dimostrando al di là degli slogan, che nessun deve permettere a una campagna elettorale per il nuovo governo regionale, di incidere sui tempi delle opere che il Pnrr ha concentrato sul porto e sulla Liguria. “La rinascita di questa area strategica per l’intero Paese – conclude Croce – non può essere fermata o soffocata né da inchieste, né da convenienze politiche”.