La Commissione tecnica di Valutazione dell’impatto ambientale ha dato parere favorevole alla costruzione del Ponte sullo stretto di Messina, ma al WWF non basta ancora e si prepara a fare ricorso all’Unione Europea.
Riavvolgiamo rapidamente l’ultima parte del nastro di una telenovela che si trascina da decenni. Il consorzio Eurolink, che è stato incaricato di realizzare l’infrastruttura che collegherà la Sicilia alla Calabria e che è guidato da Webuild (principale general contractor italiano e quotato in Piazza Affari) nei mesi scorsi ha integrato il progetto.
Questo documento ha superato l’esame tecnico della temutissima Commissione Via del ministero dell’Ambiente. Certo restano alcuni aspetti da sistemare: si parla di una cinquantina di indicazioni perentorie su aspetti quali l’ambiente, mare compreso, alcuni dettagli sulle opere a terra e del maxi-cantiere, così come materie prime, inquinamento acustico e vibrazioni.
Il punto fondamentale è però un altro: rispettati gli ulteriori dettagli tecnici indicati dalla Commissione del Mase per l’iter dei lavori, nulla più dovrebbe ostacolare all’avvio del cantiere per una grande opera che era considerata strategica già nel 2001.
Da qui la soddisfazione dell’amministratore delegato dello Stretto di Messina, Pietro Ciucci, secondo cui l’ok del Via è un “importante passo avanti per il progetto e la realizzazione dell’Opera”.
La Commissione ha svolto “un lavoro straordinario, esaminando nei tempi di legge una progetto complesso come il ponte sullo Stretto”, ha proseguito Ciucci rimarcando che ora l’impegno della società Stretto di Messina si concentrerà sulle prescrizioni espresse, che saranno valutate con grande attenzione, ricordando che la progettazione esecutiva per fasi ne agevolerà l’attuazione”.
Stesso clima tra i banchi di maggioranza con il ministro dei Trasporti Matteo Salvini, secondo cui il Paese può ora “guardare al futuro” purché – ha proseguito con una punta di sarcasmo – “pesciolini, alghe e uccellini” permettano all’Italia di realizzare una grande opera simile a quelle esistenti nel resto del mondo, dagli Usa alla Corea.
Non si è fatta attendere la dichiarazione di guerra del WWF, da sempre nemica del Ponte sullo Stretto di Messina perchè sarebbe di ostacolo alle rotte migratorie delle cicogne e alla schiusa delle uova di tartaruga. La stessa associazione del Panda indica nel comunicato stampa pubblicato sul proprio sito web tre punti su cui poggerà il reclamo comunitario.
Nel dettaglio l’associazione del Panda se la prende con:
- l’assegnazione dell’opera senza gara di appalto avvenuta grazie a una sottostima dei costi,
- la violazione delle direttive Habitat e uccelli e quindi delle normative su Rete Natura 2000,
- la mancata applicazione della procedura di Valutazione ambientale strategica.
Quanto sopra secondo la visione del WWF che precisa di stare valutando altresì la possibilità di avanzare un contenzioso amministrativo, nonché un sposto penale. A questo sito sembra tutto uno psicodramma.
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Ne abbiamo già scritto tante volte (cliccata sui link nel testo). Qui ci limitiamo a ricordare che l’Italia del “no” pregiudiziale e ideologico è motifero per il Paese. Perché rappresenta un freno a per le grandi opere così come per il nucleare. Altro punto quello del ritorno all’atomo su cui il governo ha deciso di accelerare, usando tutte le nuove tecnologie, dai mini-reattori a quelli galleggianti in mare.
In caso contrario, con lo stesso metro dovremmo bloccare anche il Pnrr, che finanzia una miriade di cantieri, a Tav, o la gronda di Genova. E’ ora di cambiare passo. O il Pil andrà a picco, trascinando con se occupazione e consumi fino ad arrivare alle imprese. E soprattutto l’Italia non sarà mai un paese sicuro su cui investire per una multinazionale che ha bisogno di stabilità e regole certe sul lungo termine. Voi che cosa ne pensate?
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