Il risveglio del Biden furioso si abbatte anche sui mari. Ci voleva il sapore amaro dell’imminente uscita dalla Casa Bianca per spingere il Presidente americano, a poche ore ormai dal passaggio di consegne a Donald Trump, a varare misure draconiane contro la Russia e contro la Cina, nell’habitat marino, anche questo scoperto con grande ritardo, per la sua strategicità.
Con Trump alle porte he rivendica Panama, Groenlandia, persino la via canadese del San Lorenzo, i funzionari dell’Amministrazione Biden, con valigie a masserizie già pronte, hanno, da un lato presentato il più grande pacchetto di sanzioni mai varato prima d’ora contro la dark fleet, quella flotta di navi cisterna, protagoniste di continui cambi di nome e bandiera che sino a oggi hanno consentito a Mosca di mantenere alto il livello delle sue esportazioni di petrolio; dall’altro, un’indagine presentata in questo ore sull’industria cantieristica cinese, ha portato alla clamorosa scoperta dell’uovo di Colombo: ovvero che Pechino ha conquistato la leadership nell’industria cantieristica mondiale, grazie a stipendi bassissimi, furto di tecnologia e di proprietà intellettuale. E il rappresentante per il commercio estero del governo Biden ha anche ipotizzato l’applicazione di sovratasse portuali per le navi costruite in Cina che scalano nei porti degli Stati Uniti.
Per quanto riguarda le petroliere russe, l’Office of Foreign Assets Control (OFAC) ha aggiunto sanzioni a 183 navi, tra cui 155 petroliere, e ha rincarato la dose contro i giganti dell’energia Gazprom Neft e Surgutneftegas, con le loro affiliate, e i loro amministratori delegati. Sono state prese di mira anche le compagnie di navigazione, tra cui Sovcomflot, e una serie di operatori di flotte oscure, oltre alle assicurazioni marittime russe Ingosstrakh e Alfastrakhovanie. Il pacchetto di sanzioni – come sottolineato dal magazine Splash -comprende anche società come la cinese Wison, che ha consegnato moduli per il progetto Arctic LNG 2. Le petroliere appena sanzionate dall’OFAC hanno trasportato poco meno della metà – il 45% in volume – delle esportazioni di greggio della Russia nel 2024 e il 7% dei suoi prodotti raffinati.
Per quanto riguarda la Cina, si parla ora con insistenza di dazi altissimi da imporre sulla Cina e i suoi cantieri che hanno utilizzato tattiche scorrette per assumere la supremazia mondiale nel settore della cantieristica navale ( due terzi del portafoglio ordini mondiale è appannaggio dei cinesi).
I sindacati che hanno richiesto l’indagine insistono ora per tariffe o tasse portuali più alte per le navi costruite in Cina. Paese che attualmente detiene quasi il 65% degli ordini cantieristici globali, con un incremento impressionante rispetto al 2000 anno in cui la quota era inferiore al 10%”, e ciò a discapito principalmente di Giappone e Corea del Sud . Il presidente entrante, Donald Trump ha già presentato proposte ai cantieri coreani e giapponesi per unire le forze e garantire la presenza di cantieri alternativi non cinesi negli anni a venire.