Il WWF ai senatori: “No al Ponte sullo Stretto, danneggia le tartarughe”

L’associazione, dopo l’allarme sul volo delle cicogne, pensa alle uova della Caretta caretta

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ponte stretto tartaruga marina

Prima le cicogne e gli altri pennuti migratori, ora le tartarughe caretta caretta. Non c’è animale dell’orbe terraqueo che il  WWF non schieri nella sua guerra contro il futuro Ponte di Messina.

Questa volta, visto che la Camera dei Deputati ha ormai approvato il DL Infrastrutture che include il progetto, l’associazione del Panda ha scritto ai Senatori della Repubblica in procinto di partire per le vacanze. O meglio, speriamo abbia spedito loro una email, così da avere la certezza di non usare inchiostro inquinante e di non consumare carta preziosa.

Le problematiche sottolineate dal WWF agli inquilini di Palazzo Madama sono le stesse evidenziate ai Deputati. Senza però dimenticarsi di arricchire con i diritti delle tartarughe il “bestiario” dei diritti schiacciati dai piloni del maxi-ponte e imbrigliati nella sua infrastruttura aerea.

Ai problemi per le evoluzioni aeree delle cicogne e degli altri pennuti migratori, di cui vi abbiamo già detto, e al paventato rischio di uno paleotsunami, si aggiungono “gravi impatti anche sulle nidificazioni delle tartarughe marine“, scrive il WWF, citando la schiusa di un nido di Caretta caretta, nella punta della Sicilia a Capo Peloro, da cui sono emerse una settantina di tartarughine.

Non solo, nell’area è stata monitorata la presenza di altre due nidificazioni di tartaruga marina, proseguono gli ambientalisti, eventi che il progetto Ponte renderebbe impossibili, sia per alterazione dei luoghi, delle condizioni naturali, sia per effetto devastante delle luci che altererebbero completamente la riproduzione, la schiusa e il percorso delle tartarughine verso il mare.

Proprio l’immagine della tartaruga, con tutto il rispetto che si deve alla tutela della natura, richiama alla mente il paradosso di Zenone. Secondo il filosofo greco, che non poteva conoscere le successioni matematiche, il velocissimo Achille mai avrebbe raggiunto il lento rettile in una gara di corsa se solo gli avesse concesso in partenza qualche metro di vantaggio.

Oggi sappiamo che non è così. Dobbiamo solo decidere se vogliamo che l‘Italia continui a essere la tartaruga d’Europa sul fronte delle infrastrutture e della logistica, a causa di strade, ponti, porti e gallerie che dalle cime alpine alle coste sicule sono sottodimensionati e vetusti rispetto alle esigenze dell’utenza. O se invece vogliamo provare a rimediare, per dare una spinta al lavoro e al Pil.

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Basta scegliere. Naturalmente solo dopo che gli ingegneri di Webuild avranno completato tutti i calcoli necessari alla realizzazione del Ponte sullo Stretto e che, come ha già evidenziato la Società Stretto di Messina, i tecnici del Cipess avranno verificato l’intero progetto per il via libera alla posa della prima pietra.

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