I benpensanti della sinistra possono tirare un sospiro di sollievo: la pesca dello spot Esselunga non sarà avvolta nella bandiera Lgbt+ e divorzista come loro vorrebbero ma è a prezzo calmierato. Una iperbole della spesa per sottolineare che domenica 1 ottobre è partito il “carrello tricolore”, l’iniziativa voluta dal Ministero delle Imprese e del made in Italy per spegnere l’inflazione nei frigoriferi delle famiglie italiane e oggetto di un protocollo di accordo con Centromarca, Federalimentare, Ibc e Unionfood. Moltissime le adesioni, a partire da quelle dei maggiori supermercati come appunto la catena della famiglia Caprotti, la Coop, Conad, Carrefour o Despar. In tutto sono 23mila i punti vendita sparsi su tutto il territorio nazionale (qui l’elenco completo) che espongono alimentari e prodotti di largo consumo a prezzi scontati o calmierati.
Sotto a una cartellonistica caratterizzata da un carrello della spesa bianco, rosso e verde le famiglie possono insomma trovare a prezzi scontati un mix di prodotti selezionati dal supermercato: dalla pasta al caffè, dai detergenti ai pannolini senza dimenticare vino, cibo biologico e per animali, snack e carta igienica. Spesso si tratta di prodotti a marchio proprio dei supermarket, il cosiddetto “private label”, ma non mancano promozioni speciali anche dei produttori: ultima in ordine di tempo l’adesione della multinazionale del cioccolato Ferrero in occasione del lancio dei Kinderini, i nuovi biscotti frollini con cui vuole conquistare la colazione degli italiani. Dopo i Nutella Biscuits, prosegue insomma la sfida nel forno tra il colosso di Alba e Mulino Bianco-Barilla, che sono antagoniste anche nelle creme da spalmare tra Nutella e il vasetto Pan di Stelle con tanto di polemica sull’olio di palma.
Ma torniamo al carrello tricolore anti-inflazione: Assoutenti pensa che la flessibilità lasciata ai supermercati nel declinare l’iniziativa e gli scarsi controlli, possano compromettere il risultato finale di risparmio. Noi ci permettiamo di replicare che questo è il mercato e questa è la concorrenza, dal momento che la grande distribuzione è composta da gruppi privati che devono fare profitti per garantire la propria sostenibilità economica e quindi anche l’occupazione.
Forse, va detto, la partenza perlomeno in alcune città non è stata esplosiva come avrebbero sperato i consumatori e qualche disservizio sui cartelli proseguirà, complice la non proprio teutonica precisione che ci contraddistingue. Ma resta il fatto che non molto altro si può fare dal basso per combattere sul campo un caro vita che brucia dovunque: dalle bollette alla tazzina del caffè. Perché, come ha sintetizzato Ugo Tognazzi, “Inflazione significa essere povero con tanti soldi in tasca”. Cioè a contare non è solo quante banconote abbiamo nel portafogli, ma il loro potere d’acquisto. Con tutto il rispetto dei manuali di Economia universitari, forse la definizione di inflazione più icastica e soprattutto più comprensibile a tutti.