La fiammata dell’inflazione è già costata più di 4mila euro alla famiglia media italiana. La stima si riferisce agli ultimi due anni, che hanno visto la spesa corrente salire dai 21.800 euro del 2021 agli attuali 25.900 (+18,5%). L’aumento medio mensile è stato così pari a 337 euro.
Colpa del carovita (+14,2% tra gennaio 2021 e dicembre 2023) che ha visto “gonfiarsi” sia le bollette della luce e del gas sia i prezzi dei generi alimentari (come zucchero, riso, olio di oliva, latte a lunga conservazione, burro) per non parlare dei biglietti aerei.
Si tratta della perdita di potere d’acquisto più alta degli ultimi 25 anni, calcola l’Ufficio studi della CGIA di Mestre che ha elaborato l’indagine su un campione di oltre 32mila famiglie e considera tutte le spese sostenute: alimentari e bevande, abbigliamento e calzature, bollette di casa e altri combustibili, oltre a mobili, cene al ristorante, medicine e cure mediche, trasporti, sport e cultura.
Non per nulla, le famiglie italiane hanno già cercato un riparo all’esplodere del costo della vita mettendo nel carrello della spesa sempre più prodotti no logo o marchiati dai supermercati.
Lo studio degli artigiani veneti tralascia invece le spese che non riguardano i consumi: per esempio non sono inclusi nel totale l’acquisto di una casa e di terreni o il pagamento delle imposte, così come gli affitti figurativi per l’abitazione.
Nel dettaglio, la stangata più decisa è arrivata sui biglietti aerei dei voli internazionali e sulle bollette dell’energia elettrica, entrambi quasi raddoppiati di peso; quindi i biglietti dei voli aerei nazionali, le bollette del gas e lo zucchero, tutti con rincari prossimi al 60 percento. Seguono, con aumenti di prezzo vicini al 40%, il riso, l’olio di oliva, il latte conservato e il burro.
Per contro, i prodotti che hanno visto il loro prezzo medio ridursi sono stati le televisioni, gli smartphone, gli stereo e le radio, oltre ai test di gravidanza e ai contraccettivi e ai libri di narrativa.
Il peggio sembrerebbe alle spalle: quest’anno l’inflazione dovrebbe, infatti, attestarsi tra il 2 e il 3%. Con conseguente allentamento dei tassi di interesse da parte della Bce. Il costo del denaro oggi viaggia infatti ai massimi storici e ha creato una trappola recessiva in cui è caduta per prima la Germania, che ormai vede i fondi scommettere al ribasso sui suoi big quotati.
Resta però da capire quale impatto avrai sui prezzi la crisi in Medio Oriente, dove l’Italia ha preso il comando tattico della controffensiva. In particolare preoccupa l’impatto sulle forniture europee dello stallo del canale di Suez provocato dai ribelli Houthi. A cui si aggiungono, come ulteriori fattori di tensione, la guerra che si trascina in Ucraina e il conflitto di Israele contro i terroristi di Hamas.
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Dal punto di vista dell’offerta, se la grande distribuzione organizzata si è difesa bene, hanno invece pagato pegno i negozi che hanno visto le loro vendite calare in modo marcato in termini reali, cioè considerando l’effetto dell’inflazione sullo scontrino. Ecco perché ci sono sempre più saracinesche abbassate lungo le vie delle nostre città, soprattutto nelle zone periferiche.