Vengo da un paesino del centro Sardegna, nella selvaggia Barbagia, così isolata che anche Graziano Mesina, il famoso bandito sardo salito alla ribalta della cronaca negli ultimi giorni per essere ricercato da un anno e mezzo in tutta Europa (nel 2021), ha preferito Desulo alla Thailandia per nascondersi.
Poco più di 2000 abitanti, 1 banca, 1 ufficio postale, 3 tabacchini, 3 edicole e 14 bar.
Una proporzione comune tra bar e abitanti in Sardegna come nel resto d’Italia.
Ed è proprio partendo da questo contesto che voglio far percepire l’importanza non solo economica ma soprattutto sociale delle fintech dei pagamenti di prossimità (Proximity Banking & Payments).
Per pagamenti di prossimità si intendono tutti quei pagamenti elettronici che richiedono una vicinanza fisica tra l’acquirente e il venditore del prodotto per effettuare l’acquisto. Per prossimità però in questo caso non viene intesa solo in senso digitale ma anche fisico. Fondamentale questo per un settore, quello dei pagamenti, che si rivolge ad una clientela totalmente disomogenea, dagli adolescenti agli anziani, dall’imprenditore alla casalinga o anche semplicemente per abitudini, in cui è comprensibile come la capillarità della presenza nel territorio si rivela socialmente cruciale.
In Italia il primo servizio di pagamenti di prossimità nasce nel 2020 dall’accordo tra Sisal Group e Banca 5 (Gruppo Intesa Sanpaolo), attraverso gli apporti dei rispettivi rami d’azienda, dando vita a Mooney.
Cos’è Mooney
Mooney è una fintech, nello specifico del segmento dei pagamenti digitali di cui ho elencato tutti i vantaggi precedentemente, che svolge un importante ruolo sociale garantendo alla comunità di accedere in modo semplice, veloce e sicuro ad un’ampia gamma di operazioni di pagamento anche di servizi che prima erano disponibili solo nelle filiali bancarie (come prelievi, bonifici e MAV).
Un servizio che va incontro alle esigenze letteralmente di tutti: da chi preferisce pagare tramite app e online a chi preferisce il supporto di un rivenditore nelle vicinanze creando un modello estremamente inclusivo.
Mooney infatti conta oltre 20 milioni di clienti, circa 260 milioni di transizioni all’anno, oltre 500 servizi di pagamento e accordi con più di 100 partner ma soprattutto è presente oggi in circa 45mila esercenti sul territorio tra bar, tabacchi ed edicole rendendo i servizi di pagamento sempre più a portata di mano grazie anche alla sua carta prepagata che permette di prelevare e versare contante in questi esercenti addirittura verso altre Fintech, come Flowe e pagare comodamente i documenti della pubblica amministrazione tramite PagoPa.
Ma sapete quali sono le spese fisse che ogni mese ognuno di noi deve pagare? Le bollette.
E quello delle bollette è il punto di ingresso delle utilities nel mondo dei pagamenti e Mooney è uno dei vettori che muove più transazioni, se pensiamo che in Italia i pagamenti su bollettini muovono circa 300 milioni di transazioni ogni anno, le cui commissioni hanno un costo di circa 1,5/2 euro è facile comprendere il perché questo mercato sia potenzialmente estremamente remunerativo. Di questi 300, ben 100 milioni sono realizzati dal gruppo Enel.
Ma cosa c’entra Enel con Mooney?
È freschissima la notizia, di ieri mattina, dell’acquisto da parte di Enel del 50% del capitale di Mooney, il cui restante 50% resterà in mano ad Intesa (che già controllava il 30% tramite Banca 5) una mossa che porta la fintech ad una valutazione di 1,5 miliardi di euro con un esborso da parte di Enel di 750 milioni e per Intesa, che già faceva parte di Mooney, un esborso di circa 300 milioni.
Come aveva riportato un mese fa Reuters, Intesa Sanpaolo considera Mooney una risorsa strategica in quanto aiuta ad orientare le sue filiali verso servizi a più alto margine come la gestione patrimoniale e le assicurazioni, pur continuando a fornire servizi di pagamento di base ai suoi clienti al dettaglio.
Intesa ha inoltre interesse ad accedere ai potenziale bacino di clienti di Enel che conta 30 milioni in Italia e 75 milioni in tutto il mondo. Inoltre le due aziende hanno già uno stretto rapporto di collaborazione tramite Enel X Pay i cui soldi raccolti sui conti digitali delle sue carte di debito sono depositati in un conto segregato di Intesa, riporta il Sole 24 Ore.
In borsa, a seguito della notizia, le azioni Enel segnano già un +0,38% mentre per Intesa Sanpaolo +0,92%.
La strategia di Enel
Con questa operazione Enel, multinazionale italiana dell’energia e uno dei principali operatori integrati globali nei settori dell’energia elettrica e gas, conferma la sua volontà di continuare ad affermarsi anche nel mondo dei pagamenti digitali, il gruppo guidato da Francesco Starace è infatti presente nel comparto dei pagamenti e dei servizi finanziari dal lancio di Enel X Pay avvenuto nel settembre 2020.
Si tratta di un conto corrente online che, attraverso una partnership con Mastercard, consente di effettuare direttamente attraverso la app, pagamenti e trasferimenti in tempo reale, di avere una carta digitale o fisica e di tenere sotto controllo i movimenti e le spese di tutta la famiglia inclusi i bollettini di cui non si pagano, naturalmente, le commissioni per le bollette Enel ma che, per affiliare un maggior numero di clienti, fino al 6 gennaio 2022 saranno a costo zero anche le commissioni di tutti i bollettini.
Il lancio di Enel X pay non ha avuto però come fine ultimo quello dei pagamenti sulle transazioni ma soprattutto della monetizzazione del servizi aggiuntivi che verranno pubblicizzati sulle piattaforme e dai servizi legati alla mobilità elettrica, che richiederanno una modalità di pagamento digitale. Enel X, infatti, oggi è il principale operatore del settore delle ricariche pubbliche, grazie a 13 mila punti.
È chiaro dunque che per Enel X il mondo dei pagamenti è anche un volano per vendere energia e le ricariche di veicoli elettrici. Il fintech quindi quale strumento di crescita. “Entro il 2026 il 70% della creazione di valore, oggi incentrato sulle commodity, si sposterà sui servizi legati ad esse. Puntiamo ad accordi con piattaforme di servizi (come ad esempio potrebbe essere Netflix, ndr) per veicolare la vendita ai nostri clienti con l’addebito in bolletta”, ha affermato a confindustria Francesco Venturini, amministratore delegato di Enel X.
Ma anche in progetti come la joint venture di mobilità elettrica Hubject (che coinvolge anche Gruppo BMW, Bosch, EnBW, Innogy, Mercedes Benz AG, Siemens e il Gruppo Volkswagen): si potrà pagare con Enel X Pay la ricarica delle automobili elettriche in 250mila punti interoperabili in tutto il mondo.
Ed è solo un esempio di come le funzionalità di pagamento potranno integrarsi in una serie di sistemi a valore aggiunto: l’automobile, per esempio, oltre che elettrica sarà anche connessa; la smart city, in tutte le sue declinazioni di servizi; e la smart home, ovviamente, in cui la gestione dei consumi, anche in ottica green e di riduzione dell’impronta di carbonio, è una voce importante. I pagamenti digitali saranno strumenti propulsori per la transizione digitale ed ecologica.
Ed Eni nel mentre che fa?
A fine ottobre di quest’anno è stato annunciato l’accordo sottoscritto tra Eni gas e luce e PayPal, fondata da Elon Musk, che permetterà ai clienti dell’utility di scegliere PayPal come metodo di pagamento digitale alternativo. La fintech rappresenta uno dei principali metodi di pagamento digitale alternativi, tanto da contare solo in Italia oltre 8,7 milioni di conti attivi. Grazie all’app Eni offre inoltre la possibilità di pagare bollettini e rifornimenti senza carte e contanti.
Conclusioni
Che il mondo dei pagamenti digitali è un mondo non solo in forte espansione ma strumento di inclusione ed utilità sociale è ormai chiaro.
Ne è profondamente convinto anche Alec Ross, ex consigliere per l’innovazione del presidente americano Barack Obama e Hillary Clinton ed attualmente docente della Business School dell’Alma Mater di Bologna che nel suo ultimo libro “I furiosi anni venti” riassume i fenomeni che, a suo avviso, ci guideranno nei prossimi dieci anni verso un nuovo equilibrio tra governi, imprese e cittadini.
In questo scenario di innovazione e transizione digitale gli sviluppi del mondo dei pagamenti contribuiscono a conferire maggior potere di scelta alle persone, favorendo la competizione e l’inclusione. Attenzione però, digitalizzare non significa semplicemente aumentare il numero di dispositivi connessi che, come racconta Alec, solo cinque anni fa erano 17,5 miliardi nel mondo ed ora, a livello globale, ce ne sono oltre 35 miliardi ma che si prevede possano raggiungere quota 75 miliardi nel 2025.
Il mondo dei pagamenti non sta vivendo semplicemente una evoluzione ma una vera e propria rivoluzione a cui tutti noi siamo chiamati a contribuire. Rivoluzione che le grandi aziende hanno già riconosciuto creando un circolo virtuoso tra inclusione, sostenibilità e responsabilità sociale.
La competizione è iniziata, ed i veri vincitori siamo noi consumatori.
Deborah Ullasci, 24 dicembre 2021