Innovazione

La ruota (digitale) per noi poveri criceti

Qualche giorno fa, il nove gennaio la Apple ha festeggiato i quindici anni dal lancio del suo primo iPhone. Un semplicissimo oggetto che nella sua innovativa versione ha rivoluzionato le nostre vite, giornate, modi di essere e di vivere il quotidiano. Ha innovato il modo di poter operare lontano da casa oppure dall’ufficio. Ovunque ci si trovi, si può fare quasi tutto, se si dispone di una connessione internet. Eppure solo quindici anni fa non era cosi.

Quindici anni fa una grande idea ha trovato realizzazione. Il mondo tech successivamente ha saputo sviluppare il concetto di base, riuscendo a contribuire in maniera significativa alla crescita economica mondiale creando occupazione, reddito e ricchezza. Ha scatenato tramite l’ingegno lo sviluppo di ulteriori idee in una serie quasi infinita di app e startup non solo prettamente digitali. Ha permesso a molte persone di realizzarsi, di intraprendere una scelta imprenditoriale o lavorativa, di seguire il proprio sogno.

Quanti di noi avrebbero potuto avere la stessa idea? Molti. Quanti sarebbero riusciti a realizzarla? Pochissimi. A prescindere dalla personalità che lo ha immaginato prima e realizzato poi, dal percorso che lo stesso iphone ha successivamente avuto in questi primi quindici anni, la base su cui poter agire per il futuro prossimo dei nostri figli resta l’idea in quanto tale.

Il mondo sta vivendo un periodo complicato. Il reddito da investimenti lato finanza sembra aver superato quello da reddito da lavoro. Indici azionari sui massimi per assenza di alternative.

L’alternativa prima o poi busserà alla porta dei mercati finanziari. Che sia costituita dall’inflazione oppure dal rialzo dei tassi, poco importa. Porterà volatilità che a molti investitori farà commettere i soliti errori. Vendere quando è il momento di comprare e viceversa.

Quando si segue il gregge e non i propri obiettivi o progetti, trovare una scusa per non completare quanto preventivamente stabilito risulta fin troppo facile. Quindici anni fa nessuno poteva immaginare quanto questa semplicissima idea “poter fare altro oltre che telefonare” avrebbe innovato il mondo. Talmente tanto abituati a semplici novità, che ci siamo dimenticati di quanto importante e fondamentale sia l’innovazione.

Di questo il futuro dei nostri figli ha bisogno. Innovare e non proporre banali novità.

La difficoltà maggiore? Concentrarsi sull’oggetto finale quando bisognerebbe effettuare esattamente il percorso inverso. Partire dal perché potrebbe essere utile, pratico, conveniente, comodo ecc per arrivare a quel qualcosa o quel servizio da sviluppare prima e proporre al mercato poi.

L’oggetto o il servizio finale ne sarà una logica conseguenza. Magari diversissimo dall’idea originaria. Il mondo necessita di idee geniali banali magari illogiche. Osservare il mondo da angolazioni come punti di vista completamente opposti genera confronti che se adeguatamente supportati, potrebbero dar vita a nuove opportunità per vecchie e nuove attività lavorative.

Abbiamo bisogno di realizzare quello a cui fino ad oggi non abbiamo nemmeno pensato. Abbiamo bisogno di concederci la possibilità di provare a sbagliare e riprovarci tutte le volte necessarie a creare e sviluppare qualcosa di significativo.

I nostri figli hanno un grande vantaggio, non avendo esperienza diretta possono sviluppare idee fondamentali per servizi e prodotti del domani. Sappiamo tutti quanto il concetto di “fallimento” pesi nel nostro pensare comune, soprattutto in Italia. Come dovremo sdoganare negli investimenti il concetto di “sicurezza” che contribuisce a commettere errori madornali alla ricerca di un prodotto piuttosto che di un metodo ed approccio nell’investire, così dovremo rivalutare il significato di fallimento.

Provare, testare, immaginare nuove vie inevitabilmente porta a rivedere e correggere dettagli prima non considerati. Fallimenti e tentativi non sono altro che realizzazione di un prodotto o servizio che nella sua ultima versione lascerà intravedere i presupposti per il prossimo prodotto.

Il covid ha drammaticamente palesato le criticità in capo alla globalizzazione. Il covid ha evidenziato come in emergenza e nella necessità di migliaia di nuovi medici ed infermieri, come di microchip e componentistica specifica, la richiesta può non essere soddisfatta.

Per formare adeguatamente un infermiere ci vogliono almeno cinque anni di studio più tre anni di pratica sul campo. Parimenti per realizzare un impianto produttivo nel vecchio continente si necessita inevitabilmente di tempo, tanto tempo, che in questo momento sembra non essere a disposizione.

Per costruire, produrre, sviluppare, creare, abbiamo bisogno di confronti costruttivi, dialoghi ed opportunità.

Opportunità che sembrano mancare forse perché si continuano a fare moltissime cose come le abbiamo sempre fatte.

Sfruttiamo i momenti di difficoltà con fantasia genio ed un pizzico di sregolatezza contribuendo a sviluppare nuove soluzioni. Moltissime di queste saranno semplici novità. Qualcuna di esse risulterà basilare per innovare. Idee idee ed ancora idee per facilitare cultura formazione competenze come l’accesso al mondo del lavoro. Il tempo non attende, diamo fiducia ai ragazzi ai loro fallimenti al loro modo di pensare oltre il preconfezionato. Sarà il viatico per le future innovazioni.

Giovanni Cedaro, 15 gennaio 2022