Il settore dell’arte è un mondo straordinario e creativo, come i suoi modi di falsificare l’autenticità delle opere. Un settore che fino a qualche anno fa era riservato ai soli collezionisti, ma che le nuove tecnologie hanno permesso di avvicinare anche ai mercanti d’arte anche i venditori e compratori privati.
Numerosi studi di settore hanno evidenziato come il mercato globale del mondo dell’arte negli ultimi anni sia in continua espansione. Questo ha fatto si che sempre più persone si siano avvicinate a questo mondo, non solo come collezionismo, ma soprattutto come forma d’investimento.
Secondo la stima in uno studio di Nomisma, società di consulenza, che ha analizzato i cambiamenti del settore negli ultimi dieci anni (dal 2011 al 2019) ha visto crescere il fatturato dei player del settore (antiquari, mercanti, case d’asta) del 118%, arrivando a toccare i 367,8 milioni di euro. Un settore la cui logistica è una nicchia che vale 70 milioni di euro, che fa 1,2 milioni di movimenti l’anno in Italia e all’estero. Le opere inoltre viaggiano, tra musei, gallerie, case d’aste, fondazioni e ogni volta che le opere si muovono vengono assicurate (40 miliardi, il dato 2019).
Se poi consideriamo il report The Art Market in 2019 a cura di Artprice, leader nell’informazione sull’arte, si scopre che nel 2019 il giro d’affari a livello globale delle opere d’arte è salito a 13,3 miliardi di dollari.
Considerando il valore di questo mercato, i tassi sempre più bassi e la volatilità dei mercati in questo periodo di pandemia, diventa una possibilità sempre più ragionevole diversificare trasformando le opere d’arte in veri e propri asset che non seguono le regole della volatilità dei mercati e dei strumenti finanziari tradizionali.
L’arte è per definizione un bene rifugio, ossia acquistare le giuste opere significa fare un investimento che aumenta il suo valore con il trascorrere del tempo. Investimento tra l’altro che fornisce un vantaggio fiscale. Ecco perché con un approccio metodologico della diagnosi e l’analisi scientifica dell’opera d’arte finalizzata all’autenticazione giocherebbe un ruolo fondamentale, nel momento in cui il legislatore normasse il processo di autenticazione e rendendolo sicuro, sbloccando investimenti consistenti nel settore.
In Italia un investimento personale, per sé, in opere d’arte significa poter trarre benefici dal punto di vista fiscale nel momento in cui non vengono applicate tasse sulle plusvalenze della compravendita di opere d’arte tra privati ed è esente da tasse anche la quota del patrimonio che si utilizza per tale investimento.
Il suo valore può essere stabilito però da fattori esterni variabili come la piazza d’offerta, la velocità di scambio, le modalità di vendita, la regolamentazione fiscale e il diritto alla circolazione, il gusto del momento e la liquidità sui mercati finanziari. Essere ben informati ed affidarsi ai consulenti quindi resta essenziale.
Un mondo riconosciuto anche dalla finanza in cui numerosi istituti di credito nazionali e internazionali offrono consulenza sull’arte, riconosciuta ormai come asset alternativo utile alla diversificazione del patrimonio.
Non solo diversificazione ma anche una questione di rendimento, si pensi che nel 2019, i primi 500 artisti monitorati da Artprice in base al fatturato annuale hanno venduto in media 120 opere ogni anno, e la media è salita al doppio rispetto ai primi 100.
Artprice a fine 2019 ha calcolato che in media le opere d’arte contemporanea detenute per almeno 13 anni hanno avuto un rendimento medio annuo del 4,6%. Sul totale delle opere, il 51% ha registrato un aumento dei prezzi, il 48% ha subito un calo di valore, l’1% è rimasto stabile. L’arte contemporanea si sta dimostrando un asset di investimento alternativo anche perché sta cambiando la domanda con l’ingresso massiccio dei Millennials che preferiscono acquistare online su piattaforme dedicate.
Nel corso dei prossimi anni il mercato delle vendite di opere d’arte potrebbe cambiare radicalmente lasciando meno spazio alle case d’asta e dando il via a una nuova era digitale. Ma questa attività necessita di molte competenze, che un servizio di art advisory spesso è in grado di offrire.
L’Italia pioniera grazie a Artvise
Il mercato dell’arte, soprattutto dell’arte antica, è sempre più invaso da opere false e copie. Un tempo, a certificare l’autenticità di un quadro, c’era la firma dell’artista come unico sigillo di garanzia ed in sua mancanza spesso non c’è alcuna garanzia né sulla provenienza né sull’autenticità delle opere. Questo perché fino a pochi anni fa gli acquisti venivano effettuati sulla base di mere attribuzioni da parte di un perito che per legge non è perseguibile. Al giorno d’oggi, la tecnologia riesce ad entrare anche nel campo delle opere d’arte e risolvere questo problema.
Nel caso di opere d’arte la tecnologia Blockchain consente di dotare un’opera o un bene di un frammento di codice in cui sono registrate le informazioni relative all’autore, alla data di creazione, descrizione etc. nonché i dati relativi alle licenze di uso, rendendo in tal modo quanto meno ardua la contraffazione dell’opera e la conseguente perdita di valore economico della stessa.
Ed è proprio in Italia che nasce la prima realtà che ovvia a questa criticità digitalizzando questo settore in cui solitamente i classici operatori (gli storici, gli scienziati, i galleristi, i trasportatori, gli assicuratori etc) lavorano in maniera disomogenea.
Con la piattaforma di InArtNFT, il servizio lanciato da Artvise basato su tecnologia blockchain, nasce il primo cripto-marketplace dedicato a opere d’arte fisiche che permette di trasferire all’acquirente, insieme al valore dei beni, anche un certificato digitale di autenticità. I dati di proprietà, provenienza e originalità di un bene artistico vengono iscritti in modo univoco e non modificabile nei Non-fungible token elaborati su blockchain, semplificando il processo di vendita grazie all’emissione di smart contract.
Nato dalla collaborazione tra i fondatori di Artvise e Alessandro Brunello, imprenditore fintech, InArtNFT si configura come un intermediario digitale in grado di semplificare in pochi minuti procedure che talvolta richiedono mesi, in un mondo solitamente estraneo se non retrivo nei confronti della tecnologia.
I non-fungible token si presentano come stringhe alfanumeriche a partire dall’impronta digitale della scansione dei documenti connessi all’opera, come lo storico dei certificati di proprietà, le perizie, documentazione visiva e altro materiale disponibile. Di per sé, il token costituisce un documento di legittimazione per ottenere la consegna dell’opera e dei documenti originali, ma non rappresenta il titolo di proprietà, che resta l’oggetto della procedura di compravendita, che l’emissione del Nft perfeziona.
Sebbene gli Nft siano già stati usati nel mondo dell’arte in connessione alle opere digitali, il marketplace di InArtNFT compie un passo oltre, decisivo e storico, associandoli a oggetti reali che l’acquirente riceverà.
Stavolta quindi non parliamo di opere digitali o semplicemente della compravendita di un NFT, ma di un capolavoro autentico. Questa forma di acquisto intende innovare il mondo dell’arte e rivedere i paradigmi nel settore per semplificare e velocizzare le trattative. Un nuovo modo, quello di InArtNFT, che rivoluziona anche la modalità di fruizione dell’arte, che sarà garantita attraverso un sistema “aperto” contribuendo ad un vero e proprio processo di democratizzazione della stessa.
Artvise inoltre fornisce consulenza e digitalizza tutto il processo attraverso la propria piattaforma, supportando il cliente, dalla ricerca storica, all’autenticazione, all’attribuzione, alla pubblicazione, alla gestione (es. organizzazione mostre), al trasporto e all’assicurazione fino alla compravendita.
“Applichiamo tutti i vantaggi della blockchain, ed in particolare la certezza, velocità e trasparenza alla compravendita tradizionale di opere d’arte, risparmiando estenuanti visite in misteriosi caveau, trattative con lettere di interesse e prove fondi difficilmente verificabili.” osserva Giorgio Cuneo, cofondatore di Artvise. Di fatto cambiano i paradigmi del settore, praticamente azzerando i costi di transazione e garantendo rapidità, sicurezza e trasparenza ai clienti.
La blockchain “salva” il Guercino
Per esempio l’opera “Giuseppe e la moglie di Putifarre”, realizzata da Guercino nel 1631 fu creduta dispersa per quattro secoli. A seguito della certificazione da parte del maggior storico sul pittore ferrarese e oggi di proprietà di un collezionista privato sarà venduta sul marketplace di InArtNFT con un certificato di autenticità trasmesso in blockchain (Nft).
Una storia speciale quella del Guercino che raffigura l’episodio della castità del giovane ebreo Giuseppe, il quale, a costo della sua libertà, resiste alle seduzioni della moglie del suo padrone egiziano, Putifarre. L’integrità di questa condotta, narrata nel libro della Genesi, fu motivo di ispirazione per numerosi artisti nel corso dei secoli, come lo stesso Dante (Inferno, XXX, 97).
In fede a tale connotazione, Francesco I, commissionandolo, volle che il dipinto illustrasse fortemente l’importanza della giustizia, la responsabilità morale e la libertà personale nelle vite dei soggetti. Esposto nella Sala del Trono, fu uno degli espedienti del mecenate per risollevare il morale dei cittadini, nella ricostruzione dopo la peste del 1630. Per gli appassionati d’arte tra l’altro l’opera è esposta e visitabile al Museo della Permanente di Milano fino al 6 febbraio 2022.
Come è possibile acquistare un’opera d’arte in sicurezza su una piattaforma digitale?
Come per tutte le innovazioni la caratteristica principale è la semplicità: basterà registrarsi nel sito ed effettuare il login, cliccando sul prodotto di interesse sarà inoltre possibile leggere la descrizione, i dettagli, il video ed addirittura fare delle domande e procedere all’acquisto che avviene pochi secondi dopo la transazione effettuata in Binance Coin, il Non-fungible token contenente lo smart contract dell’opera comparirà poi nel portafoglio virtuale dell’acquirente perfezionando la compravendita, mentre il bene fisico verrà recapitato all’indirizzo indicato dall’acquirente (previe verifiche antiriciclaggio).
Conclusioni
A differenza di altri beni, il valore dell’arte non lo fa il prezzo, non è determinato unicamente da fattori intrinseci (autore, periodo, unicità, soggetto, dimensioni, stato di conservazione, attribuzione, provenienza, pubblicazioni e critica, certificazione museale, ecc.), ma dal suo percorso nella storia e nel presente di chi la osserva. Oltre ad essere per i collezionisti e investitori un passion investment, un asset reale e un bene di lusso, è soprattutto un bene collettivo e identitario da tutelare e valorizzare. Un bene che può dare un doppio beneficio, il primo potendone godere nel momento del possesso ed il secondo nel momento della vendita (sicura, trasparente ed affidabile).
Deborah Ullasci, 26 novembre 2021