Innovazione

Sostenibilità ed inclusione favoriti dai pagamenti elettronici

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Esistono almeno altre due sfaccettature principali di sostenibilità oltre alla tipica accezione ambientale: quella economica e finanziaria e quella sociale, in virtù delle quali le attività umane innescano un meccanismo virtuoso direttamente proporzionale in cui all’aumentare dei benefici per economia, finanza e società non solo non si verificano danni per i rispettivi ecosistemi ma questi possono a loro volta prosperare.

Lo sviluppo sostenibile in senso ampio, quindi, in un mondo in cui le risorse (sotto ogni prospettiva) a nostra disposizione sono sempre più limitate se rapportate alle esigenze e al crescere del numero della popolazione, deve essere la priorità della società moderna.

In tale senso, i pagamenti elettronici si sposano perfettamente sia dal punto di vista normativo sia dal punto di vista pratico col compito di assolvere a questo genere di compiti, abbinando le proprie caratteristiche a quelle della trasformazione digitale.

Dal punto di vista normativo, ad esempio, la seconda direttiva sui pagamenti (PSD2) ha permesso di abilitare una nuova generazione di servizi (di pagamento e non) basati su una generale e più approfondita attenzione nei confronti di clienti e consumatori.

Tale processo non ha avuto solo l’effetto di aprire il mercato ad una vasta platea di nuovi soggetti finanziari ma ha anche abilitato un’intera nuova economia da essi sostenuta, prima più in competizione e ora anche il collaborazione con gli operatori tradizionali.

Riuscire ad incrementare l’utilizzo dei pagamenti elettronici nella nostra società significa sviluppare infrastrutture di qualità, affidabili, sostenibili e resilienti, capaci di sostenere lo sviluppo economico e il benessere umano, con particolare attenzione alla possibilità di accesso equo per tutti a tali servizi, favorendo quindi anche l’inclusione sociale e l’accrescimento delle competenze digitali, in ottemperanza a quanto previsto dall’ONU con l’SDG #9.

Il rapporto intermedio della task force costituita dall’ONU per massimizzare lo sfruttamento della finanza digitale nell’ambito dei goal dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile (Task Force on Digital Financing of the Sustainable Development Goals) permette di affrontare il tema della digitalizzazione dei sistemi finanziari e monetari.

Far sì che il digitale possa essere strumento di evoluzione e di inclusione e non di incremento delle disuguaglianze, sapendo che la configurazione del sistema digitale finanziario è uno degli elementi fondamentali di strutturazione del percorso di sviluppo sostenibile. Così, le scelte sul Fintech diventano determinanti e l’individuazione accurata di opportunità e rischi è la condizione base per le politiche governative.

Come scrive la task force, l’interesse sull’innovazione digitale è fondamentale per far sì che le popolazioni diventino, anche grazie alla rivoluzione digitale, attore consapevole del sistema finanziario, sulla base della convinzione che protagonista, nei fatti, come maggiore contributore dei governi e del sistema privato, lo è già.

Ciò può significare anche pensare alla progettazione e all’adozione di pagamenti digitali innovativi tra enti pubblici e imprese, avviando sistemi in grado di aumentare il rendimento sociale della spesa pubblica locale e favorire lo sviluppo delle imprese che lavorano con la PA. Questo processo entra a far parte della capillare opera di semplificazione e (per certi versi di umanizzazione) che dovrebbe coinvolgere vari gangli dello Stato e della società italiana.

Tale ruolo è stato riconosciuto tempo fa anche dal Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, il quale, nel corso della sua relazione annuale, ha evidenziato con poche ma incisive parole l’importanza che fintech, digitale e pagamenti possono avere per lo sviluppo del Paese definendoli un “incubatore di innovazione”.

La trasformazione digitale, col supporto dell’industria e il potere abilitante dei pagamenti elettronici può essere uno stimolo decisivo per lo sviluppo economico e sociale italiano, il cui modello deve completare la transizione dall’economia manifatturiera intesa nel senso più stretto del termine ad una dei servizi innovativi, in cui l’alto valore tecnologico rappresenta un plus di fondamentale importanza sul quale basare la crescita competitiva dell’intero Paese.

Maurizio Pimpinella, 23 dicembre 2021