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La Bce taglia i tassi al 3,5%, ma sulla strategia è nebbia fitta

Lagarde fa il compitino e riduce dello 0,25%. Limato il costo delle operazioni di rifinanziamento

Bce © panossgeorgiou tramite Canva.com

La Bce taglia i tassi di interesse di un altro quarto di punto, con una mossa fotocopia di quella fatta a giugno, abbassandoli dal 3,75 al 3,5 percento. La speranza nutrita dagli analisti di vedere un taglio netto, di mezzo punto, resta quindi intrappolata tra gli artigli dei falchi del rigore tedeschi e dall’opposizione dei paesi cosiddetti “frugali”.

Non solo,  Christine Lagarde nulla dice sul futuro, restando aggrappata  al mantra “dipenderà dall’inflazione”.  A ben guardare un po’ come farebbe con la sua calcolatrice uno studente liceale che non riesce a risolvere l’equazione del compito in classe.

Vedremo i dati ripete indefessa madame Bce con una certa dose di fatalismo. Una situazione molto distante dal decisionismo del “Wathever it takes” pronunciato da Mario Draghi per salvare l’euro allora agonizzante. Eppure l’equazione appare elementare: continuare ad abbassare i tassi è vitale per dare ossigeno a famiglie e imprese.

A dire il vero, sotto questo profilo L’Eurotower ha cambiato il tasso sulle principali operazioni di rifinanziamento, abbassandolo dal 4,25 al 3,65 percento: una riduzione di 60 punti base in meno che, nei piani di Francoforte, dovrebbero essere un incentivo alle banche a concedere prestiti, mutui e leasing a costi inferiori.

Un compitino che assomiglia a una soluzione scritta a matita con mano incerta sul bordo del foglio protocollo. Un modo per dire al docente: “Se è giusta, valutala, se è sbagliata non considerarla perchè è la brutta”, altrimenti avrei usato la penna”.

Peccato che sbagliare per Fed e Bce significa non prendere una insufficienza, cosa che è capitata a tutti sui banchi di scuola o nelle aule dell’università, ma spingere il Pianeta dal già dissestato sentiero del cosiddetto “atterraggio morbido” nel baratro della recessione.

Un incubo per i Paesi più indebitati come l’Italia, che è già sotto procedure di infrazione, e per i cittadini. Giova ricordare che un quarto delle famiglie italiane sono indebitate, pari a 6,8 milioni di nuclei. E 3,5 milioni di famiglie hanno contratto un mutuo per coronare il desiderio di vivere in una casa di proprietà.

Dopo la corsa all’impazzata dei tassi tra il 2022 e il 2023, quando il costo del denaro è giunto al massimo storico del 4,5%, la Bce ha fermato la politica restrittiva e le banche hanno timidamente iniziato ad abbassare i saggi di sconto.

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Con vantaggi significativi per le famiglie, sia per comprare casa sia per cambiare l’automobili o gli elettrodomestici di casa. I tassi sui mutui sono al momento diminuiti a una media del 3,44%, rispetto a livelli medi superiori al 5% del 2023 e potrebbero calare ancora al 3,20 percento.

Una riduzione che comporterà – secondo alcune stime della Fabi – un risparmio complessivo di oltre 70mila euro (-19,3%) nel caso di un prestito immobiliare di 25 anni da 200mila euro.

I tassi sul credito al consumo sono scesi a una media dell’8,58%, dopo picchi superiori al 14%, e potrebbero calare ancora avvicinandosi all’8,25%. Questo significa, prosegue lo studio del principale sindacato dei bancari, che un’automobile da 25mila euro comprata interamente a rate, con un finanziamento di 10 anni, costerà oltre 11mila euro in meno (-23%) rispetto al 2023; mentre per una lavatrice da 750 euro, con un credito di 5 anni, il risparmio, nei prossimi mesi, sarà di 161 euro (-14,6%).

Fonte: Fabi

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