Muove un giro d’affari in crescita di quasi il 10% a 34 miliardi e vale ormai pari all’1,8% del Pil nazionale. Stiamo parlando del franchising, un comparto che sta vivendo una fase di razionalizzazione. Perché, rileva Assofranchising, se da una parte crescono i punti vendita e gli addetti coinvolti, dall’altra diminuiscono le insegne attive.
Avviare una attività in franchising resta quindi una valida occasione di impiego anche per i giovani pronti a cimentarsi con una iniziativa imprenditoriale guidata dalla casa madre, ma vince la selezione. Fondamentale, quindi, affiliarsi a un partner di consolidata esperienza e che assicura un rapido posizionamento strategico.
In particolare, secondo l’ultimo rapporto di Assofranchising, lo scorso anno è aumentato del 7,6% il numero di punti vendita in franchising lungo lo Stivale sfondando quota 65mila unità (circa 4.600 attività in più rispetto al 2022) a fronte di oltre 287mila occupati. Sono state tuttavia 25 le insegne sparite.
Insomma vice la selezione. Ecco allora una mini-guida per orientarsi nel settore e aprire una attività in franchising, evitando brutte sorprese, tenendo presente che quest’anno il settore dovrebbe vedere crescere il fatturato di un altro 4% circa, ma che le prospettive più rosse sono per il comparto dedicato alla cura e al benessere della persona, che potrebbe metteere a segno un balzo anche superiore al 10%.
L’ideale – sottolinea Reting, società di consulenza del settore, è affidarsi a una catena con una forte identità e una offerta di valore, ma non è detto che i big siano sempre i migliori. Posta questa premessa è necessario che il franchisor abbia un conto economico verificabile. Quindi si tratti perlomeno di una Srl, potrebbe inoltre essere utile chiedere il parere di un esperto di revisione di bilancio.
Il contratto proposto deve considerare il franchisee come un “socio” e non come un “cliente”. Prima di firmare qualsiasi impegno sarebbe buona prassi, mostrare l’articolato a un legale.
Altrettanto definito deve essere il percorso di sviluppo proposto, occorre quindi toccare con mano la bontà del piano marketing proposto. Altrimenti potrebbe diventare una impresa trovare i clienti e quindi avere le entrate previste in conto economico. A questo scopo potrebbe risultare prezioso un servizio di geo-marketing, così da individuare la location migliore e ridurre i rischi connessi a qualsiasi attività imprenditoriale.
E’ sempre consigliabile poi effettuare un sopralluogo in più di un punto vendita della catena di proprio interesse. E in quell’occasione chiedere di visionare il Manuale operativo, così da verificare che sia applicato in modo corretto.
La casa madre deve inoltre offrire un adeguato supporto nell’eventualità che sia necessario procedere alla selezione del personale, indipendentemente che si tratti di dipendenti o collaboratori autonomi. La selezione deve essere supportata in affiancamento con la casa madre.
Allo stesso modo ci deve essere un programma di formazione chiaro per l’intero staff sia per nella fase di avviamento dell’attività sia in quelle di successive di aggiornamento professionale.
Di norma va poi considerato che le case madre dovrebbero disporre di una figura di riferimento che assiste i franchisee, si tratta del Business Consultant, e di una serie di responsabili per aree tecniche e commerciali che intervengono in caso di evidenti problematiche (i Rescue Team)
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Infine è bene prendere visione degli accordi quadro con i fornitori, soprattutto per quanto concerne prezzi e tempi di consegna. E verificare che sussistano accordi di finanziamento agevolato. Così da non essere da soli a trattare le condizioni con le banche.