Più giorni possibili di smart working, più straordinari e in pensione il più tardi possibile: gli italiani provano così in modo attivo a fare fronte all’impatto dell’inflazione sul potere d’acquisto delle loro buste paga.
Un bel cambio di mentalità rispetto a quella sottostante al Reddito di Cittadinanza, sussidio che i grillini avrebbero voluto concedere a chiunque si dichiarasse disoccupato e nullatenente. Anche se nel frattempo poltriva sul divano del salotto di casa.
Un assurdo sociale, costato miliardi ai contribuenti italiani e in particolare alla classe media, che ben simboleggia la decrescita infelice progettata dal governo di Giuseppe Conte e dall’allora ministro del Lavoro, Luigi di Maio. Per non parlare del miraggio di trovare un impiego tramite i “navigator”, strumento che mai ha funzionato trasformando il Reddito in un puro sussidio, cioè in una elemosina di Stato.
Ma torniamo a come gli italiani stanno ora “lavorando” contro il caro vita mentre cercano di ridurre il peso del carrello del supermercato, acquistando sempre più prodotti no-logo e dei discount.
Uno studio condotto da Randstad stima siano oltre 7 su dieci i lavoratori che si stanno muovendo in modo proattivo (72%) contro l’inflazione. In particolare, il 24% ha intenzione di aumentare (o ha già aumentato) le ore di lavoro, quasi il 20% sta valutando (o ha già cominciato) un secondo lavoro, il 14% sta pensando di posticipare il pensionamento. Un altro 14% ha, invece, incrementato lo smart working per ridurre i costi di spostamento.
Va detto però che per contro solamente quattro italiani su dieci affermano di aver ricevuto supporto dalle proprie aziende, un dato in calo rispetto al 2022. Non solo, complice probabilmente i molti contratti nazionali in attesa di rinnovo, solamente un terzo ha percepito un aumento di stipendio o bonus negli ultimi sei mesi, mentre solo il 23% ha ricevuto più misure di sostegno per le famiglie, come assistenza all’infanzia o congedi parentali.
Quanto allo smart working, ricordo dei tempi più cupi delle chiusure del Covid, ancora oggi il 20% degli italiani continua lavorare prevalentemente da casa, il 31% non lo fa ma la riterrebbe la soluzione migliore. Aumenta, quindi, il malcontento davanti ad aziende che si dimostrano meno comprensive sia appunto sullo smart working sia sulla flessibilità degli orari di impiego.
Per approfondire leggi anche: gli italiani stanno esplodendo sul lavoro, vogliono settimana corta e smart working qui, invece, il maxi-aumento strappato dai bancari mentre la Cgil di Landini perdeva tempo in piazza. E qui la patente a punti che da ottobre misurerà il grado di affidabilità della sicurezza nei cantieri edili, dando una nuova gatta da pelare alle imprese del settore.
Sempre in base allo studio, che la multinazionale olandese Randstad ha condotto in oltre 30 Paesi (sono stati 764 i lavoratori interpellati in Italia tra i 18 e i 67 anni sui circa 26.800 complessivi), i più rapidi a rimboccarsi le maniche davanti all’impennata dei prezzi sono stati la Generazione Z, e i Millennials, seguiti da Gen-X e Boomers.