L’India fa il pieno di petrolio russo segnando un incremento del 1000 % nelle importazioni rispetto al 2021, ovvero prima dell’invasione russa dell’Ukraina e i porti indiani sono letteralmente presi d’assalto dalle petroliere che alimentano quotidianamente una dipendenza dell’India da un petrolio russo a prezzo scontato che raggiunge il 40% del fabbisogno di Dehli.
Mediamente ogni giorno vengono sbarcati 1,6 milioni di barili di greggio. I dati riportati dalle principali pubblicazioni del settore marittimo sono stati elaborati dall’organizzazione internazionale BIMCO.
Con la costante crescita delle importazioni di petrolio russo dall’India, sono anche di conseguenza aumentate le giornate di navigazione delle petroliere che scaricano in India. Anche perché sino al 2021 l’India acquistava quasi il 70% del suo greggio via mare dai Paesi del Golfo Persico. Quantitativo che è calato al 45% non tanto per la presenza dei ribelli Houthi nel Mar Rosso, quanto per gli sconti che Mosca pratica sul suo greggio, altrove oggetto delle sanzioni.
Sono cambiate anche le caratteristiche delle navi petroliere Il cambiamento dei modelli di acquisto ha avuto un impatto significativo anche sulle navi che trasportano il greggio. Sparite quasi totalmente le mega cisterne a dominare questi traffici sono le petroliere del tipo Aframax e Suezmax Petroliere per altro più vecchie della media con quattro anni in più rispetto al 2021 e una presenza consistente di navi di oltre 20 anni .
E nel mondo dei trasporti petroliferi letteralmente rivoluzionato dalle tensioni geopolitiche si propongono anche molte situazioni border line. Il porto ukraino di Odessa è vietato alle navi italiane…ma le altre bandiere comunitarie, salvo rare eccezioni, ci vanno, imbarcano e sbarcano merce nonostante i cannoni di guerra tambureggino a poche miglia di distanza. E’ il caso in particolare di Malta (e sotto bandiera maltese sono immatricolate navi di tutti i principali Paesi europei) le cui Autorità consentono il viaggio nel cosiddetto triangolo del Mar Nero, puntando su un vero e proprio montepremi di rate di nolo alle stelle.
Ma il mercato è impazzito su più fronti. Un noleggio time charter per una nave trasporta prodotti ha raggiunto e polverizzato ogni record storico. E a contribuire all’incremento delle rate di nolo è anche lo scarso numero di navi disponibili in Mediterraneo dove sino a pochi anni fa operavano unità di età più matura e che oggi invece (anche su spinta dei grandi noleggiatori e quindi delle compagnie petrolifere) sono richieste nel range dagli 8 ai 10 anni di età, quando le navi di neo costruzione sino a 5 anni sono “preda” del mercato che anche gli armatori definiscono oscuro, e che garantisce un ritorno a tempo di record sul valore della nave stessa.
Ormai nel mondo armatoriale, come sempre accaduto nel caso di conflitti, si è prodotta una vera e propria spaccatura. Da un lato – come sottolinea Raffaele Brullo – gli armatori che hanno adottato e adottano un atteggiamento prudenziale godendo certo di un incremento dei noli, ma privilegiando la continuità di rapporti con noleggiatori (come le grandi compagnie petrolifere) che puntano sull’affidabilità; dall’altro, una fascia di compagnie per il trasporto di prodotti petroliferi che scommettono con forza sulla speculazione e anche sul rischio.