Cinesi e iraniani indagati per le navi di armi agli Houthi

Il Dipartimento del Tesoro Usa stringe le maglie delle sanzioni, ma intanto i transiti di navi attraverso Suez collassano

5.2k 0
Cina mar rosso

Il traffico marittimo attraverso il Canale di Suez, calato nei primi otto mesi di oltre il 50% con un trend in rapido peggioramento, navi che partono dal porto di Genova con il filo spinato sulle murate per rendere difficile l’abbordaggio da parte dei pirati e dei terroristi, petroliere costantemente nel mirino dei jihadisti Houthi.

Mentre la catena logistica europea si sta faticosamente riposizionando ad esempio utilizzando i porti liguri anche come hub per la distribuzione dei container entrati da Gibilterra sulle grandi navi, e distribuirli quindi verso le destinazioni del Mediterraneo orientale, la battaglia delle sanzioni non conosce tregua e con sempre maggiore frequenza individua in navi e compagnie cinesi i responsabili di violazioni nel blocco dei traffici (e in particolare di componenti per armi e missili) con destinazione le milizie yemenite così come l’Iram.

L’Office of Foreign Assets Control (OFAC) del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha ulteriormente stretto le maglie dei controlli adottando nuove misuraecontro l’approvvigionamento di armi agli  Houthi e contro le navi coinvolte in spedizioni illecite di petrolio a sostegno delle attività degli Houthi e dell’Iran. Le ultime sanzioni riguardano una persona e tre società iraniane e cinesi che hanno contribuito a fornire agli Houthi materiali per missili avanzati e veicoli aerei senza pilota (UAV).

Compagnie di navigazione ombra made in Pechino

Ma sotto sanzioni sono già finite diverse società cinesi e un agente iraniano. La Shenzhen Boyu Imports and Exports Co. Limited, una società di logistica cinese, è stata designata per aver facilitato la spedizione di componenti a doppio uso ai militanti Houthi. Altre due società cinesi – Shenzhen Jinghon Electronics Limited e Shenzhen Rion Technology Co., Ltd. – sono state prese di mira per aver fornito componenti critici utilizzati nella produzione di missili e UAV degli Houthi. Inoltre, Hasan Ahmad Hasan Muhammad al-Kuhlani, un operativo con sede in Iran, è stato posto sotto controllo per aver coordinato le attività di contrabbando di armi degli Houthi.

Quella dell’OFAC che ha sanzionato la Gemini Marine Limited e ha identificato due delle sue navi, la IZUMO e la FRUNZE, coinvolte in spedizioni illecite di petrolio a sostegno delle attività degli Houthi e dell’Iran, è una vera e propria guerra parallela. La IZUMO ha trasportato prodotti petroliferi per la Sepehr Energy Jahan Nama Pars Company, una società di facciata per lo Stato Maggiore delle Forze Armate iraniane. Ha anche trasportato spedizioni per la rete di Sa’id al-Jamal, un funzionario finanziario Houthi sottoposto a sanzioni.

Sull’efficacia di queste indagini e di queste misure sanzionatorie si allungano molti dubbi, al punto che crescono negli Stati Uniti le pressioni per un intervento in forze dell’aviazione americana sulle postazioni Houthi, al fine di “liberare” i traffici marittimi dal cappio con cui i ribelli yemeniti li stanno soffocando.

E’ di queste ore un dato choc: nei primi otto mesi del 2024 nel canale di Suez sono transitate globalmente 9.029 navi, con una diminuzione del -48,4% sullo stesso periodo dello scorso anno, di cui 3.354 navi cisterna (-41,1%) e 5.675 navi di altro tipo (-51,9%). Il tonnellaggio netto delle navi transitate è ammontato a 366 milioni di tonnellate SCNT (-65,0%) e il valore dei diritti di transito riscossi si è attestato a 117,5 miliardi di sterline egiziane (-44,2%).

Ti è piaciuto questo articolo? Leggi anche

Seguici sui nostri canali
Exit mobile version