Bandiera rossocrociata anche in acque tempestose. Si. Perché per la prima volta dopo almeno cinquant’anni la Svizzera un pensierino a una Marina mercantile che possa sfruttare anche nelle zone a rischio guerra, la neutralità consolidata e riconosciuta della sua bandiera, più di uno anche in seno al Gran Consiglio federale lo sta facendo.
Due giorni fa l’ultimo tabù che sembrava insuperabile ovvero l’insieme di norme che caricavano di obblighi nazionalistici qualsiasi armatore che avesse voluto immatricolare una sua nave sotto bandiera elvetica, è caduto. E lo ha fatto quasi senza preavviso a conferma del fatto che proprio nei momenti più a rischio, quelli di conflitti bellici conclamati o all’orizzonte, Berna l’idea di dotarsi di una marina mercantile nazionale che possa garantire comunque al Paese gli approvvigionamenti di materie prime e di prodotti di cui ha bisogno, questa idea viene rilanciata. Era accaduto durante la prima Guerra mondiale poi alla vigilia del Secondo conflitto
Oggi la flotta svizzera – come ha ricordato l’avvocato ticinese Adriano Sala durante il Forum Un mare di Svizzera7 svoltosi oggi a Lugano – conta solo su 13 navi di piccole dimensioni. Recitava un aneddoto comico che uno svizzero nel vedere un italiano sbellicarsi dalle risate difronte alla targa “Marina mercantile svizzera” affissa su un palazzo di Ginevra, avesse replicato “In fondo voi avete o non avete un ministero delle Finanze?”.
Adesso la decisione del Consiglio Federale è quella di cancellare tutti i requisiti vincolanti per chi volesse far sventolare a poppa la bandiera rossocrociata: Vincoli che riguardano sede, finanziamento, governance direzionale ed equipaggi sino a oggi tutti tassativamente e obbligatoriamente svizzeri.
Non sfugge poi a nessuno la connessione naturale fra flotta e finanza, in un paese, come la Svizzera, che senza bandiera ha visto comunque svilupparsi “in casa” mega gruppi dello shipping come MSC a Ginevra e Nova Marine Carriers a Lugano.
87 navi sotto attacco da parte degli Houthi
Come detto una bandiera neutrale potrebbe rivelarsi uno scudo eccezionale per terroristi, pirati e ribelli, in primis gli Houthi yemeniti che nei loro attacchi effettuano una precisa cernita: solo il 10% delle 87 navi attaccate dagli Houthi in questi mesi era riconducibile a bandiere-Stato ovvero a bandiere che hanno effettivamente alle spalle uno Stato in grado di difenderle anche attraverso l’utilizzo delle Marine militari; per il resto si tratta solo di navi battenti bandiera di convenienza. E sempre di più il fattore sicurezza e protezione si gemella, nella scelta del registro di bandiera alla certezza del diritto per quanto riguarda finanziamenti e ipoteche e alla snellezza ed efficienza nelle procedure . Tutti requisiti di cui l Svizzera sarebbe indubbiamente dotata.