Ma che contenzioso e contenzioso… o autodenuncia anche di un errore formale entro tre anni… Il nuovo Codice doganale pubblicato sulla Gazzetta ufficiale fa tintinnare le manette in Dogana, al punto che in molti si chiedono già oggi quali conseguenze si innescheranno, inclusa quella di un massiccio dirottamento (in tutti i casi in cui sarà possibile) verso Dogane di altri Paesi Ue dove le violazioni in materia doganale erano e restano oggetto di sanzione amministrativa. Il tutto – come denunciato oggi dalla Community portuale di La Spezia (porto che aveva fatto più di altri del rapporto Dogane-operatori una carta vincente) con il rischio di regalare ad altri Paesi Ue, lavoro, traffico (con incidenza pesantemente negativa sui porti italiani), occupazione ma anche aggio sui dazi che andranno a finire nelle casse di Francia, Spagna, Germania, Slovenia, ottenendo quindi un effetto diametralmente opposto rispetto a quello di una crescita del gettito fiscale.
Se anche l’errore diventa contrabbando
Come funziona il nuovo Codice doganale atteso per decenni? Semplicemente trasforma la quasi totalità delle sanzioni amministrative in trampolini per un rinvio a giudizio; e trasforma in parallelo i sequestri temporanei della merce in confisca dei beni, con la fondata presunzione negativa di una loro “detenzione” anche per un decennio sino a quando gli Eppo (i tribunali della Procura europea, a oggi 8 con una trentina di magistrati in distacco, non avranno smaltito la valanga di pratiche che sta per piombare sulle loro scrivanie.
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Cosa può succedere in pratica? Un autotrasportatore che si dimentica di dichiarare un collo trasportato, o non effettua lo stop in Dogana. Un magazziniere che carica erroneamente un collo non ancora sdoganato giacente a magazzino. Errori documentali di vario tipo. Sino a ieri le violazioni di queste norme doganali, spesso per errori procedurali, erano passibili di sanzioni e addirittura il responsabile del carico e della spedizione poteva nei tre anni successivi, scoperto il suo errore, autodenunciarsi, evitando la sanzione. Il tutto all’insegna di una linea comune in tutti i principali Paesi europei, forse con la sola eccezione della Polonia; linea che prevedeva per la violazione fiscale in Dogana, una sanzione amministrativa che solo nel caso di dolo provato, cedeva in passo alla Procura della Repubblica e all’accusa di contrabbando.
Un Codice pubblicato sul filo di lana
Da oggi cambia tutto: il nuovo Codice doganale, pubblicato a sorpresa dopo che mesi addietro non erano stati presi in considerazione alcuni emendamenti degli operatori e dopo che lo stesso nuovo Codice era stato dato per accantonato, riappare con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale a pochi giorni di distanza dalla sua decadenza.
E appare all’insegna di linee guida che stanno lasciando sconcertati operatori, aziende, porti, trasportatori, spedizionieri. Le Dogane, che tornano a essere “affiancate” in modo massiccio dalla Guardia di Finanza (anche in qualità di braccio operativo delle Procure), non possono più definire le sanzioni e quindi sono private di questa responsabilità, come era previsto nel vecchio Codice di 330 articoli del 1973 sostituito ora dal nuovo testo pubblicato sulla G.U. del Dlgs n.141, che abroga il Testo Unico Legge Doganale D.P.R. n.43 del 23 gennaio 1973 e ridefinisce le norme nazionali complementari alla legislazione Unionale.
Considerando che il vecchio Codice produceva effetti concreti solo in tema di sanzioni visto che tutte le altre norme contenute nei 330 articoli erano superate dalle norme comunitarie, l’intervento del Mef si è concentrato sulle sanzioni. In controtendenza rispetto a quanto accade in tutta Europa il nuovo Codice sembra riproporre – come sottolineano coralmente anche gli operatori specializzati -una filosofia inquisitoria della pubblica amministrazione rimbalzando ancora una volta sul privato l’onere della prova. Sino a ieri, salvo i casi di violazione dolosa accertata delle norme doganali rientranti nella fattispecie del reato penalmente perseguibile del contrabbando, tutto rientrava nel campo delle sanzioni amministrative. Oggi tutto rientra nella fattispecie del contrabbando, quindi in una procedura di tipo penale, nella confisca della merce, salvo che per violazioni inferiori ai 10.000 euro di valore delle imposte applicate alla merce. Considerando che mediamente un container trasporta merci per valori fra i 60 e i 100.000 Euro, il nuovo Codice si abbatte come una mannaia su tutto il traffico delle merci che transita attraverso le Dogane italiane.
La dichiarazione infedele, anche senza dolo, entra nel grande regno del diritto penale. E non casualmente oggi, la Community di La Spezia, prima a scendere in campo, denuncia il rischio di un dirottamento dei maggiori quantitativi di merce e prodotti possibili su altre Dogane europee e quindi anche su altri porti europei, che nella pressochè totalità dei casi continuano, anche nell’ottica di un allineamento di tutti i Paesi alle norme comunitarie, ad applicare norme meno penalizzanti e meno radicalizzate.
Dogane depotenziate rispetto alla GdF
“ Il nuovo Codice doganale che sostanzialmente si occupa solo di sanzioni visto che tutte le altre tematiche doganali sono ormai riconducibili alla normativa comunitaria – sottolinea la Community La Spezia – “penalizza” nel senso letterale del termine l’intera filiera portuale, logistica e trasportistica, trasformando contenzioni e sanzioni di tipo amministrativo in “reati di contrabbando”. Le conseguenze saranno devastanti con un effetto boomerang per le stesse casse dello Stato, visto che la inevitabile fuga di carichi e di merci verso lo sdoganamento in altre Dogane comunitarie, con un approccio meno radicale, determinerà la perdita di consistenti aggi sui dazi doganali stessi che saranno “regalati” alla casse erariali di altri Paesi comunitari”
Secondo la Community spezzina si determineranno quindi vere e proprie forme di distorsione del mercato con diretta penalizzazione delle imprese italiane specie in porti e in aree logistiche come quella di La Spezia che, in un lineare e corretto rapporto con una Dogana oggi di fatto estromessa dai contenziosi e dalla valutazione delle sanzioni, avevano edificato un sistema meno burocratizzato e più funzionante.