Un paio di settimane fa, un sabato mattina, mentre stavo scrivendo la newsletter mia moglie mi chiese: “Quanto tempo ancora devi stare lì a scrivere? Dobbiamo fare il cambio di stagione, mi puoi aiutare?”.
Al ché le ho detto: “Mah, non mi sembra ancora così caldo, non sarà troppo presto?”, “Eh no! È maggio ormai, ormai il caldo è arrivato…”.
Ok, cambio di stagione fatto, d’altronde ogni anno quando è maggio il caldo arriva puntuale.
Ma maggio quest’anno è molto più simile a Novembre ed eccoci qui, a casa con la t-shirt ma con la felpa perché, oltre a piovere da non so quanti giorni (e un pensiero va alle vittime e alla gente dell’Emilia-Romagna devastata dal maltempo) fa anche freddo.
Questa storia mi ha ricordato quella del Tacchino Induttivista, di cui parlai qualche anno fa ma che mi sembra il caso di riproporre: “C’era un volta un tacchino che viveva in un allevamento, rifletteva molto sul senso della vita e voleva farsi una visione del mondo fondata sulla scienza e l’esperienza.
Il tacchino aveva notato che le cose tendono a ripetersi e aveva quindi abbracciato la filosofia induttivista (l’induzione è quella forma di ragionamento che, dall’esame di una serie di casi particolari, conduce a una conclusione universale).
Fin dall’inizio il tacchino aveva osservato che ogni giorno il padrone gli portava da mangiare; non traendo però delle conclusioni affrettate fece diverse osservazioni finché verificò che, tutti i giorni della settimana, col sole o con la pioggia, nei giorni più caldi e in quelli più freddi, da solo o in compagnia, il padrone – alle 12 – gli portava del cibo.
Dopo tutte queste osservazioni, alla fine il tacchino maturò la convinzione: “Tutti i giorni, alle 12, mi danno il cibo” (come a maggio, tutti gli anni, arriva il caldo).
Sfortunatamente il Giorno del Ringraziamento la sua teoria venne clamorosamente smentita e il tacchino capì perché il padrone gli aveva dato da mangiare…(liberamente ispirata alla “storia del tacchino induttivista” di Bertrand Russel).
L’inaffidabilità e l’infondatezza (e la conseguente pericolosità) di immaginare il futuro sulla base delle esperienze passate è particolarmente evidente nella gestione dei risparmi.
Negli ultimi 50 anni i risparmiatori italiani sono stati abituati a ricevere ogni anno un rendimento che assomiglia molto al “pasto gratis” del tacchino di cui sopra; nessun rischio e il padrone (lo Stato) che – apparentemente – si prende cura di me.
Esclusa la parentesi dei bassi rendimenti degli ultimi anni, che il padrone fosse rappresentato dalla DC o Berlusconi, dall’Ulivo fino ad arrivare ai governi più recenti, il risparmiatore ha sempre visto arrivare puntualmente il suo rendimento.
E nella testa del risparmiatore, dopo tanti anni di queste osservazioni, è maturata una forte convinzione induttivista: “in qualsiasi condizione di finanza pubblica, con governi di destra, di centro o di sinistra, con i tassi bassi o alti, con l’inflazione o senza, il rendimento arriva sempre!”.
Oggi, dopo un 2022 che ha visto il riemergere del fenomeno inflazione e un rialzo dei tassi quali non si vedevano dalla fine degli anni ’70, i rendimenti dei titoli di stato sono tornati decisamente appetibili (parliamo di un 3% netto sui mai-dimenticati Bot e di un 4% sui Btp a media scadenza); ovviamente nelle ultime aste c’è stato un clamoroso successo con richieste miliardarie da parte dei sottoscrittori.
Va bene, sicuramente ne vale la pena, dopo anni di vacche magre finalmente si può portare a casa un rendimento interessante (la garanzia poi del capitale a scadenza gioca un ruolo fondamentale).
Lungi da me quindi il voler fare l’uccello del malaugurio, anch’io ho acquistato ad esempio il Btp Italia; quello che voglio dire è di non fare però come il tacchino della storia, trarre cioè un giudizio universale – il titolo di stato è il migliore e l’unico investimento possibile perché ogni anno il padrone mi porta il rendimento – su una serie di osservazioni per quanto lunghe nel tempo; ogni forma di investimento ha un suo grado di rischio, non dimentichiamo quindi il sano, corretto e mai troppo ricordato principio sacro degli investimenti: la DIVERSIFICAZIONE.
Oggi tutto l’universo obbligazionario rende come i titoli di stato italiani (qualcuno anche di più) e con una qualità (rating) spesso migliore.
Quindi non esageriamo e attenzione al Giorno del Ringraziamento…
Massimiliano Maccari, 22 maggio 2023