Economia e Logistica

Ponte sullo Stretto, il WWF ci prova con il rischio paleotsunami

Gli ambientalisti chiedono al Parlamento di stoppare tutto. Il consorzio: “Opera realizzabile da oltre 20 anni”

Fonte: wwf © TheMilMarZone tramite Canva.com

Il Ponte di Messina va decisamente “stretto” al WWF. Poco importa se sia una grande opera di cui si parla da anni, con certo dispendio di denaro pubblico per progettarla fin dai tempi del governo Berlusconi, e se si candida a essere il simbolo della sapienza ingegneristica italiana.

Il WWF continua la sua guerra contro il progresso e prova a bloccare tutti giù dal Ponte. Pochi mesi dopo aver invocato la protezione delle cicogne e difeso i diritti deli altri pennuti migratori,  gli ambientalisti del panda prendono così carta e penna per inviare ai deputati un accorato appello.

Fermate il lavori, chiede il WWF ai parlamentari che si stanno invece apprestando a convertire il cosiddetto “Decreto legge Infrastrutture”, quello che contempla appunto anche il Ponte di Messina.

Qual è la ragione di tanto allarme? Secondo il WWF, evidentemente a nostra insaputa grande esperto di queste maxi-infrastrutture realizzate in tutto il mondo dai big delle costruzioni, non sono stati portati a termine alcuni test critici essenziali prima del progetto esecutivo. In sostanza il tentativo, nemmeno celato, è quello di rimandare tutto sine die.

Mentre le auto delle famiglie e i mezzi pesanti degli auto traportatori continuerebbero così a mettersi in colonna in attesa del traghetto, i tecnici dovrebbero continuare a scervellarsi sul rischio sismico e idrogeologico. Senza dimenticare di tenere in debita considerazione gli eventi di paleotsunami nonchè gli tsunami storici.

Al “partito del no” che raccoglie numerosi iscrizioni tra gli ambientalisti, replica la Società Stretto di Messina: “Il ponte è realizzabile da oltre vent’anni. La fattibilità tecnica del progetto non è mai stata messa in discussione ed è comprovata da anni di ricerche e prove con il coinvolgimento di primari istituti scientifici e dei massimi esperti che hanno realizzato i maggiori ponti sospesi in tutto il mondo”.

In ogni caso, una volta risposto alle domande poste dal ministero, seguirà il progetto definitivo aggiornato, che dovrà passare al vaglio dei Cipess. Si tratta del Comitato interministeriale per la programmazione economica, che è presieduto dallo stesso premier Giorgia Meloni.

Ad occuparsi della progettazione esecutiva, a meno di sorprese, sarà il consorzio guidato da Webuild che è il principale general contractor italiano e uno dei maggiori al mondo. E’ stata per esempio Webuild a costruire a tempo di record il nuovo ponte di Genova su cui sono già transitati 50 milioni veicoli dopo la tragedia del Morandi.

Non solo, il progetto definitivo del Ponte sullo Stretto sarà corredato da oltre 300 elaborati geologici, frutto di nuova e più ampia documentazione a varie scale grafiche, realizzata con l’ausilio di circa 400 indagini puntuali, tra sondaggi geologici, geotecnici e sismici.

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Tutte le faglie presenti nell’area sono note, censite e monitorate, comprese quelle del versante calabrese, prosegue la Società Stretto di Messina precisando che ogni punti contatti è stato progettato in base a queste variabili. Così come sono stati analizzati i rischi sismici e financo quello di tsnunami e vulcanici.

Insomma, il cantiere del Ponte sarà il linea con le best practice internazionali e l’obiettivo resta quello di ottimizzare la costruzione di un’opera strategica per la logistica nel Mediterraneo.

A questo punto la scelta da compiere è netta: o il governo procede rapidamente alla realizzazione della infrastruttura, visto che in ogni parte del mondo ci sono ponti sospesi in zone molto più sismiche del lembo di mare tra Calabria e Sicilia. Basta andare in Turchia, Grecia, Giappone e California. Altrimenti mettiamo per sempre una pietra sopra al progetto.

Nel primo caso, oltre ai vantaggi per il traffico, il Sud avrà un’opera che ne farà respirare il progresso e regalerà forse un senso di ebrezza a chi lo percorrerà. Un’opera insomma positivista, che esalta la tecnologia e l’ardire umano,  come l’aeroporto di Doha ritratto da Nicola Porro nella quarta tappa di “Ti Porro via con me”.

All’opposto continueremo a imbarcarci sui traghetti. in attesa che certi talebani della transizione ci chiedano di abbandonare anche le auto e di spostarci a dorso di somaro. Basta esserne consapevoli, e scegliere.

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