Prima le folle esultanti dietro al green symbol, Greta Thumberg; poi i primi dubbi sulle possibilità di applicare concretamente il green deal al mondo del trasporto marittimo; poi ulteriori perplessità sulla effettiva capacità di reperire nei porti i carburanti alternativi, infine la “scoperta” che l’ETS (ovvero la tassazione sulle emissioni che avrebbe dovuto finanziare misure per una sempre maggiore implementazione europea della rotta verde), ETS sulla quale stuoli di avvocati e presunti esperti si sono consumati la vista, non è altro che un auto-dazio che l’Unione europea si è inferta e ha inferto agli Stati membri creando le premesse per una fuga in massa delle flotte dalla bandiere comunitarie.
Lo tsunami che anche dalle colonne di questo giornale on line è stato giustamente preannunciato, dopo l’automotive, anche per lo shipping mondiale, rischia di infierire su coste e su porti già spopolati.
Per altro i risultati della campagna verde condotta da Timmerman e dai suoi successori, inclusa l’attuale commissaria all’ambiente, si sta rivelando un flop totale.
Le emissioni nocive che in pompa magna sarebbero declinate progressivamente come l’effetto delle prime misure implementate sulle navi (dagli scrubber, meccanismi che riciclano i fumi per poi, nella gran parte dei casi, buttarli a mare nella forma di fanghi inquinanti, al limitatissimo uso di carburanti alternativi, sino al GNL che si sta rivelando più inquinante del vecchio e sano diesel), altro non erano che la conseguenza di una flessione globale dei traffici a livello mondiale.
L’iniziativa FuelEU Maritime fissa obiettivi ambiziosi, tra cui una drastica riduzione dell’intensità dei gas serra dei combustibili per il trasporto marittimo dal 2% nel 2025 all’80% entro il 2050. Il regolamento si applicherà a tutte le navi che fanno scalo nei porti dell’UE, indipendentemente dalla bandiera o dalla nazionalità, coprendo sia le emissioni del viaggio che le operazioni in porto.
Tra le misure chiave figurano l’obbligo di fornitura di energia elettrica da terra nei principali porti dell’UE entro il 2030 e incentivi per i combustibili rinnovabili di origine non biologica. L’iniziativa fa parte del più ampio pacchetto Fit for 55 dell’UE, che sostiene l’impegno dell’Unione a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.
Banchine elettrificate consumando carbone
Ma come emerso anche in recenti convegni questi obiettivi risultano in modo evidente una pura utopia, se non una evidente presa in giro di stampo ideologico. Basti pensare alle famose banchine elettrificate, verso la cui realizzazione sono stati dirottati fondi consistenti del Pnrr. Banchine che dovrebbero essere alimentate da centrali elettriche che non esistono o che comunque sarebbero alimentate a carbone, moltiplicando l’effetto emissioni prodotto dalle singole navi.
M anche su altri fronti la politica verde sul mare sembra annegare in un mare di guai. In particolare per quanto riguarda il GNL e le crociere.
L’UE ha promosso il GNL come alternativa pulita ai tradizionali combustibili fossili, ma nuovi dati sulle emissioni upstream dimostrano che il mix di gas europeo è inquinante quanto l’olio combustibile.
Il gas naturale inquina piu’ del diesel
Il gas naturale liquefatto (GNL) che l’Europa importa inquina circa il 30% in più rispetto a quanto ipotizzato dal Regolamento sui carburanti puliti per il trasporto marittimo, il FuelEU Maritime. Le emissioni upstream rendono il GNL inquinante come il carburante che dovrebbe sostituire Il gas fossile viene considerato un’alternativa pulita ai tradizionali combustibili per il trasporto marittimo, come l’olio combustibile pesante, uno dei combustibili più inquinanti del pianeta. Ma il nuovo studio di T&E mostra che, a causa delle cosiddette “emissioni upstream”, quelle che si verificano prima del consumo a bordo dell’imbarcazione, il GNL proveniente dai principali fornitori dell’UE – Stati Uniti, Qatar, Russia e Algeria – è inquinante tanto quanto il carburante che sostituisce.
Oggi, sono circa 1.200 le navi alimentate a GNL in tutto il mondo, ma questo numero potrebbe crescere vertiginosamente: le compagnie di navigazione ne hanno infatti ordinate altre 1.000, avviando così una notevole crescita dei consumi di questo gas fossile. Con un tale incremento, secondo T&E, al 2030 circa un quarto del traffico marittimo dell’UE potrebbe essere alimentato da GNL.
Crociere: piu’ dimensioni, piu’ emissioni
Infine le crociere. Sempre secondo un altro report di T&E nel 2050, le navi da crociera potrebbero essere 8 volte il Titanic. Già oggi – sottolinea il report:
- Le navi da crociera più grandi al mondo sono, per dimensioni, il doppio di quelle del 2000;
- Al tasso di crescita attuale, nel 2050 le più grandi navi da crociera potrebbero diventare quasi otto volte più grandi del Titanic e trasportare circa 11.000 passeggeri;
- Il danno ambientale è parametrato alle dimensioni;
- Il numero di navi da crociera è aumentato di venti volte, da appena 21 nel 1970 alle 515 di oggi;
- Le emissioni di CO2 delle navi da crociera erano già 20% più alte nel 2022 rispetto al 2019, prima della pandemia;
- Le navi da crociera sono attualmente esenti dalle imposte sul carburante e dalla maggior parte delle imposte sulle società e sui consumatori. Un’imposta di 50 euro su un tipico biglietto di crociera porterebbe 1,4 miliardi di euro a livello globale e 377 milioni di euro in Europa.