Complice la forte ripresa del turismo, lo scorso anno i passeggeri degli aeroporti italiani hanno toccato il record storico di 197,2 milioni. Il dato supera del 2,1% il picco raggiunto nel 2019, quindi prima che la pandemia Covid e i lockdown bloccassero tutto il comparto.
Positivi i dati di entrambi gli scali che la vecchia Alitalia, poi fallita e sostituita da Ita Airways, aveva l’ambizione di considerare come propri “hub”. Senza però poi avere mai le forze necessarie per rispettare gli impegni. In particolare:
- Roma Fiumicino, che fa capo al gruppo AdR, è sul gradino più alto del podio con 40,5 milioni di passeggeri;
- Milano Malpensa, che è gestito dal gruppo Sea, si è collocato al secondo posto pur a notevole distanza (26,1 milioni).
Altro segnale positivo è il recupero del segmento internazionale, che ha raggiunto i 128 milioni di passeggeri. Quindi se subito dopo il Coronavirus era stato il mercato domestico a offrire le energie per il recupero, ora a spingere sono le tratte a medio e a lungo raggio, cioè quelle più redditizie.
Migliora poi il load factor, cioè i parametro che calcola il fattore di riempimento di ciascun velivolo e quindi, in definitiva, segna se quella tratta è in utile o in perdita. Ma torniamo agli aeroporti. Con il superamento dei volumi del 2019, nel 2023 il settore si lascia alle spalle gli anni duri della pandemia, nel corso dei quali il sistema ha perso almeno 280 milioni di passeggeri, scrive Assaeroporti.
Dopo Fiumicino e Malpensa, completano la classifica dei primi dieci scali del nostro Paese Bergamo con 16 milioni di passeggeri, quindi seguono Napoli, Venezia , Catania e Bologna tutti sopra la quota psicologica dei 10 milioni di passeggeri annui. Infine Milano Linate (9,4 milioni), Palermo e Bari.
In generale, si segnala un marcato recupero del traffico negli aeroporti del Nord e del Centro, ma sono in progresso anche gli scali del Sud e delle Isole che hanno confermato l’andamento del 2022.
Ha perso quota invece il traffico cargo, complice il difficile contesto geopolitico e le preoccupazioni per la tenuta dell’economia mondiale. Lo scorso anno le merci movimentate sono state 1.086.810 tonnellate, l’1,5% in meno rispetto al 2019 e l’1,6% in meno sul 2022.
Malgrado il record storico di passeggeri, il 2023 è stato un anno “caratterizzato da forti turbolenze”, avverte il presidente di Assaeroporti, Carlo Borgomeo. Di certo non hanno aiutato nè il braccio di ferro del settore con il governo e Bruxelles sul caro voli nè i ripetuti rinvii dell’operazione Ita-Lufthansa.
Gli equilibri nelle rotte che si determineranno in seguito alla prevista integrazione di Ita Airways nella compagnia tedesca saranno infatti centrali anche per il business degli scali italiani. Non è un mistero comunque che la low cost irlandese Ryanair voglia crescere.
Molto dipenderà da quali saranno i paletti che imporrà l’Antitrust Ue di Margrethe Vestager per approvare l’operazione: si teme, infatti, che le rinunce in termini di slot “pregiati” a Linate saranno pesanti. Non appena ottenuto il via libera, il primo passo già concordato con il Tesoro, che oggi controlla l’intero capitale di Ita, sarà l’ingresso dei tedeschi con il 40%.
Importante è, comunque, che la compagnia di bandiera italiana, già di per sè una sorta di “bonsai” dell’aviazione, non sia ridotta a una “navetta”, funzionale solo ad alimentare i voli a lungo raggio di Lufthansa e il suo maxi-hub di Francoforte.
Nel frattempo nel 2023 la società presieduta da Antonio Turicchi ha fatto segnare ricavi per 2,4 miliardi a fronte di 15 milioni di passeggeri e, soprattutto, ha smesso di bruciare i soldi dei contribuenti.
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Ita è pronta a volare verso il profitto. Nella speranza, grazie alla massa critica del big dei cieli tedesco, da un lato di poter contare su una maggior forza negoziale con fornitori, Airbus in testa, dall’altro lato di intercettare i tanti stranieri che raggiungeranno l’Italia per il Giubileo del 2025.