Da Gabriele Gravina a Gabriele Gravina. 25 anni dopo.
Dal 22 giugno del 1996 all’11 luglio del 2021.
I rigori, Campioni d’Europa per l’Italia. Una gioia immensa. Come 25 anni fa il Castel di Sangro con un unico comune denominatore: Gabriele Gravina
Allora il Castel di Sangro, squadra che rappresenta una piccola realtà cittadina abruzzese, di soli 5.500 abitanti, vince gli spareggi play-off, batte l’Ascoli calci di rigore e vola in serie B. Oggi, 25 anni dopo l’Italia gioca a Wembley, nel tempio del calcio, contro i padroni di casa dell’Inghilterra, la sua partita più importante e la vince. Ora è campione d’Europa..
25 anni prima.
Ma torniamo al 22 giugno del 1996. Alla promozione del Castel di Sangro in serie B. Allora si ritrovarono tutti a parlare di miracolo, di favola, di qualcosa che pareva impossibile da realizzare. Ed invece nulla era stato mai pianificato, nel mondo dello sport, più di quella vittoria. Una vittoria, quella giallorossa dai toni irripetibili. Alla guida di quella società c’era l’attuale presidente della Federcalcio Gabriele Gravina. Da allora la sua è stata un’escalation politico-sportiva senza precedenti che lo ha portato ad arrivare lì, ai massimi vertici della federazione fino ad ottenere, questa sera i massimi livelli di una consacrazione sportiva e personale davvero straordinarie.
Ricordo ancora, quando quella notte, sotto casa sua noi cantavamo “Gravina salutaci”.
Fu l’ultimo atto di una giornata straordinaria, l’atto di un campionato straordinario, l’atto di una pianificazione straordinaria.
Gravina salutaci, quel coro formato da uno striminzito gruppo di tifosi che erano rimasti a far festa fino a tardi risuona ancora nelle mie orecchie. Lui si affaccia alla finestra, schivo, ma sorridente, estremamente felice per quello che aveva realizzato: il completamento di un percorso…
Prima di quel giorno il Castel di Sangro aveva già vinto. Tre campionati in sei anni, dalla seconda categoria si era passati in prima, dalla prima in promozione, poi in interregionale. Quindi le altre vittorie, gli altri salti di categoria: la serie C2 la C1, fino alla serie B.
No, non era un caso. La serie B non era un miracolo. Non si trattava di una coincidenza di fattori, non una favola. Si trattava di un percorso studiato, pensato, immaginato, pianificato. Gabriele Gravina era stato capace di scrivere pagine straordinarie da dirigente di quella squadra. Era stato capace di scegliere i giocatori giusti, i tecnici giusti, gli uomini giusti. Su tutti quell’Osvaldo Jaconi che ancora oggi risulta l’allenatore che ha collezionato più promozioni nel calcio italiano. Lui arrivò e fece quello che avrebbe dovuto fare: Vincere.
“Gravina salutaci, Gravina salutaci”. (Tratto dal Libro “L’Urlo-La storia appassionante del Castel di Sangro Calcio” 2000 Carsa Edizioni)
Sotto casa dell’allora presidente del Castel di Sangro si riprende a cantare. nessuno risponde una volta, poi due, ancora un’altra. Le luci si accendono qualcuno si affaccia ad una finestra la festa riparte di nuovo dopo qualche attimo di perplessità Gravina decide di tuffarsi anche lui in quell’ultimo anelito di gioia calcistica ed umana. Spalanca il portone di casa invita tutti ad entrare, a brindare, a partecipare. Parte un tappo di spumante, ne parte un altro. I bicchieri continuano a scuotersi e a riempirsi mentre la gioia esplode sonoramente tra una risata ed un’altra. E’ il 22 giugno del 1996 ed il Castel Di Sangro è in serie B.
Presidente della federcalcio. Presidente di un’Italia che sa far bene le cose
Gabriele Gravina è diventato presidente della Federcalcio italiana (FIGC) nell’ottobre 2018 ed è stato rieletto per un secondo mandato nel 2021. Quando è arrivato la Nazionale Italiana era allo sbando. Con il pareggio per zero a zero a San Siro con la Svezia, la comitiva azzurra raggiunge il suo punto più basso, il vertice negativo di una parabola discendente che era già cominciata qualche anno prima. Non riesce a qualificarsi ai mondiali. E’ un momento buio, dal quale non si riesce ad uscire.
L’arrivo di Gravina cambia le carte in tavola. L’ex presidente del Castel di Sangro vuole ricostruire, puntare tutto sui giovani, sulla simpatia di un gruppo che oggi è arrivato fino a qui, fino ad una finale del Campionato d’ Europa che rappresenta, come per il Castel di Sangro, il completamento di un percorso. Lui sceglie gli uomini prima dei professionisti, poi gli artefici di una galoppata straordinaria. Gravina punta su Roberto Mancini allenatore. Ed ha ragione nel farlo. Lui in silenzio gestisce l’anno buio della Pandemia. Permette che il campionato finisca, si confronta con mille polemiche, perplessità. Poi mette tutti d’accordo. Fino a questa sera, a questa notte di Londra, a questa notte straordinaria.
“Gravina salutaci, Gravina salutaci”. (Tratto dal Libro che, dopo stasera, magari varrà la pensa scrivere)
Dove canteremo questa notte? Sicuramente non solo nelle strade di Castel di Sangro. Grazie a Gabriele Gravina, a Roberto Mancini, a Luca Vialli, a Lele Oriali, ad ognuno dei giocatori questa è la Nazionale di tutti noi, di tutti gli italiani, da Milano a Palermo, dia Napoli a Torino, da Verona a Pescara, da ogni angolo del Mondo. Quel Mondo, che questa sera, mentre tutti cantano Gravina salutaci, si è tinto con i colori della bandiera italiana..
Leopoldo Gasbarro