HISTORYTELLING – I LIMITI CHE CI METTIAMO
Zig Ziglar (1926 – 2012) è un personaggio ancor oggi notissimo nel mondo della formazione negli USA. Egli è stato il fondatore della American Sales Masters Foundation nel 1963. L’obiettivo dell’azienda era quello di migliorare l’immagine dei venditori in America offrendo seminari. Successivamente ha continuato a parlare per il pubblico della National Association of Sales Education (NASE), fondata da Dick Gardner nel 1965, ed è diventato anche un importante trainer di vendita per Mary Kay Cosmetics.
Oltre a parlare al pubblico, Ziglar ha scritto 30 libri. Alcuni sono in stampa ancor oggi. Il suo motto ha contribuito a renderlo celebre: “Puoi ottenere tutto ciò che vuoi nella vita se solo aiuti altre persone a ottenere ciò che vogliono.”
Ziglar ha raccontato anche una breve storia che è diventata celebre. La storia delle pulci e del loro addestramento. Ecco le sue parole.
PICCOLA STORIA INSEGNA
Le pulci fondamentalmente fanno due cose… Saltano e si fanno portare in giro dai cani… Se vuoi addestrare una pulce quello che devi fare è metterla in un barattolo. Attenzione, se la metti in un barattolo, la pulce salterà fuori dal vaso. Quindi, per addestrare la pulce, quello che fai è mettere un coperchio sul barattolo e guardi la pulce saltare: la pulce salterà, ma urterà contro il coperchio.
Torni dopo 10 minuti, la pulce sta ancora saltando e sta ancora sbattendo la testa contro il coperchio interno del barattolo. Torni un’ora dopo, la pulce sta ancora saltando e sta ancora sbattendo la testa sul coperchio interno del barattolo.
Circa due ore dopo, a un certo punto, la pulce minuscola, con il suo cervello ovviamente minuscolo, capisce che colpire il coperchio interno del barattolo non è una buona idea e quindi fa una modifica al suo comportamento. La pulce continua a saltare senza sosta, ma ora sta saltando rimanendo a circa un paio di centimetri dalla superficie interna del coperchio. Hai addestrato la pulce a questo punto. Puoi virtualmente togliere il coperchio dal barattolo e guardare la pulce saltare da ora fino al giorno del giudizio e indovina un po’? Quella pulce non salterà mai più fuori dal barattolo.
Gente, quella pulce ha tutto il potere del mondo per saltare fuori da quel barattolo, ma non può e non lo farà e il motivo è perché la pulce non conosce la differenza tra una vera limitazione (rappresentata dal coperchio) e una limitazione che si è data.
LEZIONI DA IMPARARE
La maggior parte delle persone purtroppo agisce nello stesso modo.
La maggior parte delle persone non conosce la differenza tra una limitazione reale e una limitazione autoimposta – e sono qui per dirvi che a mio avviso non esistono limitazioni reali.
Oh certo, se non hai gambe hai dei limiti. Certo, se non sei andato all’Università, hai dei limiti. Alla fine della giornata però non ci sono reali limitazioni tranne quelle che tu decidi essere le tue.
Quando togli il coperchio, le pulci continuano a saltare ma non salteranno fuori dalla scatola. Non salteranno fuori perché non possono saltare fuori. Come mai? Il motivo è semplice. Si sono condizionate a saltare fino a un certo punto. Una volta che si sono condizionate a saltare così, quello è tutto ciò che possono fare.
Molte volte anche le persone si comportano come le pulci. Si autolimitano e quindi non raggiungono mai il loro potenziale. Proprio come le pulci, non riescono a saltare più in alto, perché pensano di fare già tutto quello che gli è possibile fare.
Per queste persone l’importanza di coscienza e responsabilità personali è inesistente o carente. Se fossero personalmente responsabili dimostrerebbero rispetto per sé stesse, terrebbero duro nelle situazioni difficili ed eserciterebbero responsabilità. Invece sono vittime di quella che è chiamata “impotenza appresa”.
CAPIRE E SUPERARE “L’IMPOTENZA APPRESA”
“L’impotenza appresa è la reazione di abbandono che nasce dalla convinzione che qualunque cosa tu faccia non abbia importanza.” (Arnold Schwarzenegger)
Un individuo personalmente consapevole (e che quindi non è vittima dell’impotenza appresa):
- si adopera per garantire il proprio benessere,
- fissa gli obiettivi e controlla i progressi,
- regola le emozioni e gestisce lo stress,
- riconosce e difende i propri diritti.
La risposta corretta è coltivare la consapevolezza, che consiste nell’osservare la propria esperienza emotiva e non fuggire da essa.
La più grande disuguaglianza oggi non è quella relativa alle risorse, ma è quella tra chi sa usare gli strumenti del mondo moderno per regolare e valorizzare la propria realtà emotiva e chi non lo sa. E questa differenza ha principalmente la sua radice in una cosa: assumersi la responsabilità.
Quando qualcosa di sbagliato si verifica, ci piace credere che le persone faranno tutto ciò che è necessario per modificare la situazione. Recenti ricerche hanno dimostrato che quando le persone ritengono di non avere controllo su ciò che avviene, tendono semplicemente a lasciar perdere e ad accettare il loro destino.
LEZIONE IMPARATA
Con un po’ di pessimismo lascio la parola conclusiva a John Green, noto scrittore americano:
“Tutti noi, poveri e ricchi allo stesso modo, siamo stati condizionati dalla nostra educazione. Uomini e donne caduti in povertà possono essere cullati in uno stato di “impotenza appresa” senza speranza di cambiare le loro vite. Allo stesso modo i ricchi possono camminare in uno stato di “cecità colta” ignorando la disperazione dei poveri al livello locale e globale”.
Edoardo Lombardi