L’autore di questa storia è lo scrittore greco antico Esopo, vissuto nel VI secolo a.C. Egli è noto per i suoi brevi racconti molto popolari, in forma di favola, con animali personificati e con l’intento di trasmettere una morale su come comportarsi correttamente e rifuggire dalle cattive azioni.
Un giorno un ragazzo ebbe l’incarico di condurre le pecore del padrone a pascolare in un grande prato al limite di una folta foresta. Dopo un po’ scoprì che la vita al pascolo era molto noiosa: poteva solo appisolarsi o giocare con il cane.
Nella noia immaginò un piano per divertirsi: il suo padrone gli aveva detto di chiedere aiuto se un lupo avesse attaccato il gregge perché gli abitanti del villaggio – poco distante da lì – si sarebbero attivati per cacciarlo via. Allora, sebbene non avesse visto alcun animale, corse verso il villaggio gridando a squarciagola “Aiuto…al lupo, al lupo!”. Come previsto, gli abitanti del villaggio che avevano sentito le grida, abbandonarono il loro lavoro e corsero in suo aiuto armati di forconi e randelli. Ma quando arrivarono nel prato non videro neanche l’ombra dell’animale. C’era invece il ragazzo che rideva a crepapelle e urlava “Era solo uno scherzo e voi ci siete cascati!”.
Qualche tempo dopo ripeté la stessa falsa richiesta di aiuto e i contadini allarmati di nuovo giunsero di corsa al prato. Si accorsero però che il pastorello ancora una volta si era preso gioco di loro.
Ma un giorno avvenne il temuto evento: arrivò non un solo lupo, ma un branco di lupi! Il pastorello cominciò a gridare disperatamente “Al lupo, al lupo!!”. I contadini però credendo a un altro scherzo non si mossero più. Indisturbati, i lupi fecero strage di pecore e di agnelli e poi si allontanarono nella foresta.
La morale è: i bugiardi non sono più creduti nemmeno quando dicono la verità.
PICCOLA STORIA INSEGNA
Questa storia ci ricorda qualcosa che probabilmente abbiamo sperimentato, almeno una volta, nella nostra vita. È lecito “scherzare” anche raccontando una storia non vera: ma una volta ottenuto il risultato del “buon umore”, è però importante affrettarsi a ristabilire la verità. Se lo scherzo invece è ripetuto e la verità non è ripristinata, le persone non sapranno più quando credere e quando no, e finiranno con il non credere, anche se le storie proposte sono vere!
… O, per lo meno, così dovrebbe essere. Ma nella realtà, invece, i bugiardi spesso continuano a essere creduti. Questo è una conclusione abbastanza sorprendente, che merita un approfondimento.
Una nota psicoterapista americana, F. Diane Barth, ha raccontato l’episodio che segue:
“Anni fa il marito di un’amica mi fece delle avances per avere una relazione con me. Io fui infastidita dalla cosa ma non sorpresa; era infatti noto nel gruppo degli amici comuni che egli fosse un “infedele cronico” nei confronti della moglie (…) Ciò che invece mi sorprese fu che la moglie, non nuova a questa situazione, lo difendeva a spada tratta, dicendo di essere convinta che quegli episodi non fossero mai successi.”
La domanda è: perché questa difesa avviene anche quando ci sono prove sostanziali che smentiscono la buona fede del bugiardo? Secondo Diane ciò succede quando la persona incriminata è emotivamente importante per chi la difende.
Infatti per tutti riesce doloroso ammettere che qualcuno di cui ci si è fidati e ci si fida stia mentendo e di conseguenza rinunciare a credere in lui.
In termini più generali dobbiamo però ammettere che il rapporto degli esseri umani con le bugie è a dir poco inaspettato: perché tante persone fanno ricorso alle bugie così facilmente?
La tipologia delle bugie è in realtà molto varia. Ci sono quelle che sono usate:
- per cortesia o gentilezza (“ti trovo proprio bene”),
- per presentarci meglio di quel che siamo,
- per manipolare gli altri. Queste ultime, a differenza delle precedenti, richiedono preparazione e talento e consentono di “vendere di tutto”, da un prodotto di largo consumo ad un’idea politica.
L’adulazione è l’arma più potente che un bugiardo possa usare. La commessa dice “con il corpo che hai, puoi indossare tutto ciò che ti piace e ti starà benissimo”; il cliente lusingato si vergognerà di uscire dal negozio senza acquistare nulla.
Il politico afferma che il potere deve andare al popolo perché “i cittadini della nostra nazione sono intelligenti, onesti e sanno lottare per i loro diritti”. Allora il cittadino penserà: se questo politico è così intelligente da capire che siamo capaci e responsabili nell’impiego dei nostri diritti, non ci mentirà. Da quel momento in poi, crederà a tutto ciò che gli verrà proposto da quel politico perché “lo farà sentire bene”.
Parlando della politica, a ciò si aggiunge purtroppo il fatto che gran parte del popolo non ha la più pallida idea di ciò che il suo consenso è chiamato a ratificare. Quando il politico afferma ad esempio che lo spread sale per effetto della manipolazione dell’economia operata dai soliti “poteri forti”, l’uomo della strada per rispondere consapevolmente dovrebbe sapere due cose che però nella maggioranza dei casi però non conosce:
- Che cos’è lo spread?
- b) Come e quando è manipolato.
Se tu non hai idea di come funziona il sistema economico, non puoi capire che cosa è lo spread e come influenza la situazione dei conti del paese. E sulla manipolazione? Beh, ti accontenti del fatto che “lo ha detto qualcuno di cui ho fiducia”. Ci ritroviamo così nel territorio dei “media”, che sono gli strumenti che riferiscono le notizie e che quasi sempre sono in disaccordo fra loro. Che cosa fa chi ascolta? Sceglie ciò che dicono i media più vicini al suo credo politico.
Bisogna dire che talvolta anche i cittadini più creduloni hanno dei dubbi, per esempio, quando si rivolge a loro un uomo politico che li ha già ingannati più volte. Ma quando ciò accade, essi rifiutano di cercare la verità, perché un esame puntuale di ciò che è avvenuto potrebbe fare emergere che hanno creduto ai bugiardi per troppo tempo. E convivere con questa imbarazzante verità non li fa sentire a loro agio. È più facile continuare a dimostrare fiducia nei confronti di questi truffatori. Come una moglie finanziariamente dipendente farebbe con suo marito: continuerà a credere che sia stato in un viaggio d’affari anche quando vede i segni di rossetto sulla sua camicia…
LEZIONI DA IMPARARE
Alla luce di queste evidenze la favola di Esopo potrebbe allora essere declinata in una versione “riservata ai politici” come segue:
- il pastorello non è necessariamente il sempliciotto della storia originale. Egli grida di tanto in tanto: “Al lupo, al lupo…” perché la confusione che si genera gli conviene per conseguire certi suoi obiettivi personali;
- i contadini, che hanno sempre avuto fiducia nel pastorello, preferiscono continuare a ritenere veri gli allarmi “al lupo” per non dovere ammettere l’ingenuità che li ha portati a fare tanti interventi inutili;
- il padrone delle pecore è apparentemente la “parte lesa” perché alla fine ci rimette alcune pecore… Ma fa “buon viso a cattivo gioco” perché l’intero gregge deve comunque essere portato al pascolo per nutrirsi e anche se un certo numero di animali è sacrificato “per il bene comune”, la cosa è prevista nel suo budget…
LESSON LEARNED
Scusate ma – discutendo questi concetti – adesso mi sono un po’ immalinconito. Per evitare che succeda anche a voi, vi lascio con una frase che riflette bene il mio pensiero e, spero, anche il vostro:
“È meglio essere divisi per la verità che uniti nella menzogna; è meglio dire la verità che fa male ma poi guarisce che la menzogna che conforta e poi uccide; è meglio essere odiati per aver detto la verità che essere amati per aver raccontato menzogne; è meglio stare soli con la verità piuttosto che sbagliare per stare con la moltitudine.”
Grazie.
Edoardo Lombardi
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