Pubblica amministrazioene e cittadino: un rapporto che peggiora nonostante il digitale

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238 ore ogni anno occorrono ad una piccola e micro impresa solo per gli adempimenti fiscali. Ma non è tutto, nel 2021 tre cittadini su dieci (29,5%) si sono recati nei comuni per accedere al servizio di anagrafe ed un quarto di loro (26,5%) segnala di aver atteso in fila per oltre 20 minuti. Il dato è in netto peggioramento rispetto alla stessa rilevazione eseguita nel 2011 quando, la quota percentuale era del 17,3% . Oltre 9 punti percentuali inferiore. Nonostante la parola d’ordine del momento è “transizione digitale”, sono in aumento le difficoltà di relazione tra i cittadini e gli uffici pubblici. Si rileva inoltre, paradosso nel paradosso, che all’aumentare del numero dei dipendenti aumenta la durata delle code. Nelle Isole si tocca l’incidenza più alta tra le ripartizioni sia per code all’anagrafe di lunga durata (39,3%) sia per numero di dipendenti dei comuni rispetto a mille residenti, pari a 8,84.

L’insoddisfazione nei rapporti con gli uffici pubblici e la bassa qualità percepita nella fornitura dei servizi concorre a ridurre la fiducia dei cittadini nella Pubblica Amministrazione. Lo afferma l’Eurobarometro della Commissione europea che a settembre 2022 ha rilevato come solo il 31% dei cittadini italiani giudica molto o abbastanza buona la fornitura dei servizi pubblici, di molto inferiore alla media europea del 50%.

Sulla bassa qualità dei servizi influisce lo scarso utilizzo delle tecnologie digitali. Non è un caso che solo il 28% delle amministrazioni locali consente di completare le pratiche amministrative ed effettuare il pagamento online. Questa quota, già di per sé molto bassa, scende al 13% nel Mezzogiorno secondo dati 2022 forniti dalla Banca d’Italia.

Molti servizi pubblici essenziali per le attivtà economiche come ad esempio l’edilizia, sono in capo ai comuni ma solo il 15% di loro prevede l’avvio e la conclusione per via telematica dell’intero iter relativo ai permessi di costruire. Con la quota massima del 20,1% registrata nel Nord-Ovest e la quota minima del 9,1% nel Mezzogiorno (Istat 2021). Circa 6.760 comuni italiani non hanno la completa gestione online di questo importante servizio, mentre il 18,6% non offre affatto questo servizio online.

Questa situazione è ancora più paradossale e preoccupante se si pensa che dopo due anni di pandemia e crisi energetica è andata aumentando a dismisura la presenza dello Stato in economia, con un grande aggravio di costi ed inefficienze.

L’alto peso economico delle sue spese e la inadeguata qualità dei servizi erogati sono la conseguenza di scarse competenze professionali, età media dei dipendenti pubblici, assenza di criteri di selezione del personale e  insufficienti sistemi di controllo della produttività.

Per caso con queste referenze l’Italia si appresta a pedere anche l’occasione offerta dai fondi del PNRR che al Mezzogiorno assegna il 43,1% di tutte le risorse disponibili?

 

Gianofrio Pagliarulo, 13 dicembre 2022

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