2020, Odissea sulla Terra! Sembra il titolo di un film di fantascienza di qualche anno fa e invece è l’anno che difficilmente ognuno di noi dimenticherà. L’anno del Covid-19, del sacrificio di tante persone, del distanziamento sociale, del cambiamento radicale delle nostre abitudini.
Mi capita spesso, in questi giorni in cui il tempo sembra dilatato, di pensare alle persone che, per qualche motivo, mi hanno colpita positivamente. Ieri sera, è stata la volta di Daniele Cassioli.
Daniele l’ho conosciuto tempo fa, durante un evento aziendale. Nel suo intervento evidenziava come i limiti spesso sono solo nella nostra mente. E chi più di lui può insegnarlo con il suo esempio? Non vedente dalla nascita, è considerato il più grande sciatore nautico paralimpico di tutti i tempi, avendo vinto 25 titoli mondiali, 25 europei e 39 italiani.
Quando l’ho incontrato la prima volta, mi ha subito colpito la sua grande energia positiva, la sua voglia di vita, la sua autoironia, il suo atteggiamento nell’affrontare le difficoltà. Oltre a fare acrobazie sull’acqua, Daniele scia sulla neve, suona diversi strumenti musicali, gioca a calcio, e fa tante altre attività che molte persone “normali” neanche sognano di poter fare. E allora mi chiedo come stia vivendo questa situazione di isolamento forzato, lui che è sempre molto attivo nel sociale e nello sport, visto che è presidente onorario di una Onlus, e fondatore di un’associazione che ha come mission quella di avvicinare i non vedenti alla pratica sportiva.
Così prendo il cellulare e lo chiamo. Mi risponde con la sua solita voce squillante “Ciao Carla, che piacere! Come stai?” La domanda non è certo retorica in questi giorni e non è banale neanche la risposta.
Fortunatamente entrambi stiamo bene, e così iniziamo a condividere le sensazioni di queste ultime settimane, le paure che ognuno di noi ha per sé e per i propri cari, le aspettative e la speranza che presto ritorni la straordinaria “normalità”.
Quando gli chiedo come stia gestendo le diverse attività che segue, consapevole che molte non possono essere svolte in smartworking, mi confida che le sue giornate trascorrono svolgendo attività diverse dal solito, con tante persone che gli scrivono e gli dimostrano il loro affetto e la loro vicinanza “virtuale”. Sottolinea che siamo bombardati tutti i giorni da notizie talvolta “tossiche” per il nostro stato d’animo e che tendono a far barcollare anche le persone più ottimiste.
“Carla – continua Daniele – sai quanto sono sempre positivo anche nelle situazioni di difficoltà, ma in questi giorni sono molto preoccupato per il mondo dello sport e delle associazioni. E’ giustissimo che il focus in questo periodo sia sull’emergenza sanitaria, dalla quale ci auguriamo tutti di uscire al più presto; ma ci sono tante realtà di cui in questo momento non si parla e che avranno conseguenze pesantissime sotto diversi punti di vista.”
“Penso ad esempio – dice – alle società e alle associazioni sportive che promuovono l’attività di base e dilentattistica, e che si rivolgono ad una fetta enorme di persone del nostro Paese, garantendo lavoro agli addetti del settore. Per avere un’idea dei numeri, parliamo di 480.000 operatori e 95.000 società sportive, che hanno sempre avuto un’utilità sociale fondamentale, offrendo ai ragazzi un’alternativa positiva a contesti talvolta pericolosi e alimentando i valori educativi e formativi che lo sport è in grado di offrire. Come ne usciranno da questa crisi?
La stessa domanda me la pongo per le realtà che operano direttamente nel sociale, per capirci il Terzo settore – aggiunge Daniele. Anche qui, sono in discussione posti di lavoro, o comunque forme di reddito per tanti nostri concittadini. Attualmente è impossibile anche effettuare una raccolta fondi considerata l’emergenza Covid-19. L’ emergenze sociali e l’assistenza alle fasce più deboli della popolazione purtroppo non sono sparite dopo il lockdown.
Penso ad esempio alla mia situazione: la Piramis Onlus, di cui sono presidente onorario, sta facendo moltissimo per l’emergenza Covid ma ha sempre seguito anche tanti altri progetti dedicati alle categorie più deboli del nostro Paese, come occuparsene adesso? Oppure l’associazione che ho fondato, che si rivolge ai bambini ciechi e ipovedenti, non è in grado in questo periodo di accompagnare le famiglie come ha sempre fatto.”
A lui che ha imparato fin da piccolo a convivere con un limite fisico tanto importante, chiedo: “Daniele, spesso sottolinei come il vento contrario, nella vita come nello sport, possa essere un’opportunità e non un ostacolo. Come trasformare in questo periodo questo vento contrario?”.
Vedi Carla – sospira – il primo passo per superare una situazione è accettarla davvero, senza polemiche o resistenze. A questo punto siamo chiamati a considerare nel lavoro, nella vita personale e in quella familiare cosa ci serve e cosa no: la paura, le critiche, il rifiuto o la tristezza non ci servono. Al di là degli aspetti pratici che caratterizzano la vita di ognuno di noi, questo stop ci può aiutare a conoscere meglio noi stessi e le persone che abbiamo scelto di avere accanto; possiamo formarci e investire su noi stessi, possiamo farci ispirare da coloro i quali, in qualsiasi ambito, dimostrano di gestire in modo funzionale e resiliente questa crisi. Non sappiamo quando si ripartirà ma sappiamo che, prima o poi, le porte delle case si riapriranno e mi chiedo come ne usciremo? Io sto lavorando per cercare di essere migliore di prima. Non avrò magari incrementato il mio reddito, però avrò sicuramente più competenze, più consapevolezze e più conoscenza da utilizzare per ripartire al meglio.
La chiacchierata con Daniele mi conferma l’idea che avevo. Nulla sarà più come prima, anche in ambiti e contesti che in questo momento tendiamo a non considerare, ma che in qualche modo avranno invece impatti su tutto il Paese. Penso che sarebbe bello condividere le sue riflessioni con gli altri e chiedo a Daniele se posso rendere pubblica la nostra chiacchierata informale.
E lui è ben contento, e alla mia domanda su quale messaggio vorrebbe far arrivare alle persone, senza pensarci dice: “Quando parlo ai ragazzi nelle scuole dico sempre che l’atteggiamento è ciò che fa la differenza. Conosco ciechi che ce l’hanno col mondo per ciò che è capitato e altri che invece hanno saputo trovare un proprio equilibrio e addirittura vivono felici. Stiamo vivendo tutti la stessa situazione e ognuno può attraversarla scegliendo con quale stato d’animo farlo. Allora dico a me stesso e agli altri: sorridiamo di più, cantiamo, aggrappiamoci alle nostre passioni, facciamo una volta in più l’amore, riempiamo di ottimismo tutte le cose che facciamo nella nostra vita di tutti i giorni. Questo non scongiurerà le conseguenze economiche, non eliminerà il virus, ma permetterà a tutti noi di continuare a essere vivi e positivi. Appena saremo fuori da questa pandemia, ci sarà bisogno del meglio di ognuno di noi: iniziamo ad alimentare con cura già da subito il nostro atteggiamento, per non perdere questa opportunità.
Guardo l’orologio, siamo stati al telefono per più di un’ora, il tempo è volato, è molto tardi ed è arrivato il momento di salutarci. E allora, a bruciapelo, gli chiedo quale sarà la prima cosa che farà quando potrà uscire. E lui: una lunghissima sciata sull’acqua con i miei bambini accanto”.
Ciao Daniele, ci “vediamo” presto per un caffè.