È partita oggi la tre giorni del salone del risparmio. Una kermesse straordinaria densissima di contenuti sviluppata in maniera perfetta dal punto di vista dinamico e della fruizione sia in presenza che online. Insomma tutto quello che del risparmio bisogna sapere c’ è. Così come tutto quello che di risparmio bisogna conoscere C’è tutto quello che è necessario approfondire per trasformare il risparmio in investimenti produttivi e non solo.
Si tratta di un percorso formativo importante considerato anche il fatto che i contenuti all’interno delle singole conferenze proposte dal programma della tre giorni, sono stati costruiti grazie alla presenza di ospiti di rilievo straordinario. Uomini di governo, eminenti esperti del Mef, giornalisti, docenti famosi: tutti i testimonial di cui il risparmiatore potrebbe aver bisogno per alimentare le proprie competenze.
Ed è qui che casca l’asino. No state pure tranquilli non c’è bisogno di alzare la testa per cercare un animale che venga giù dal cielo. Qui casca l’asino è un modo di dire, è un modo di sottolineare una mancanza, un’incertezza, un pizzico di malessere per qualcosa che poteva essere fatto e non è stato fatto.
Sì perché tutto quello che potenzialmente è ad appannaggio del mondo del risparmio vive all’interno di una kermesse, ripeto, straordinariamente organizzata sotto tutti punti di vista, ma priva del suo protagonista principale: il risparmiatore.
Reti di consulenti che parlano a reti di consulenza, manager che parlano a manager, docenti universitari che parlano a docenti universitari: cui prodest?
Quale sarà il valore aggiunto di cui si potrà beneficiare al termine di questi tre giorni?
Sì qualcuno obietterà che l’ultima giornata è dedicata al pubblico, alle scuole, a chi dovesse essere interessato. Ma, mi chiedo, perché i primi due giorni non andavano bene per tutti? Non andava bene per tutti sapere come funzionano i PIR o come il risparmio possa essere integrato potenzialmente all’economia reale per favorire la crescita di entrambi?
Perché è impossibile ascoltare docenti del calibro di Paolo Legrenzi invece che in un’aula o davanti ad computer, in un palazzetto con 5.000 persone o in uno stadio con 100.000? Perché no?
Se il risparmio rappresenta l’asset più importante del Paese, se il risparmio rappresenta una risorsa fondamentale, se il risparmio…
Insomma avete inteso quello che voglio dire… Siamo giunti ad un punto di svolta, al punto in cui bisognerebbe considerare che manifestazioni come queste diventino normale routine quotidiana.
“Ma il covid dove lo metti?2 Dirà qualcuno.
Funzionava così anche prima del Covid. Neanche la Pandemia ha cambiato lo stato delle cose. Il protagonista del risparmio è il risparmiatore. E’ a lui che bisogna creare cultura, a lui bisogna dare informazione, a lui bisogna dare valore, a lui bisogna dare visione del futuro.
E’ così che si crea valore nel Paese dal punto di vista del risparmio.
Ci vuole altro. Ci vuole vicinanza. Ripeto è un peccato che una manifestazione così ben fatta, così pregna di contenuti, venga seguita da poche migliaia di persone. Il Salone del Risparmio dovrebbe essere il Salone buono d’Italia. Dovrebbe essere quella zona virtuosa ddi casa nostra in cui, una volta entrati, si comprende come è possibile costruire un futuro diverso da quello generato da 1800 miliardi detenuti (il termine carcerario ci sta tutto) in conto corrente.
Ma se queste cose ce le diciamo tra addetti ai lavori, l’anno prossimo i soldi sui conti correnti saranno più di 2000 miliardi. Tra vent’anni in questo paese ci risveglierà in un incubo in cui il dramma sarà generato dalla delusione per ciò che non saremo riusciti a fare.
Ho cominciato con il plauso e finisco con il plauso per chi ha organizzato tutto quello che c’è in queste tre giornate. Ma proprio perché il valore, i contenuti, le figure che hanno partecipato, rappresentano un altissimo punto di riferimento è un peccato mortale non poterne beneficiare tutti. Sia dal punto di vista contenutistico sia da quello educativo è un peccato che si rimanga lì, chiusi dentro un mondo ovattato che forse si accontenta di quello che ottiene e che forse non si rende conto di quanto potrebbe fare.. Un solo esempio per capire quanto sia importante questo aspetto provate a pensare ai 1.800 miliardi fermi sui conti correnti. Sono lì senza rendimento e crescita. Ma se crescessero dell’uno per cento? Avremo il valore di una legge di bilancio. Del cinque per cento? La metà dei tanto agognati Recovery Fund. E li avremmo ogni anno
Se non è uno spunto di riflessione questo.