Risparmi e investimenti

Draghi? Sì, esistono!”

Una nuova normalità

Risparmi e investimenti

Draghi? Sì, esistono!”

Non potevo non iniziare la newsletter di questa settimana senza un riferimento al fatto più importante degli ultimi giorni (forse degli ultimi anni): la nomina del professor Mario Draghi a Presidente del Consiglio.

E ho voluto iniziare con una battuta circolata sul web nei giorni scorsi a proposito del quesito che sarebbe stato posto agli iscritti alla nota piattaforma Rousseau e alla loro presunta risposta.
Ovviamente si scherza, ma la battuta è simpatica. Anche se poi a dire il vero è bastato che il nome di Draghi iniziasse a circolare che i mercati – intimoriti o più probabilmente fiduciosi nel potere quasi taumaturgico del professore – si orientassero al bello, con lo spread sceso fino a quota 90 punti per un rendimento del Btp a 10 anni intorno allo 0,4%. In questo momento (sono le 12) il nuovo governo sta prestando giuramento, auguri sinceri, ne abbiamo tutti bisogno.

 

Latitudine zero!”

Come detto, uno degli effetti immediati della nomina di Draghi è stata la discesa dello spread col Bund tedesco; e anche nelle aste di titoli di stato avvenute in questi ultimi giorni hanno recepito il movimento al ribasso dei rendimenti, questi i dati:

Non è la prima volta ovviamente che affrontiamo questo discorso ma fino a ieri potevamo dire che in un mondo, soprattutto europeo, di tassi praticamente a zero l’Italia rappresentava l’isola felix dei rendimenti, con tassi che nel resto del continente si sognavano soltanto.

Ancora oggi bisogna andare al di là del mare, in Inghilterra o in America, oppure – come scritto nel numero scorso – affrontare la traversata dell’Asia fino ad arrivare in Cina per trovare tassi positivi, ma mettendosi in pancia il rischio valutario.

Giusto tre anni fa usciva il primo numero della newsletter e i più vecchi tra i miei lettori forse la ricorderanno).

E sin dall’inizio uno dei temi ricorrenti era l’invito alla diversificazione, elemento fondamentale di una pianificazione finanziaria efficiente e pietra angolare su cui costruire un portafoglio di investimento adatto al contesto in cui viviamo, quella nuova normalità teorizzata sin dal 2009 da quegli attenti conoscitori dei mercati finanziari che operano per Pimco, il grande asset manager californiano che ho avuto modo di conoscere e di apprezzare in questi anni.

 

Una nuova normalità

In questa nuova normalità, piaccia o meno, i rendimenti delle obbligazioni non costituiscono più quella sorgente cui attingere per realizzare i risultati in termini di flussi cedolari.

Oggi quel fiume (intorno al 5% nel 2008) si è progressivamente prosciugato sino a ridursi a un rivolo (0,4% come dicevamo) o addirittura a un letto arido nei casi di rendimenti negativi.

Come detto tante volte c’è un prezzo da pagare per ottenere quel risultato positivo cui tutti aspirano: The Price of Admission lo chiama il mio amico Charlie Bilello (lui non mi conosce in effetti J), un prezzo però ben ripagato se è vero che il mercato azionario (perlomeno quello americano) restituisce un rendimento positivo nel 76% dei casi. 

 

Dalla fine del 2008 (ancora in piena crisi Lehman Brothers) ci sono state 27 correzioni del mercato maggiori del 5%; di queste, 10 sono state maggiori del 10%, 3 hanno superato il 20% e 1 addirittura maggiore del 30%… ma l’S&P 500 da allora ha riportato il 449%, un 15% annuo.

Come dicevamo nessun pasto è gratis (cit. Milton Friedman) ma come abbiamo già detto solo sopportando le oscillazioni (immagine sopra) posso sperare di ottenere la ricompensa (immagine sotto). 

 

 

Massimiliano Maccari

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