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Market timing vs investimento sistematico: chi vince?

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Se scelgo di investire in Borsa, è meglio farlo cercando di sfruttare al massimo le oscillazioni di mercato o è strategicamente vincente versare con sistematicità a prescindere dall’andamento di mercato? La diatriba va avanti da anni. Così, probabilmente, provando soltanto a fare qualche esempio si può provare a comprendere cosa è meglio fare o non fare.

Prima di fare delle simulazione è doveroso fare alcune premesse:

Il periodo storico preso in esame  va dal gennaio 1980 ad oggi, permettendo di testare la strategia di market timing in funzione di eventi storici come il “Black Monday” del 1987, la bolla delle dot-com dei primi anni 2000, la grande crisi finanziaria del 2008, e la pandemia COVID-19.

Inoltre, quando si parla di “mercato azionario” ci si riferisce all’indice S&P 500 in questo caso (il fondo VFINX di Vanguard per la precisione), un paniere delle 500 maggiori azioni statunitensi.

Fatte queste doverose premesse possiamo cominciare:

Prendiamo Troy e Abed. I due sono amici e sono associati ad ufficio legale. Hanno deciso di investire i propri risparmi nel mercato azionario.

Troy e Abed hanno ciascuno 6.000 $ per iniziare e risparmieranno altri 200 $ al mese in futuro.

Tuttavia, hanno scelto diverse strategie di investimento:

  • Troy ha una strategia semplice: ogni mese investe i suoi 200 $.
  • Abed utilizza una strategia più sofisticata. Tiene i suoi soldi in un conto di risparmio guadagnando il 2% (tasso oggi impraticabile ma lo lasciamo pensando ad un asse passato come quello preso in esame) all’anno, monitorando ogni giorno il prezzo del mercato azionario. Investe nel mercato solo quando il prezzo è inferiore di almeno il 20% rispetto al prezzo più alto di tutti i tempi

Iniziano a investire il 1 °gennaio 2010.

Utilizzando i dati sulla performance effettiva dell’indice S&P 500 dal 2010 alla fine del 2019 (un periodo di 10 anni), come sono andati?

  • Troy finisce con un valore del portafoglio finale di  69.490 $ (un rendimento medio annuo del 13,5%)
  • Abed finisce con 63.414 $ (un rendimento medio annuo del 12,1%)
  • In questo caso, Troy finisce con $ 6.076 in più di Abed . Senza contare che Troy si è anche risparmiato lo stress di dover monitorare le fluttuazioni quotidiane del mercato e ha utilizzato il tempo per affinare le sue tattiche nel gioco degli scacchi…

Abed durante il mini crollo del mercato del dicembre 2018 – che ha visto l’S&P500 diminuire del 20,1% dal suo prezzo massimo aveva quasi 21.000 $ in contanti che ha utilizzato per acquistare azioni “a buon mercato ”. Tuttavia, poiché l’indice S&P500 è cresciuto costantemente dal 2012 al 2018, stabilendo regolarmente nuovi prezzi massimi, Abed ha incanalato i suoi contributi mensili in un conto di risparmio invece di metterlo al lavoro sui mercati. In confronto, Troy ha investito i suoi contributi mensili di 200 $ nel mercato come un orologio. Non ha mai fatto grandi operazioni durante i crolli del mercato e non ha mai trattenuto gli investimenti quando il mercato poteva sembrare “troppo alto”.

Nel complesso, in questo esempio, la strategia di market timing di Abed ha sottoperformato la normale strategia di investimento di Troy.

Questo non vuol dire che il market timing non possa produrre profitti.

Supponiamo che Abed abbia iniziato a investire nel 1997 con 6.000  $ iniziali, 200 $ aggiunti al mese e opti per una strategia di investimento tale da versare solo quando il mercato è sceso del 45% dal prezzo più alto di tutti i tempi.

Alla fine del 2011 (un periodo di 15 anni), Abed avrebbe un totale complessivo di  73.587 $ nel suo portafoglio. Nel frattempo, la normale strategia di investimento di Troy avrebbe fruttato solo 59.050 $. In questo caso, Abed avrebbe sovraperformato di 14.537 $.

La strategia di Abed ha avuto così tanto successo perché ha predetto correttamente che ci sarebbero stati forti cali di mercato all’orizzonte. La sua modalità gli ha permesso di capitalizzare al massimo lo scoppio della bolla delle dot-com (un calo del 49,1% dal picco massimo) e la grande crisi finanziaria del 2008 (un calo del 56,6% dal picco).

 

Tuttavia, potremmo anche scegliere un esempio dall’altra parte dello spettro.

Supponiamo che Abed abbia utilizzato la stessa strategia (investendo solo quando il mercato è in ribasso del 45%), ma inizi nell’anno 1980 (invece del 1997 come mostrato sopra).

Alla fine del 1994 (un periodo di 15 anni), Abed avrebbe un totale di  49.960 $ nel suo portafoglio. Nel frattempo, la normale strategia di investimento di Troy avrebbe fruttato 124.211 $. In questo caso, Abed avrebbe sottoperformato di 74.251 $.

In questo caso, il mercato non è mai sceso di oltre il 45% in questo periodo di 15 anni. Il calo più elevato è stato del 33,5% dal picco durante il “lunedì nero” del 1987. Di conseguenza, Abed non investe mai nel mercato. I suoi risparmi restano interamente in contanti, guadagnando il 2% all’anno.

Nel frattempo, il denaro di Troy è cresciuto in media dell’ 11,7% all’anno.

Ma allora chi vince?

Sicuramente non c’è un vincitore assoluto. Dipende da tanti fattori, soprattutto dipende dalle soglie d’ingresso determinate dal Market Timing, dall’attenzione ai cali di mercato, allo sfruttare tassi di interesse adeguati nel gestire la liquidità. Insomma dipende da tanti fattori che, forse, tale dipendenza diventa davvero onerosa rispetto ad una strategia che fa della sistematicità e del disinteresse dai mercati la sua arma vincente.

Per finire.

L’una non esclude l’altra.

Anzi, se ci fosse una combinazione delle due, forse…

Se ci fosse, però…