L’idea è allettante, forse impraticabile oppure semplicemente bisognerebbe renderla tale. Idee, servono solo idee, per realizzare domani quello che oggi sembra complicato. I pac hanno fatto la loro comparsa nei primissimi anni ’80 con l’avvento dei fondi in Italia.
Il metodo nella sua semplicità resta geniale.
Permette di realizzare nel tempo, a chi ne è sprovvisto inizialmente, un capitale;
permette di “comprare” volatilità quando le emozioni direbbero di vendere;
Permette di comprendere nel tempo che il miglior modo per raggiungere il proprio obiettivo, finanziario in questo caso, è la costanza applicativa durante l’investimento.
Ci sono altri dettagli che potrebbero essere presi in considerazione, quali ad esempio il fatto che il piano di accumulo del capitale è un metodo che potrebbe essere applicato “manualmente” a qualsiasi titolo quotato.
Permette variazioni nella cadenza delle rate o nell’importo delle medesime.
Permette all’investitore sottoscrittore di “dimenticarsi” del suo/suoi investimenti evidenziando il fatto che “un portafoglio se ben impostato, meno lo guardi e più rende”.
Difficile trovarne dei punti deboli. Uno potrebbe essere un drastico storno dei mercati nelle fasi finali di accumulo.
Se noi considerassimo l’investimento a scadenza illimitata, allora il portafogli potrebbe essere strutturato con un multiplo di piani di accumulo, in cui la logica dell’investimento circolare potrebbe consentire il rimborso di un pac quale disponibilità in conto per alimentarne altri oppure quelli in essere.
Il pac permette di avere sempre disponibilità da reinvestire in caso di forti storni dei mercati, permette rimborsi in caso di spese non previste/prevedibili, risulta efficacissimo nel momento in cui cuore e mente si troveranno in contrasto permettendo al tempo di “educare” il cliente verso scelte più consapevoli e meno irrazionali.
Resta di base un #metodo passivo, nel senso che una volta impostata rata e durata il tutto viaggia indipendentemente dall’andamento dei listini.
Un dettaglio non indifferente, potrebbe essere la caratteristica che per le polizze unit pure, la scadenza è indeterminata, quindi per concetto si avvicina maggiormente all’idea di accumulo senza numero di rate prefissate.
Perché non renderlo attivo?
Perché non fare in modo che in caso di forti ribassi dei listini la rata da fissa diventi variabile?
Probabilmente il tutto comporterà dei costi di struttura e di prodotto non indifferenti. Una ulteriore versione proponibile non a tutti, ma che nella sua dinamicità non farebbe altro che esaltarne la sua caratteristica principe: comprare quando quasi tutti vorrebbero vendere.