Siamo giunti al termine di una serie di articoli dedicati all’informazione in materia di finanza, risparmi ed investimenti al fine di rendere più comprensibili alcuni meccanismi legati a vari strumenti finanziari, ai rischi ad essi connessi ed al funzionamento dei mercati; tutto ciò per cercare di elevare il livello delle conoscenze finanziarie di investitori e risparmiatori comuni che abitualmente non hanno tempo a sufficienza per approfondire, sebbene affidino totalmente i loro averi ai suggerimenti di consulenti esperti.
Conoscere cosa c’è dietro la gestione di patrimoni e capitali rende risparmiatori ed investitori più tranquilli e con meno timori legati a ciò che viene definito lo spauracchio che aleggia nell’ambito dei mercati, ovvero il rischio.
La conoscenza in qualsiasi ambito rende la visione del futuro più chiara, anche in merito ad eventuali sorprese che diventano così non più tanto inaspettate ma prevedibili e gestibili in anticipo con delle strategie ben precise; in questo caso, trattandosi di una materia che interessa direttamente ognuno di noi, a maggior ragione conoscere gli ingranaggi di base attraverso i quali si muovono i nostri soldi è di fondamentale importanza.
Concludiamo quindi questa serie con dei suggerimenti da applicarsi prima di decidere di destinare i nostri risparmi a qualsiasi tipo d’investimento e come; il principio base che rappresenta le linee guida di questi accorgimenti è la protezione del patrimonio, presupposto imprescindibile per poter affrontare qualsiasi genere di strategia, sia essa mirata a speculazione pura, investimenti a basso rischio o semplicemente a tenere il passo dell’inflazione mantenendo invariato il potere d’acquisto dei nostri soldi.
La prima domanda che bisogna porsi quando si ha intenzione di investire dei capitali è quale scopo voglio raggiungere? Perché investire alla cieca tanto per rischiare ciò che le tasche consentono e vedere come va è come giocare al lotto, ed anche se ci si può permettere di perdere determinati importi non è questo l’approccio corretto, ed il discorso vale sia per 100 euro che per 100.000.
Una volta definito il traguardo, o i traguardi, passiamo ad analizzare la nostra propensione al rischio che non è semplicemente il questionario che banche e società ci fanno sottoscrivere per legge bensì ciò che noi stessi, senza lasciarci condizionare da nessuno, e tantomeno allettare da inesistenti facili profitti, riteniamo sia la decisione più adeguata al nostro tenore di vita considerando i nostri impegni finanziari e di vita quotidiana.
Già seguire questi due suggerimenti significa entrare nell’ottica della protezione innanzitutto perché senza di essa non v’è alcun profitto.
A tal proposito ribadisco ulteriormente ciò che immagino avete letto o ascoltato milioni di volte ed è il teorema dimostrato che non esiste investimento privo di rischio e non esistono investimenti a basso rischio che generano elevati profitti.
Ripetere questo concetto abitua a ragionare correttamente e non lasciarsi abbagliare, magari in momenti di necessità, dalle luci della ribalta dei soldi facili o sicuri; la componente psicologica è basilare quando ragioniamo in ambito finanziario e soprattutto quando consideriamo il nostro patrimonio.
Su queste solide basi possiamo costruire quindi un percorso attuando la strategia più adatta ai nostri fini, meglio se di concerto con un consulente esperto che ha il compito di aiutarci a comprendere quale sia la soluzione che più si adatta al nostro caso.
Un altro fattore da considerare è il tempo, sia in termini di durata di un nostro investimento che di momento in cui entrare nei mercati, in questo caso il termine adatto è tempismo. Circa l’80% dei profitti generati da investimenti ha come caratteristica l’ingresso nei mercati al momento giusto che tradotto è il miglior momento tenendo conto delle nostre necessità e del livello dei mercati.
Il fattore tempo può essere bypassato in un solo caso ed è quello di sottoscrivere dei piani di accumulo (PAC) che non sono altro che acquisti costanti a cadenza fissa di un certo prodotto finanziario, di solito quote di comparti di fondi, che bilanciano e mediano i prezzi rendendo meno impattante la volatilità dei mercati, ciò ovviamente comporta una durata medio-lunga di un investimento.
Ed in tema di durata è utile un suggerimento conclusivo.
La durata di un investimento è legata principalmente a due fattori, le nostre esigenze (al primo posto) ed il tipo di strumento che decidiamo di sottoscrivere.
Di solito i rendimenti più interessanti si hanno vincolando il capitale o accettando di corrispondere delle penali in caso di uscita anticipata; per evitare ciò, ad esempio in casso di necessità improvvise di smobilizzo, è bene diversificare, presupposto base non solo in merito ai settori d’investimento ma anche in merito agli strumenti finanziari di cui ci avvaliamo.
Tenendo conto che fondi e sicav ( risparmio gestito) sono si solito rimborsabili in tre/quattro giorni lavorativi, così come tutti gli strumenti del risparmio amministrato, ovvero azioni, obbligazioni, ETF e quant’altro negoziabili in tempo reale sui mercati e di conseguenza liquidabili immediatamente.
Possiamo pertanto destinare una parte del capitale a certificati, polizze o altri prodotti con rendimenti che almeno ci tutelino dall’inflazione ed un’altra parte in asset che possiamo liquidare in pochissimo tempo in caso di emergenza.
Auspico di aver reso più trasparente il mondo della finanza a risparmiatori ed investitori non specializzati attraverso questa serie di articoli, di cui questo l’ultimo, e di aver contribuito a fugare dubbi che spesso sorgono proprio per la mancata conoscenza di quei meccanismi, strumenti e variabili che sono stati oggetto del nostro percorso.
Antonino Papa, 7 giugno 2022