Scrivere un libro a quattro mani con un professore del calibro di Paolo Legrenzi. Stare ore a contatto con lui al telefono ti apre la mente, ti apre nuovi scenari, ti apre il cuore. Ho appena scritto un capitolo. L’ho spedito a lui, sono le quattro del mattino, ma non posso aspettare che esca il libro per condividere questa poche pagine con tutti quelli che avranno voglia di leggerle. Non me ne vorrà l’editore, mentre sono convinto che Paolo (il professore) mi capirà…
Ho appena letto le pagine che mi ha inviato il professore. Mi ha colpito come sempre, mi ha colpito particolarmente la parte legata alla storia di Adam Smith ed a come avesse, nella sua opera, individuato negli “incentivi economici”, il collante della società, il motore in grado di muovere le masse e forse le montagne. Mi viene in mente che in Italia per questo non siamo messi benissimo. Poi mi ricordo che ci vuole anche altro per tenere assieme persone, nuclei sociali, aziende, famiglie, stati. Ci vuole un’altra importantissima moneta di scambio, l’unica in grado di sostenere e rendere solido qualunque tipo di rapporto: LA FIDUCIA.
Quando non c’erano i notai, i fogli in carta da bollo, le firme, le penne ed i calamai, ogni contratto si stipulava con una stretta di mano. Era quello il segno della fiducia, dell’impegno reciproco. Non serviva altro. Oggi, di chi ci fidiamo? Del vicino? Dei familiari più stretti? Ci fidiamo della banca a cui abbiamo affidato i nostri risparmi? Ci fidiamo di chi ci governa? Di chi potrebbe prendere il posto domani di chi ci governa oggi?
Il Mondo, le persone hanno bisogno di fiducia. Hanno bisogno di qualcosa, di qualcuno in cui credere. Per questo la babele di voci che ci circondano finiscono per disorientarci terribilmente. Siamo tanto disorientati che non crediamo possa esserci più un domani. Così se non crediamo nel domani o se addirittura ne abbiamo il terrore, ne abbiamo paura, tutte le nostre scelte, anche quelle finanziarie, finiscono per essere condizionate dal modo in cui siamo incapaci di guardare avanti.
Ed allora cosa dovrebbe guidarci?
Io credo che a prenderci per mano, dovrebbe essere l’amore per le nostre vite, l’amore per le vite di coloro che abbiamo messo al mondo, l’amore per le persone che vivono attorno a noi, quelle con cui abbiamo deciso di fare un tratto di strada, qualunque sia la lunghezza di quel tratto, delle nostre vite assieme.
Sì, sono sempre più convinto che da questi tempi cupi sarà l’amore, la passione per quello che facciamo a riportarci la luce.
Siamo sempre arrabbiati.
Questo è il momento in cui dobbiamo ritrovare la forza di amare tutto quello che per noi è importante e che stiamo dimenticando. L’amore per la libertà. L’amore per la vita. L’amore di un abbraccio, l’amore per le passeggiate all’aria aperta. Per una corsa in spiaggia, per un viaggio in barca, in moto, con il vento che ci scompiglia i capelli. Ricordate come vi sentivate quando l’avete fatto?
Rifatelo. Rivivete quei momenti. Le farfalle nello stomaco. Cantate se vi piace cantare, suonate, giocate a pallone, scrivete, disegnate, fate quello che vi pare ma fate qualcosa che vi piace, qualcosa che amate, che vi fa star bene. Non c’è spazio per altro che l’amore per i nostri sogni, per i nostri progetti. Non c’è spazio per altro che non sia l’amore per la fantasia, della voglia di vedere e toccare le stelle con un dito, della nostra capacità di esprimere desideri quelli che cerchiamo di materializzare quando le stelle le vediamo cadere in una notte di San Lorenzo.
Provate a farlo.
A ricordare come vi siete sentite quando vi siete scoperti innamorati, quando avete visto nascere vostro figlio o vostra figlia. Magari quei figli che oggi vi fanno penare, per cui vi preoccupate, che vi rispondono male e con arroganza, quei figli a cui promettete di non lasciar nulla. Magari quei figli hanno soltanto bisogno di sentire “ti voglio bene” invece che rimproveri, invece che urla ed improperi. Ci sono padri e figli che non si rivolgono più la parola. Questo è il momento di ricominciare a farlo.
E’ il momento di ricostruire quel rapporto di forze, di prenderci per mano e di ricominciare a guardare lontano, ad avere la capacità di guardare lontano. Provate a farlo, provate a ricordare l’effetto di quei momenti straordinari e vedrete che nulla vi sarà più impedito. Vedrete che sarete pronti a fare qualunque cosa per amore, anche a non sbagliare le scelte d’investimento, perché vogliamo bene anche a noi stessi ed amiamo le nostre vite e vorremmo che fossero sempre come le abbiamo immaginate.
Immaginate i posti in cui potresti vivere, che sia la riva di un fiume sul quale amate pescare, o le spiagge più esotiche del Mondo. Riprendiamo a viaggiare, con la fantasia nulla ci è precluso. Impariamo dai bambini. Soprattutto non cancelliamo questa loro peculiarità. Sognate di poter fare. Se puoi sognarlo puoi farlo.
Se puoi sognarlo puoi farlo. (La frase è di Walt Disney)
Ma le scelte le facciamo oggi e saranno scelte d’Amore o scelte di Paura. La Paura congela mentre l’Amore ci fa volare. E se ci fa volare cercheremo di capire come poter volare. Ci chiederemo come fare…
“Se avessi 60 minuti per risolvere un problema dal quale potrebbe dipendere la mia vita – diceva Albert Einstein – passerei 55 minuti a determinare la domanda giusta da pormi. Perché, una volta ricevuta la risposta corretta, risolverei il problema nei 5 minuti restanti” .
Quanto del nostro tempo dedichiamo alla scelta delle domande giuste rispetto a quello che spendiamo nella ricerca delle risposte corrette? Oggi abbiamo Paura? Paura del futuro? E lasciamo i nostri soldi in conto corrente. E così costruiamo un futuro di cui davvero dovremo aver paura.
L’amore ci permetterà di farci le domande giuste.
Mi viene in mente una storia. Voglio raccontarvela.
“… Una maestra che insegnava matematica domandò a Lisa, una sua allieva di sei anni: “Se ti do una mela, un’altra mela e un’altra mela ancora, quante mele avrai?”.
In pochi secondi Lisa rispose con sicurezza: “Quattro…”
L’insegnante rimase sorpresa perché si aspettava una pronta risposta corretta. Era anche delusa. “Forse Lisa non ha ascoltato correttamente”, pensò e ripeté: “Lisa, ascolta attentamente. Se ti do una mela, una mela e una mela, quante mele avrai?” Lisa aveva notato la delusione sul volto della sua maestra. Rifece di nuovo il calcolo, questa volta sulle dita. Dentro di sé sperava che venisse fuori la risposta che avrebbe soddisfatto l’insegnante. La ricerca riconfermò invece la sua risposta iniziale, una risposta che però avrebbe scontentato la sua insegnante. Tuttavia, anche se con esitazione, rispose: “Quattro…”.
L’insegnante rimase ancora più sorpresa. Ricordava però che Lisa era golosa di fragole. Pensò che forse non le piacevano le mele e che questo fatto le stesse facendo perdere un po’ di concentrazione. Ripeté allora la domanda usando le fragole: “Se ti do una fragola, poi un’altra fragola e un’altra fragola ancora, quante fragole avrai?” Lisa, felice di vedere l’insegnante calma e distesa, calcolò sulle dita il numero di fragole. Voleva tanto che il suo nuovo calcolo fosse corretto. Con un sorriso un po’ esitante disse: “Tre?” L’insegnante ora sorrise con una espressione di soddisfazione. Il suo approccio aveva avuto successo e si congratulò con sé stessa. Ma per un’ultima verifica ancora una volta le ripeté: “Ora se ti do una mela e una mela e un’altra mela quante ne avrai?”
Lisa rispose senza esitazione: “Quattro…”.
Adesso l’insegnante era sbalordita e un po’ irritata. “Ma come Lisa, come?” chiese con un tono un po’ severo. Con gli occhi bassi e la voce esitante, Lisa rispose: “Sono quattro lei me ne da tre, io ho già una mela nella mia borsa, sono quattro quindi”. La morale della storia che abbiamo appena letto è proprio questa.
L’insegnante non avrebbe dovuto chiedere a Lisa: “Quante mele hai?”, Avrebbe dovuto chiederle:
“Quante mele ti ho dato?”.
Proprio come quell’insegnante, molti otterrebbero risposte migliori se dedicassero più tempo e attenzione alla qualità delle domande che pongono e si pongono. Ma noi ci facciamo domande e domande giuste solo quando siamo appassionati. Quando è l’amore a condurre le nostre scelte. E anche se il Mondo attorno a noi è così “incattivito”, così preso dalla voglia di prevaricare invece che di fare il meglio per il prossimo. Noi, ciascuno per le proprie vite, e per quelle delle persone che ama può fare tanto, quanto meno può fare la sua parte.
Non è una questione di denaro. Non di denaro ma di scelte, solo di scelte. Il denaro è un mezzo, non il fine. Nel mio libro “Il tempo della Verità” (Edizioni Sperling&Kupfer 2020) ho scritto…
“Le persone sono motivate da molto più che i soldi. Le grandi gioie della vita derivano dal perseguire la propria passione, passare il tempo con gli amici e la famiglia e vivere nuove esperienze. Le persone semplicemente non giudicano tutto dal valore economico. Occupiamoci delle persone. Il denaro è un mezzo per raggiungere un obiettivo. Per questo i libri e le trasmissioni che si occupano di economia e finanza non hanno presa sul grande pubblico: parlano del mezzo e non di ciò che alle persone interessa davvero: se stessi”.
Ed allora occupiamoci delle persone dei loro sogni, dei loro progetti di vita, dei loro desideri, dei loro sogni e di tutto quello che possa renderle felici. Non a tutti serviranno tanti soldi per essere felici. Ma sarà una scelta anche quella. Il Professore mi ha insegnato anche quello. Leggete il suo “Frugalità”.
Capirete meglio la differenza tra chi è costretto a fare rinunce perché non ha le risorse e chi, semplicemente, sceglie di vivere in maniera frugale.
Mio padre. Mi ha insegnato ad essere un uomo libero. E’stato questo il suo insegnamento più grande. E la vera libertà sta nel poter scegliere ed il motore perché noi si faccia le scelte giuste è nelle nostre passioni, è nella nostra capacità di amare i nostri sogni, i nostri progetti. Vivere è sognare, desiderare, progettare, investire E’ questo il Tempo delle scelte, delle scelte che ci fanno star bene. Ho cominciato a farlo. Grazie anche alle scelte finanziarie fatte.
Ps…Oggi ho suonato per quasi tutto il pomeriggio la mia chitarra nuova. Un’Ovation. Non sapete da quanto desiderassi averla, desiderassi suonarla. Fuori nevicava. Anche per questo oggi mi sono sentito felice come quando bambino passavo ore ed ore a strimpellare pur d’imparare a suonare. Ho suonato fino a rigarmi i polpastrelli che non erano più abituati alle corde e mi sono innamorato di questa canzone e non ho smesso di suonare finché non l’ho rifatta esattamente così, beh quasi:
Postcard Picture
Risplendi più luminoso del sole delle 2 sulla brezza dell’oceano
Le tue braccia
Tienimi insieme meglio di qualsiasi amaca in cui potrei cadere
E non c’è nessun altro posto in cui potrei ottenere questa vista
Ogni volta che sono con te
È come l’alta marea su una spiaggia di Vero
Il modo in cui oscilla il tuo corpo
È come le palme nella brezza estiva e sono in vacanza
Non ho bisogno di un hotel a cinque stelle
Perché ovunque tu sia è come immergersi
Per un’immagine da cartolina, un’immagine da cartolina
l paradiso non è mai così lontano
Perché mi sveglio ogni giorno
Ad un’immagine da cartolina, sì
I miei occhi
Ho scattato così tante foto perfette, meravigliose cose incredibili
Nessuna bugia
Proprio dentro queste quattro mura
È una bella scena vivente, che respira, paradisiaca
Ogni volta che sono con te
Il modo in cui oscilla il tuo corpo
È come le palme nella brezza estiva e sono in vacanza
Non ho bisogno di un hotel a cinque stelle
Perché ovunque tu sia è come immergersi
Per un’immagine da cartolina, un’immagine da cartolina
Il paradiso non è mai così lontano
Perché mi sveglio ogni giorno
Ad un’immagine da cartolina, sì
Tutto a posto
Ogni volta che sono con te
È come l’alta marea su una spiaggia di Vero
Il modo in cui il tuo corpo oscilla
Non ho bisogno di un hotel a cinque stelle
Perché ovunque tu sia è come immergersi
Per un’immagine da cartolina, un’immagine da cartolina
Il paradiso non è mai così lontano
Perché mi sveglio ogni giorno
Ad un’immagine da cartolina, sì
Tutto a posto
A un’immagine da cartolina
o si
A un’immagine da cartolina
si
Yeah