Economia e Logistica

Salari da incubo, Italia ultima per potere d’acquisto

Pesa l’inflazione. La sinistra insorge ma l’unico antidoto è aumentare la produttività

lavoro © gregory_lee, umarhayat, Изображения пользователя Denis Pomortsev e humblino tramite Canva.com
Ascolta l'articolo
00:00
/

Gli italiani sono i cittadini del G20 con meno possibilità di spesa. Colpa della fiammata dell’inflazione che dal 2008 a oggi ha bruciato il potere d’acquisto dei nostri stipendi e delle nostre pensioni. Nel periodo la perdita complessiva è stata dell’8,7%. Molto peggio della vicina Francia, che invece ha visto un progresso del 5%; per non dire del +15% che l’industria tedesca ha assicurato ai suoi dipendenti.

Nessun Paese è insomma andato male quanto l’Italia. Lo scorso anno, insieme alla ripresa dell’occupazione, c’è stata una inversione di tendenza. Finalmente un mini rimbalzo del 2,3% dopo una serie negativa che aveva compromesso anche il 2022 e il 2023. Naturalmente il saldo con la corsa dei prezzi resta ancora in rosso e in ogni caso profonda è la fossa scavata negli ultimi due decenni.

A tracciare il quadro è l’Organizzazione internazionale del lavoro. Il rapporto si sofferma sul gap di salario che ancora persiste tra uomini e donne (-10% il salario medio rispetto all’altro sesso), spesso complice anche il part time per contemperare le esigenze della famiglia.

Lo stesso vale sia nel confronto tra lavoratori italiani e stranieri (-26%) sia in quello tra anziani e giovani, con questi ultimi penalizzati sia se privi del titolo di studio sia rispetto a quello che percepirebbero all’estero. Da qui l’altro grande problema della fuga dei cervelli all’estero

La polemica politica infuria tra chi traccia il bilancio dell’intero primo biennio del governo Meloni, dove il potere d’acquisto è calato del 6,5% e chi invece si concentra sul recupero del 2,3% messo a segno nel 2024 per rimarcare che ora il Paese ha imboccato la strada giusta per ripartire.

Una parte della sinistra e del mondo sindacale ha colto la palla al balzo per riaccendere la guerra del salario minimo. Maurizio Landini ha dichiarato per esempio di voler aprire una vertenza sui salari. Chi scrive ricorda però alla sinistra e al segretario della Cgil che il punto saliente è qui un altro, perché l’unico modo per aumentare i salari è far crescere la produttività.

Una volta considerati  anche l’allarme bolla immobiliare e l’impatto dei dazi di Trump, non si può che dedurre: “Non c’è più un secondo da perdere”. In estrema sintesi occorre applicare la ricetta dell’economia liberale:

  • disboscare il sistema regolatorio e burocratico, che oggi ostacola la libera iniziativa degli imprenditori;
  • ridurre il peso fiscale che mentre sfama la macchina dello Stato, affama famiglie e imprese. Rendendo sempre più difficile consumare per le prime e investire per le seconde. Quando invece consumi e investimenti rappresentano le due gambe su cui cammina il Pil. E quindi il rapporto debito\pil e deficit\pil che guardano le agenzie di rating per stilare la pagella di affidabilità del nostro Paese.
  • restiture libertà e dignità al contante come hanno già deciso di fare Svezia e Norvegia, superando gli stereotipi della sinistra rosicona e ossessionata dall’evasione.

Una serie di scelte sbagliate hanno curvato il miracolo economico italiano del secondo dopoguerra fino a trasformarlo nell’attuale disastro industriale e salariale. Ivi compresa la voragine culturale del reddito di cittadinanza, che ha elargito denaro senza pensare alla formazione.

Leggi anche: Come razionalizzare e organizzare le spese di famiglia.

E’ ora di cambiare tutti passo: lavoratori, aziende e politica. E di mettere al primo posto la produttività, che poi significa maggiore competitività. La linfa che può far crescere i nostri stipendi. Altrimenti il Pil non potrà davvero ripartire a beneficio di tutti. E l’Italia si ridurrà a una sorta di immenso “villaggio vacanze”, che sta in piedi solo sui servizi e il lusso.

Nicolaporro.it è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati (gratis)