Le crescenti tensioni scatenate dal conflitto in Ucraina e dalla traballante tregua tra Israele e Hamas hanno creato grande nervosismo sui mercati finanziari mondiali. Con l’esito di travolgere emotivamente molti risparmiatori e investitori. A ben guardare non è certo la prima volta che questo accade. Eppure, si legge in un interessante studio di Schroders, se da un lato è comprensibile la tentazione di aspettare che la tempesta sia svanita, dall’altro la storia insegna che di rado le crisi politiche innescano lunghi periodi di volatilità. Anzi proprio le turbolenze momentanee possono offrire opportunità da cogliere.
A condizione, spiega il big del risparmio britannico, di adottare una diversificazione globale del portafoglio, sia a livello geografico sia settoriale e di guardare a un orizzonte di lungo periodo. In sintesi, continua a risultare vincente un approccio “attivo”, da abbracciare tramite strumenti che permettono di cogliere le opportunità laddove esse si presentano e di gestire il rischio e, come i fondi di investimento, e con il supporto di un professionista esperto della consulenza.
Il fattore americano
Conflitti a parte, sono infatti altri i fattori che promettono di avere un impatto sulle prospettive a lungo termine dell’azionario. A partire dall’estrema concentrazione del mercato sulle Big Tech o dal fatto che la sovraperformance delle società americane le ha ormai rese molto più care, in termini di multipli, rispetto alle concorrenti del resto del mondo. Insomma ci sono alcuni rischi da scansare. Per i meno esperti è elevata quindi la probabilità di commettere la leggerezza di guardare il dito senza accorgersi che sta indicando la Luna. Quando invece occorre selezionare e, spiega Schroders, andare a posizionarsi su regioni, settori e società che hanno le caratteristiche per prosperare anche in un contesto complesso come l’attuale.
I dazi colpiscono in modo diverso paesi e settori
La guerra commerciale innescata dal presidente Donald Trump e le contromisure contro gli Stati Uniti sul tavolo di Unione Europea e Cina non colpiranno in modo uguale tutti i Paesi e tutte le società. Al contrario alcune regioni potrebbero avvantaggiarsene, così come le società leader dei singoli settori. Per esempio, ricordano gli esperti di Schroders, nel corso del conflitto commerciale tra Stati Uniti e Cina che si è svolto durante la prima amministrazione Trump, alcuni “Paesi terzi” – tra cui Vietnam, Thailandia, Corea del Sud e Messico – hanno visto crescere le loro esportazioni Oltreoceano per sostituire i prodotti prima forniti dal Dragone. Insomma, prima di sottoscrivere un fondo è bene accertarsi che il suo gestore adotti davvero una gestione attiva.
La bussola sono i conti delle singole aziende
Passata la volatilità di breve periodo, a condurre davvero i giochi in Borsa saranno in primo luogo i fondamentali delle aziende e le loro trimestrali, sottolinea Schroders evidenziando la stretta correlazione tra la performance dell’indice MSCI All Country World (che sintetizza l’andamento dei listini azionari internazionali) e le stime degli utili per azione a 12 mesi dei titoli che lo compongono. Prima di scommettere su una società bisogna quindi valutarne il posizionamento strategico, la qualità del management e la solidità del bilancio. Tutti dettagli molto difficili da cogliere per gli investitori fai-da-te che magari utilizzano gli Etf che si limitano a replicare l’indice cui sono agganciati. Il benchmark, invece, è solo un riferimento e non è vincolante per chi adotta un approccio di gestione attiva, il quale ha quindi la flessibilità di aumentare o diminuire rapidamente l’esposizione ai singoli Paesi, ai settori o alle singole società a seconda dell’andamento dei mercati e del contesto macroeconomico.
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