Gli italiani pescano troppo pesce, mettendo così in pericolo le risorse del Mediterraneo. A prescriverci la dieta è il WWF ricordando come a metà luglio cada il “Fish Dependence Day”, cioè il caduco istante in cui l’Europa esaurisce virtualmente l’equivalente della produzione annua interna di pesce, molluschi e crostacei.
Con 58% degli stock ittici sovrapescati il Mediterraneo è il secondo mare più sfruttato al mondo (37,7% il livello livello globale), avvertono gli ambientalisti che già aveva bocciato il Ponte sulle Stretto di Messina perchè ostacola il volo delle cicogne, rimarcando come la condizione dell’ecosistema marino sia peggiorata dal cambiamento climatico.
In pratica, se nei primi sei mesi dell’anno avessimo consumato solo pesce dei nostri mari, da luglio alla fine dell’anno queste non sarebbero più disponibili e l’Europa dovrebbe ricorrere alle importazioni per sostenere la crescente richiesta dei consumatori.
Da qui la follia che farà balzare sulla seggiola i dietologo, considerando il ruolo che riveste il pesce in una alimentazione considerata sana ed equilibrata. La domanda europea di prodotti ittici – sentenzia il WWF – è “troppo alta”. Ciascuno consuma in media circa 24 chili di pesce l’anno e noi italiani facciamo ancora peggio, divorandone oltre 31 chili pro capite.
Insomma, troppe grigliate con amici e al ristorante, zuppe di pesce e crostacei quando invece – si legge nel comunicato del WWF – dovremmo preoccuparci della sorte dei naselli, delle sardine, dei gamberi e della “triglia di fango”. Un nome che solo a pronunciarlo fa venire l’acquolina in bocca.
Il WWF invita quindi le massaie a controllare l’etichetta del pesce che si appresta ad acquistare, così da orientarsi verso stock in buone condizioni e pratiche di pesca meno impattanti.
Se il pescivendolo non apparisse preparato a fornire rapide rassicurazioni in merito, per dubbi si potrà naturalmente sempre interrogare direttamente vongole e triglie che boccheggiano sul ghiaccio. Oppure consumare solo prodotti importati da chissà dove o solo sushi. In barba a piatti della tradizione e della cucina mediterreanea che il mondo ci invidia.
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Che cosa ne penseranno di questa ideona del WWF i pescatori che da Genova a Trieste, da Venezia a Ustica lavorano in mare tutta la notte per portare sulle nostre tavole un prodotto fresco e di alta qualità? E le tante persone che nei mercati ittici della Penisola valorizzare il pescato made in Italy?