Il Credit Agricole si siede al tavolo del risiko bancario. La banca francese, già presente in forze nel nostro Paese, è infatti salita al 15,1% del Banco Bpm e si è aperta la strada con la Bce per comprare ancora e portarsi a ridosso del 20%.
Credit Agricole, che deteneva il 9,9% del Banco Bpm, ha costruito il resto della posizione in derivati. Ma più che lo strumento finanziario quello che più conta qui è la sostanza. Perché l’arrocco dell’Agricole complica di molto le mire di Unicredit. La banca guidata da Andrea Orcel ha infatti lanciato un’offerta pubblica di scambio per conquistare il Banco.
Questa proposta è stata già respinta dall’istituto di Giuseppe Castagna che l’ha considerata inadeguata e irrituale anche dal punto di vista del prezzo. Essendo una Ops, prevede il solo concambio azionario, nulla cash per gli azionisti.
Ma soprattutto la scalata di Unicredit rovina i piani del governo per costruire il terzo polo bancario italiano attorno al Banco Bpm e alla risanata Monte dei Paschi grazie al lavoro di Luigi Lovaglio, da cui il Tesoro sta uscendo come concordato con la Vigilanza Ue anni fa in cambio dell’ok agli aiuti di Stato che ne hanno permesso il salvataggio dell’istituto senese.
Il terzo polo dovrebbe nascere alle spalle di Intesa Sanpaolo e appunto di Uncredit. A gettare le basi del cantiere, sotto lo sguardo attento del Mef, ci avevano pensato poche settimane fa appunto Banco Bpm, l’imprenditore romano Francesco Gaetano Caltagirone e Delfin, ha holding di Essilorluxottica, entrando in forza nel capitale del Monte Paschi .
La scalata ha poi provocato la risposta di Unicredit sul Banco Bpm e a seguire quella dell’Agricole che ha rafforzato la presa sul capitale del Banco, schierando direttamente la casa madre francese. Evidente quindi, essendo una banca straniera a comprare le azioni, che il governo potrebbe esercitare il golden power, come peraltro ha già minacciato di fare più volte il ministro Giancarlo Giorgetti per far desistere l’italiana Unicredit. Il cavillo che permette di esercitare il golden power anche nei confronti di una banca italiana è la particolare strategicità rivestita dal settore del credito.
Conviene tuttavia compiere un passo indietro, perché quella in corso in Piazza Affari è una gigantesca partita negoziale, che vedrà vincitori e vinti a seconda di come muoveranno le diverse truppe finanziarie sul tavolo del risiko.
Unicredit, lanciando l’Ops, ha infatti ottenuto di congelare, grazie alle regole delle passivity rule, le mosse del Banco Bpm che ha sua volta stava comprando Anima con un’Opa. Il Credit Agricole, metre si portava al 15,2% del Banco e chiedeva alla Bce di salire fino a ridosso del 20%, ha subito messo le mani avanti., Dichiarando che non intende lanciare un’offerta pubblica di acquisto su azioni Banco Bpm.
L’operazione, si legge nella nota, è piuttosto “coerente con la strategia di Crédit Agricole quale investitore e partner di Banco Bpm”; rafforza le partnership industriali in essere tra i due gruppi nel settore del credito al consumo e della banca-assicurazione, nonché testimonia l’apprezzamento della banca transalpina per Piazza Meda, come la sua “solida posizione di mercato e positive prospettive finanziarie”.
Non per nulla ieri Unicredit ha fatto sapere di essere pronta a trattare. La contropartita per il Banco Bpm potrebbe essere alzare il prezzo: numerosi analisti hanno già previsto un rialzo all’offerta di 2-3 miliardi. Quella dell’Agricole potrebbe essere il credito al consumo o le assicurazioni.
L’altro attore al tavolo è la Unipol di Carlo Cimbri che allo stato ha nella sua sfera di influenza Bper, che ha comprato Carige e la sta integrando, e Banca Popolare di Sondrio, di cui è primo socio. Tutti sportelli importanti per distribuire le polizze e fabbriche prodotto strategici per tenere alti i margini anche dopo il taglio dei tassi da parte della Bce. Staremo a vedere.