L’ultimo libro di Paolo Armaroli rappresenta una lettura di quello che è avvenuto nelle settimane scorse molto interessante. Si intitola Effetto Draghi, e il suo maggior pregio è quello di raccontare la cronaca recentissima come se fosse sedimentata in una memoria profonda.
Armaroli scrive chiaro e soprattutto, come il governo Draghi, è «bicefalo»: c’è un pezzo del sapiente costituzionalista e c’è la grinta di un graffiante giornalista di politica. Le due cose vanno sempre a braccetto. Rispetto al passato, per fare solo un esempio, così parla del tentativo estremo e fallito di Conte di trovare un appoggio parlamentare: «Ma est modus in rebus. Nessuno prima di Conte si era spinto a un reclutamento cosi sfacciato nel corso di dichiarazioni alle Camere. Si vede che il presidente del Consiglio si è iscritto alla scuola di pensiero di Clemente Mastella, che ne ha viste tante nella sua lunga permanenza a Montecitorio. Come si ricorderà, ha detto che a un certo punto l’amante va legittimata e ostentata alla luce del sole. Detto, fatto».
Armaroli chiaramente fa capire come i due governi che si sono succeduti dopo le elezioni del 2018 «non sono stati di diretta derivazione popolare, ma invece il risultato di manovra di Palazzo» e ne ha per tutti. Anche per gli intoccabili senatori a vita, così apparentemente utili a quella che poi sarà la breve sopravvivenza di Conte. Qui parla il costituzionalista, ma anche il fine polemista. «Se per malattia, per il peso degli anni o perché in tutt’altre faccende affaccendati non se la sentono di partecipare ai lavori del Senato, dovrebbero seguire per decenza l’esempio di Papa Ratzinger, il Celestino V dei giorni nostri, che a un certo punto fece il gran rifiuto.
Dopo tutto, il capoverso dell’articolo 1 del regolamento di Palazzo Madama vale pure per costoro. Recita: I senatori hanno il dovere di partecipare alle sedute dell’Assemblea e ai lavori delle Commissioni. E poi il capoverso dell’articolo 54 della Costituzione parla chiaro. Stabilisce che I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore».
Disciplina e onore che si recuperano solo al momento del voto per un governo traballante e che di lì poco cadrà miseramente.
Ma il governo Draghi cosa è: non certo una quarta repubblica. Vi diamo un indizio, che può apparire paradossale: è figlio della Costituzione scritta dei padri costituenti, che si è liberata dalla prassi che l’ha deformata. E ancora quale il ruolo di Giorgia Meloni e dell’opposizione? Beh leggete e vedrete.
PS. Ringrazio per citazione nel libro, tra le tante e bene circostanziate, della zuppa di Porro, che però, ahimè, diventa «la minestra».
Nicola Porro, Il Giornale 21 marzo 2021