Lo scorso 28 agosto, il sindaco di Firenze Dario Nardella ha scritto in un tweet che “il business degli affitti brevi” ha generato in molte città “allarme sociale”. Allarme sociale, ha scritto proprio così. Non parlava di furti, rapine, stupri. No, parlava dell’esercizio – da parte dei cittadini-contribuenti – del diritto di proprietà, costituzionalmente garantito.
I commenti al tweet si sono incaricati di mettere in luce l’infelicità dell’esternazione, ma l’esperienza ci dice che essi non serviranno a condurre il suo autore a più miti consigli sul tema. Del resto, si tratta dello stesso sindaco che in più di un’occasione ha definito la locazione breve una “rendita parassitaria”. In questi casi, la tendenza è a spingere il linguaggio sempre più in là. L’astio di Nardella nei confronti degli affitti brevi è talmente forte che il primo giugno scorso lo ha portato a convocare una conferenza stampa per annunciare al mondo intero il varo di una delibera comunale tesa a vietare questa forma di locazione in tutto il centro storico di Firenze. Norma sulla cui legittimità costituzionale ci siamo già permessi di esprimere qualche dubbio preventivo.
Ora siamo l’unico grande paese occidentale senza una norma nazionale che dia alle amministrazioni locali poteri di regolazione del business degli affitti turistici brevi che ha generato allarme sociale in molte città. A #Firenze siamo impegnati per questo https://t.co/ZjXX6Siyrh
— Dario Nardella (@DarioNardella) August 28, 2023
Ebbene, siamo al primo di settembre, tre mesi esatti dopo l’annuncio, e la delibera annunciata dal sindaco non è stata ancora approvata. Quello che è invece accaduto lo ha scritto proprio oggi il Corriere fiorentino: le locazioni turistiche registrate nel portale del Comune sono aumentate in questi tre mesi di ben 3.700 unità: erano circa 9.500 il primo giugno, sono circa 13.200 adesso. E ciò, nota il Corriere, “per poter evitare il futuro blocco del Comune alle locazioni turistiche”.
Friedrich von Hayek e Ludwig von Mises – esponenti della scuola economica austriaca – parlavano in questi casi di esiti inintenzionali di azioni intenzionali, concetto valido per il socialismo realizzato da loro studiato come per l’ultima delibera comunale. L’autorità pubblica interviene sull’economia e l’economia si ribella: prima della delibera, con l’avvio dell’attività che si è annunciato di voler vietare; dopo la (eventuale) delibera, prevedibilmente, con il sommerso e lo sfitto. Congratulazioni.
Giorgio Spaziani Testa, 1° settembre 2023