Sin dall’emanazione dei primi pacchetti sanzionatori nei confronti della Russia, la domanda che ci siamo sempre posti, sulle colonne del sito nicolaporro.it, era la seguente: le misure in questione avrebbero cagionato un danno a Mosca, oppure si sarebbero dimostrate un cortocircuito senza precedenti per l’Ue? L’interrogativo risultava essere più che lecito, visto che, ad inizio febbraio ’22, l’Unione Europea si apprestava a sanzionare il gas del Cremlino, da cui dipendeva per oltre il 40 per cento delle forniture totali.
A sei mesi di distanza, pare che la risposta vada verso la seconda direzione. I Paesi membri dell’Ue, ormai da tempo, stanno preparando piani di frazionamento, tetti massimi ai prezzi, limitazioni all’uso di termosifoni e condizionatori. Al contrario, la Gazprom russa sembra prendere il volo, proprio da quando il nostro continente ha cominciato ad infliggere sanzioni.
Gazprom vola sui mercati
Il ceo di Gazprom, Alexei Miller, ha assicurato come “i risultati siano molto buoni”, in grado di “realizzare i progetti del nostro piano di investimenti strategici”. Ed i numeri sembrano dargli ragione. Dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, Mosca ha allacciato sempre più rapporti con Pechino, creando un’alleanza di tipo binario. Da una parte, Xi Jinping avrebbe potuto contare su uno dei mercati più importanti, a livello globale, sotto il profilo militare; dall’altra, Putin sarebbe riuscito a colmare le carenze economiche europee, grazie all’enorme mercato interno del Dragone.
Da qui, Gazprom ha aumentato le proprie esportazioni verso la Cina per oltre il 60 per cento, tant’è che Pechino sarà protagonista del consumo di oltre il 40 per cento di gas, nei prossimi vent’anni. Ma non finisce qui: Gazprom sta studiando anche il modo di creare un collegamento diretto, dalla Siberia al territorio cinese, del nuovo gasdotto Power of Siberia 2, capace di offrire un ulteriore apporto di risorse alla dittatura di Xi.
Il disastro Ue sul gas
Nel frattempo, sul lato europeo, la situazione si presenta come una delle peggiori. Il ceo di Gazprom ha già annunciato il “rally dei prezzi” del gas, che potrebbe schizzare oltre i 4.000 dollari per 1.000 metri cubi, pari a un ulteriore aumento di un terzo rispetto ai valori attuali, e cinque volte in più rispetto ai valori di un anno fa. Ed ecco che, all’interno di questo scenario, il colosso russo se ne esce con risultati finanziari e ricavi significativamente superiori a quelli del 2021, con incassi superiori a 42 miliardi di dollari, solamente nel primo semestre. A conferma di quanto detto sono ancora le parole del ceo di Gazprom, il quale parla di “profitti significativamente più elevati”, rispetto all’anno precedente, “nonostante il calo delle vendite in Europa”. Il tutto permetterà di pagare “dividendi record”.
La palla è solo nelle mani delle istituzioni comunitarie. Applicare ulteriori pacchetti sanzionatori – o mantenere quelli in vigore, così come codificati – potrebbero portare a risultati economici catastrofici, in aggiunta alle difficoltà che la pandemia ha tenuto in riserbo, durante questi due anni. A fine agosto, il prezzo Ttf è stato di 292,150 euro/MWh, con un aumento del 124 per cento, rispetto al 2021, e di quasi il 160 per cento rispetto al 2020. Il tutto verrà pagato dalle tasche dei cittadini.
Matteo Milanesi, 1 settembre 2022