Cultura, tv e spettacoli

Eh no, Rula: questa su Meloni è la più grande balla da secoli

rula meloni © WD Stuart tramite Canva.com

Sei come un juke-box, juke-box. Macchinette che ripetono sempre le stesse canzoni, come certi uccelli parlanti. Ormai, quando ne scorgo uno, scatto come il prof. Sassaroli che vede il vedovo al cimitero: “L’ho visto prima io! È  mio!”. E mi precipito, ma diventa sempre più difficile, signore e signori. Perché sono sempre gli stessi, dicono sempre le stesse fregnacce, solo che ogni volta le gonfiano, le fanno diventare monumentali e per queste cattedrali di parole in libertà, purtroppo non vigilata, ti mancano le parole.

Ma che vuoi più dire, che vuoi ironizzare con questa Rula Jebreal, arieccola, stavamo in pensiero, se sentiva er vòto, che a una trasmissione di ultrasinistra su La7 spara a balle incatenate sulla Rai meloniana che censura i risultati francesi. La Rai meloniana sul profilo della qualità, specie informativa, è un pianto, un cupio dissolvi, gaffe su gaffe, disservizi, propaganda commerciale, marchette vergognose, i telegiornali riescono ad essere ancor più schiacciati sulla narrazione da agenda Euro 2030 in tema di cambiamenti climatici, vaccini, catastrofismi, potrebbe essere teleschlein e nessuno ci troverebbe niente di strano. Invece è telemeloni, ma è lo stesso. Che quello delle elezioni francesi sia stato un buco tracotante, più grosso del Colosseo, non ci piove, ma “qui siamo peggio che in Iran, in Iraq”? Sul serio? Ah Rula: questa è la più grande stronzata da quando l’uomo ha inventato il cavallo!

La chiamavano Bulldozer: più inarrestabile di Bud Spencer, e anche del mezzo meccanico, pur senza avere la profondità analitica di entrambi, Rula travolge senso della realtà, del ridicolo, della verità, tutto insieme: dal dire e disdire codificato da Giorgio Bocca siamo passati al dire purchessia, tanto siamo in democrazia e ciascuno ha il diritto di dire le puttanate che vuole, no? Ma per la chiamavano Rulldozer, no, siamo peggio dei regimi teocratici. Dove ovviamente si guarda dal metter borsettina griffata, la nostra ex fisioterapista riciclata in… In che? Ebrea ma filopalestinese, palestinese ma naturalizzata amerekana, americana ma anche un po’ italiana, che però la fa cagare come una dittatura: forse è questo il concetto di geostrategia della nostra competente sparafucile: non si può lavorare (sic!), c’è da aver paura, siamo come in Medio Oriente.

Come no, infatti in Medio Oriente tutti si alzano la mattina e una volta bevendo il caffè trovano un cantante di country che dice che la presidente del Consiglio è una nazista nell’animo, un’altra volta c’è uno scrittore che la chiama bastarda inside, l’altra ancora una esperta per autonomina, anche se nessuno ha mai capito di che, che la paragona a Khamenei, l’altra di poi una cacciatrice di nazisti, ma soprattutto di alloggi altrui con tutto ciò che contengono, ossia cose di altre case, che al raduno del partito dice serenamente che la premier è il capo di una destra estrema e criminale che va abbattuta; e vai cor tango, ah presidè! Come no, come no, cose che in Iran, in Iraq sono di ordinaria amministrazione.

Da disperarsi, da farsi il segno di croce (fin quando sarà ancora possibile in Europa). Tutta roba senza senso, come i discorsi di Ilaria Salis, deliranti dadaismi per cui non cosa viene detto ma chi lo ha detto; non il significato (che non c’è) ma il significante. E il significante è, puntualmente, qualcuno talmente sopra le righe da aver saltato con l’asta qualsiasi licenza di smarronare.

“In questo Paese vengono a prenderti di notte se fai una chat”: il tenutario della chat, patriota Giannini, seduto a fianco, ha un fremito di orgoglio resistenziale, di ribellione civile. Nella sua chat c’era, ma appena appena, chi invitava a far fuori questi del governo, a scelta. Tutta roba, ancora una volta, che solo in Italia, dannazione, non si può fare: prendessero esempio da certi regimi illuminati sui quali sora Rula non trova mai niente da dire: Cina, Nord Corea, Russia, Gaza Hamas, Paesi arabi, tutti posti dove chi critica di solito non vive abbastanza per potersene pentire.

Detto questo, ci sarà consentito ridire ciò che appena ieri avevamo già detto, in occasione dell’intervento su Luciano Canfora, dello storico gruppo country Crosby, Stills, Nash, Young & Canfora: si dessero una calmata, questi del governo, in particolare i fratellini e i cognatini, con le querele.

Non servono a niente, hanno un sapere odiosamente persecutorio in quanto vengono dal potere, sono controproducenti, offrono pretesti su pretesti a chi ha buon gioco nel difendere le rendite di posizione gridando alla persecuzione fascista. Questi nuovi arrivati sono più o meno giovani e non sanno, o non ricordano, che, ai tempi, i notabili della Prima Repubblica potevano venire accusati (e a volte era vero, o almeno non del tutto campato per aria) di star dietro le bombe sui treni o nelle piazze, dietro a via Fani e al delitto Moro, dietro agli aerei Lockheed, dietro alla strage di Ustica. Roba da annientare la carriera di un ultrapotente.

Eppure, proprio per questo, le querele arrivavano con il contagocce. Ceffi fin che si voleva, ma un minimo di ritegno democratico, se non altro di facciata, nel potere sopravviveva. Adesso c’è una inflazione stupida, figlia di Vanagloria, di pura rappresaglia: ma che vuoi chieder soldi, a uno che ti insulta in un modo tanto triviale, tanto rozzo: si qualifica da solo, tutta la spocchia letteraria, culturale, intellettuale, finisce nel cesso della morale, e basta una catena a sciaquarla via. Non lo capiscono che le Rula cercano solo gloria, come delle Chiara Ferragni che vendono paccottiglia politica? E insistono, travolgono, gracchiano sempre le stesse frasi, Bulldozer dell’eterno ritorno e del pippone circolare: “Quien te lo dijo? Me lo dijo una tal. Como se llama? Rula Jebreal… Rula… Jebreal… Rula… Jebreal!” “E brava ‘a papagal!”.

Max Del Papa, 11 luglio 2024

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