Eh no Zaki, stavolta non puoi prenderci in giro

Lo studente egiziano accusa gli ebrei di essere “demoniaco”. Poi accusa il social media manager. Ma certe scuse se le riporti al Cairo

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zaki israele

No, piccolo Zaki, fagottone ripieno d’aria fritta, la storia che non parli italiano te la puoi riportare al Cairo, ha stufato, ha strarotto, non lo parli e va bene ma lo maneggi anche perché, non avendo niente da dire, hai chi parla per te e se arrivi a scrivere la condanna totale per gli ebrei, “Dio maledica la loro specie demoniaca”, sai benissimo cosa stai facendo. Anzi dicendo.

E, sia chiaro, così sgombriamo dalle inutili obiezioni di paglia: si può benissimo criticare Israele, anzi si deve, anche e a maggior ragione se ci si riconosce nell’area del dissenso liberale e democratico: quell’ennesimo eccidio di attacchi aerei, di bambini bruciati vivi, da chiarire fin che si vuole, è la conferma di un orrore che non si arresta e, con tutta la buona volontà, attribuire sempre tutto immancabilmente alla propaganda cattiva di quegli altri, regge sempre meno: la propaganda infame c’è ma c’è da tutte le parti, in tutte le direzioni e per quanto possa gonfiare la realtà, resta una realtà che sempre più pare a molti indiscriminata. Abbiamo detto tante volte che Israele, dopo il 7 ottobre ma in realtà assai prima, da decenni, da secoli prima, ha innumerevoli alibi ma anche gli alibi a lungo andare finiscono. È chiaro così?

Però tu, fagottone farcito di autopropaganda, non puoi cavartela dando la colpa ai tuoi collaboratori, come un Sangiuliano qualunque. Perché nel mondo non si sa se al contrario ma certamente sulla luna che è diventato questo Paese, succede che uno di professione riscattato dall’Egitto, tuttora in attesa di occupazione, anche se non di collocazione, uno che è un avatar reale, che vive in proiezione, “attivista” non si sa de che, sedicente paladino dei diritti umani, presenzialista invitato alle feste di sinistra, ecco, uno così ha pure i collaboratori. Per far cosa non si sa, visto che questo Zaki non minaccia di impegnarsi in nient’altro che nella promozione di se stesso, uno che esiste perché c’è e c’è perché esiste, perché “comunica”, insomma flatus voci.

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E il flatus in questo caso è davvero pestilenziale. “Dio maledica gli ebrei, la loro specie demoniaca” e subito dopo la toppa, come sempre peggio della voragine: non so l’italiano. Ma va’ a tirar su le piramidi, vai. “Non volevo insultare un intero gruppo etnico”. Eh no, paladino dei diritti tuoi: tu è da quando sei tornato, sciaguratamente, da queste parti che non fai altro, le tue uscite che non masticano italiano sono inequivocabili e perfino ossessive. Del resto, se arrivi a concederti pipponi sul vento de “La generalizzazione non è e non sarà mai un’opzione nel mio dizionario”, vuol dire che l’italiano lo maneggi, bene o male, o almeno hai chi lo masturba per te. In quello slang da politicante sindacalista, e qui veniamo alla questione della collocazione: Zaki studia da politico ontologico, l’è semper lì per venire candidato e la sua strada è segnata, con buona pace degli imbecilli che lo voteranno; del resto, dopo aver mandato a svacanzare in Europa una occupatrice di case popolari con addosso condanne e processi…

Questo pontificatore da social e da piazza sa benissimo cosa fa (poco e male) e cosa dice (di male in peggio): certe sue uscite all’insegna della violenza ossessiva, sapendo che nessuno mai le punirà, da perfetto privilegiato, servono a fare curriculum. Sono messaggi a chi deve intendere, e chi deve intendere ci sente benissimo. Sono la expertise. È una menzogna, odiosa perché di una evidenza strafottente al limite della provocazione, che questo apra la bocca e le dia fiato perché non conosce la lingua (di chi lo ha salvato): tutto il contrario, dice quello che dice sapendo cosa dice e, soprattutto, consapevole che è miele alle orecchie di chi dovrà votarlo.

La maledizione oscena, assoluta, per un popolo intero, di stampo Hamas o nazista, che è uguale, rispecchia quello che la sinistra vuole sentire. La sinistra che protegge i filohamas, li scorta nei loro raduni, sfila insieme a loro nelle via Padova ribollenti d’odio, garantisce le loro impunità, se può, appena può li candida. Zaki, che finge di non capire cosa dice, manco fosse un Biden d’importazione, sta in realtà dicendo: forza compagni, sono pronto e porterò avanti l’istanza del vostro odio una volta impacchiato in Parlamento qui o a Bruxelles o dove cazzo sia. Per questo le sue uscite sono particolarmente invereconde. Sono strumentali, calcolate; sono ciniche. La sinistra le adora, perché questo ragazzotto ripieno di falsa mitezza, capace di violenza verbale allucinante, si assume il compito, prende su di sé la causa di chi cancellerebbe volentieri Israele dal mappamondo ma non ha il coraggio di dirlo. Vai avanti tu, che a noi ci viene da piangere di gioia. Il paladino dei diritti umani vuole l’Olocausto 2024 perché non sa l’italiano (e che aspetta ancora?): come no, e la Senna è cristallina, e tra la Imane pugila e Thylane Blondeau non c’è nessunissima differenza, salvo che la prima, se vogliamo proprio dirla, è molto più figa.

Max Del Papa, 8 agosto 2024

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